Rileggere un libro degli anni Settanta come Il giorno del giudizio di Salvatore Satta significa riscoprire un’opera quasi con sorpresa. Quello che mi era sembrato un testo senza una struttura narrativa organica, una sorta di memoriale verista che non rispondeva ai miei gusti di allora, oggi mi appare un piccolo capolavoro.
Come procede la narrazione?
Capitoli che possono leggersi autonomamente e che si potrebbero accorpare in tre macrosequenze, la prima delle quali è la più compatta e ci presenta la famiglia del notaio Sebastiano Satta e della moglie Donna Vincenza, la donna a cui il marito diceva solenne la terribile frase: “Tu stai al mondo soltanto perché c’è posto” (riprendendo un detto nuorese come riporta il linguista Massimo Pittau), che segna l’impossibilità del dialogo tra i due.
La narrazione alterna il tempo della storia col tempo del racconto ciò permette all’autore di intervenire in prima persona accompagnando con la sua ironia e a volte con un freddo sarcasmo il comportamento dei personaggi. Questa alternanza nella narrazione consente all’autore di prendere le distanze dai suoi ricordi facendo del viaggio memoriale un’occasione di indagine su di sé e sulla complessità dell’esistenza.
L’ambientazione a Nuoro: casa vs natura
La Nuoro di Satta è chiusa nelle sue usanze derivate dalla tradizione, il cui elemento fondamentale è la casa, a cui si contrappone la natura circostante dove il tempo è quello ciclico del contadino e lo spazio sterminato del pastore. È in queste pagine che riviviamo note deleddiane, anche se le sue originali scelte linguistiche lo tengono lontano da coloriture folcloristiche di tanti scrittori regionali.
I personaggi de Il giorno del giudizio
Tutti i personaggi sono dipinti con quella compassione che ce li fa amare, anche quelli che falliscono o quelli che spinti dal loro rancore continuano a rivendicare i loro beni di cui il destino li ha privati. Sensibilità e leggerezza Satta mostra verso maestri frustrati che annegano le loro sofferenze nell’alcool o poveri diseredati che non smettono di sperare nel riscatto.
Le donne poi, da Donna Vincenza a Gonaria, alla povera prostituta sfrattata, non sembra debbano godere di una qualche felicità. E la diaspora dei figli di Sebastiano e di donna Vincenza, che nonostante lo studio falliscono nell’impotenza della loro esistenza.
Ho riletto Il giorno del giudizio di Salvatore Satta con piacere e commozione, un’opera originale ma in continuità con la grande tradizione verista italiana, a iniziare dal Verga.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Rileggere "Il giorno del giudizio" di Salvatore Satta: analisi del libro
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