Ritratti del desiderio
- Autore: Massimo Recalcati
- Genere: Psicologia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Raffaello Cortina Editore
- Anno di pubblicazione: 2012
Sulla scia di Massimo Recalcati comincio senza mezzi termini, a partire dalla presenza “lata” (estesa, cioè alla sfera sociale) del concetto di desiderio. Attraverso la deificazione delle merci, la società del finto-benessere ne ha minato l’essenza, alimentando nuove forme di alienazione: bisogni indotti inseguiti attraverso il consumo massificato e compulsivo. Ne discendono l’incapacità di godimento, la malattia mortale dell’insoddisfazione perenne, l’azzeramento del desiderio autentico. Al tempo dell’uomo senza inconscio (la definizione è ancora di Recalcati) quali senso e significato assegnare a questo termine-caposaldo dell’esperienza intrapsichica?
“Ritratti del desiderio” (Raffaello Cortina, 2012) muove a partire dall’interrogativo, seguendo le tesi lacaniane sull’argomento. Il titolo promette escursioni fuori e dentro i territori impalpabili dell’es, il contenuto non smentisce: una sfaccettata galleria di immagini del/sull’atto del desiderare (con relative ricadute psicologico/sociali). Esistono il desiderio invidioso, quello dell’Altro, il desiderio di “niente”, il desiderio angosciante, il desiderio sessuale e via andare: dieci capitoli complessivi, densi di spunti, rimandi, riflessioni, sviluppati a cavallo tra filosofia e teorie psicoanalitiche. Sotto molti aspetti, il libro è un’introduzione propedeutica (e finalmente accessibile) al pensiero di Lacan. Là dove l’analista francese era, però, aforistico e oscuro, Recalcati riesce a essere comprensibile, se non proprio divulgativo. Leggete quanto segue, anche per tornare allo spunto “politico” dal quale siamo partiti:
“Abbiamo visto come il discorso del capitalista enfatizzi il desiderio come desiderio di niente e il desiderio come desiderio di godere. Entrambe queste versioni del desiderio si reggono sul “cattivo infinito” della compulsione a ripetere lo Stesso (insoddisfacente) godimento (…) Il discorso del capitalista ha sfruttato in modo astuto il desiderio come desiderio di niente”.
Traduco (augurandomi di non tradire): istituzione e "smercio ipnotico" di surrogati di teleologia, di aspirazioni, e dunque di esistenze. Anche per ciò lo studio (piuttosto che la semplice lettura) di “Ritratti del desiderio” si attesta come contributo imprescindibile tanto in ambito psicoanalitico quanto in quello sociologico. La sua prospettiva rigorosa resa urgente dall’emergenza umanista in cui siamo precipitati: non foss’altro che per tentare un riscatto ontologico, sarebbe utile addentrarsi nella lettura dei libri di Massimo Recalcati. Per cominciare.
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In questo meraviglioso saggio il noto psicoanalista contemporaneo affronta il tema del desiderio in un’ottica Lacaniana. Focalizzando l’attenzione su un concetto così sottile e dalle numerose sfaccettature, l’autore pone l’accento, pagina dopo pagina, circa l’importanza ed il valore del concetto di vuoto. Quest’ultimo infatti non va concepito quale punto di arrivo o peggio ancora, come una sentenza definitiva, bensì al contrario esso risulta impregnato di una sua logica del tutto invisibile e sconosciuta alla ragione. Tuttavia nel momento in cui la conoscenza di una siffatta dimensione si tramuta in coscienza, ecco allora come il vuoto stesso diviene non più una mancanza quanto una presenza forte, invisibile ma intensa. Citando il grande filosofo francese Lacan, esso sembrerebbe custodire una la Langue, ossia una lingua che poco ha a che vedere con il moderno cerebralismo dal quale l’uomo moderno sembra essere soffocato giorno dopo giorno. Eppure questa lingua è in grado di donare una fisionomia capace di restituire a chi la vive, il diritto al godimento; sia fisico che emotivo. “Non è proprio la presenza della mancanza di un qualcosa a fare del vuoto il miglior trampolino di lancio”? Una considerazione del tutto idonea sia alla dimensione amorosa sia a quella intrapsichica, in quanto senza neanche accorgercene è proprio la forte e presente assenza a permettere la fioritura di un mondo fatto di sogni, speranze e desideri, che altro non aspetta di essere raggiunto dai nostri occhi e dal coraggio del nostro cuore. Nondimeno farsi guidare dal Vuoto, sottolinea l’autore è un compito assai arduo, poiché si è chiamati a prestare fiducia a quanto più di sconosciuto è insito dentro di noi. Riconoscendo dunque l’esistenza di un’Alterità capace a volte di farci deviare dai soliti schemi ordinari ed abitudinari, rispetto ai quali il predominio della ragione può cedere il posto a quello del Mistero, intriso di una pienezza così sottile ed evanescente; simile ad un soffio di vento pronto a far volare quelle ali sottili che spesso e volentieri non vediamo; ma che battono fortemente nel nostro Vuoto.