Fuoco e ghiaccio sono i due estremi della sua poetica, una contraddizione bruciante contenuta persino nel suo nome: Robert Frost. “Frost” in inglese significa “gelo”, “ghiaccio”, rimanda a quella particolare condizione di freddo così intensa da infiammare la pelle come fuoco. L’ambiguità di Frost, data dagli estremi del fuoco e del ghiaccio, è la chiave per comprendere la sua poetica.
Oggi lo consideriamo uno dei maggiori poeti americani del Novecento, ma alla fama arrivò soltanto in veneranda età: esordì infatti a 40 anni suonati. L’America aveva fatto della sua poesia musicale uno stemma nazionale: era limpida, popolare, la parola di Frost era la parole degli americani e, soprattutto,
del presidente John Fitzgerald Kennedy che chiese proprio a lui di inaugurare la sua cerimonia di insediamento alla Casa Bianca. In quell’occasione il poeta, ottantaseienne, lesse ad alta voce la lirica inedita The Gift Outright mandando la folla in visibilio. Il giorno seguente la prima pagina del Il Washington Post era tutta per lui: disse che aveva rubato i cuori della folla. Aveva tolto il primato della scena persino a Kennedy.
Robert Frost moriva a Boston il 29 gennaio 1965, a quasi 89 anni, dopo aver conquistato quattro premi Pulitzer e sfiorato il Nobel per un soffio. Su di lui erano piovuti tutti gli onori, ma non erano stati sufficienti a placare la lacerazione del suo animo.
Sulla sua lapide, nel cimitero di Bennington nel Vermont, è stata incisa una scritta che recita:
I had a lover’s quarrel with the world.
È l’ultimo verso della sua poesia The lesson for today, contenuta nella raccolta A Witness Tree, che in italiano potremmo tradurre così: “Ebbi una lite da innamorato con il mondo”.
Un’esistenza intera si riassumeva in una parola tempestosa come “lite”, che rimandava di nuovo alla contraddizione, al tumulto, all’eterna sfida tra fuoco e ghiaccio. Robert Frost era stato un contadino, un americano, e infine - soltanto infine - un poeta.
Robert Frost quel 29 gennaio 1965 se ne andava dopo aver conosciuto la notte, esplorato gli abissi del dolore, e averci raccomandato di scegliere semprela strada non presa (The road not taken, Ndr), cosicché ogni volta nella vita ci troviamo dinnanzi a un bivio inevitabilmente pensiamo a lui.
Robert Frost: la vita
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Robert Frost nacque a San Francisco nel 1874, ma crebbe in Massachusetts, nel New England, nella casa dei nonni paterni.
La discontinuità sembra governare più della metà della sua vita. Terminato il college si iscrisse ad Harvard, ma non portò mai a termine gli studi nonostante fosse appassionato di letteratura classica. Svolse varie professioni, tutte di breve durata: calzolaio, operaio, insegnante, persino editore. Dopo aver ereditato un appezzamento di terra dai nonni paterni decise di trasferirsi nel New Hampshire per fare l’agricoltore.
Viveva con la moglie Elinor Miriam White, sposata da giovanissimo, che fu sempre la sua principale fonte di ispirazione. La coppia ebbe sei figli, ma solo due sopravviveranno ai genitori. La vita della famiglia Frost era costellata da lutti - il primo figlio morì di colera a quattro anni, un’altra figlia morirà due giorni dopo la nascita - e pativa la malattia mentale come una sorta di maledizione. La sorella minore di Frost era morta in un ospedale psichiatrico, e il poeta stesso soffriva di depressione così come la moglie e, in seguito, il figlio Carol che morì suicida a 38 anni.
Forse anche a causa dei numerosi dolori patiti, Robert aveva un carattere ombroso, pensoso, difficile, che traspare nelle sue poesie. Persino la descrizione del selvaggio paesaggio americano, che il poeta conobbe negli anni del suo lavoro da contadino, risente della sua profonda malinconia e di un senso ineffabile di solitudine:
Che appigli ha il sogno se come uno spettro/ passando tra i covoni affastellati,/ da solo entro nel campo di stoppie/ dove son morte le voci dei braccianti,/ e nell’antifona dell’imbrunire/ e salir della luna piena, siedo/ sul lato di luna piena del primo/ covone e mi perdo tra i miei simili.
La svolta nella vita di Robert Frost venne nel 1912 quando decise di vendere la fattoria di Derry e trasferirsi con la famiglia in Inghilterra. Sul suolo inglese avrebbe conosciuto il poeta modernista Ezra Pound con cui strinse una solida amicizia. Fu proprio Pound, suo grande estimatore, a convincerlo a pubblicare i suoi primi lavori. Pubblicò Boy’s Will e si racconta che Pound si mise in tasca la prima copia del libro senza neanche fargliela vedere: “Devo recensirla”, gli disse.
Tornato negli USA, dopo aver pubblicato due raccolte di poesie, Frost divenne una celebrità.
Ogni suo libro era un successo di vendite senza precedenti: gli americani intonavano i suoi versi come inni, il presidente stesso John Fitzgerald Kennedy ne fece il suo emblema. Kennedy citava spesso le poesie di Frost nei suoi discorsi, trasformandole in infallibili armi di retorica.
Le poesie di Frost sono semplici, immediate, composte di espressioni popolari che compongono un’inedita sinfonia nell’orecchio. Riuscì a raccontare il ventre profondo dell’America cantando l’oscurità dei boschi, la selvatichezza dei cervi, le strade impervie che sconfinano nell’infinito.
The woods are lovely, dark and deep,
But I have promises to keep,
And miles to go before I sleep,
And miles to go before I sleep.
Dolce come una ninnananna, pungente come la nostalgia, un canto che mescola insieme dolore e desiderio e sembra sgorgare dalle viscere segrete della terra. Fuoco e ghiaccio, questo è Robert Frost.
Queste parole, contenute nella sua celebre Stopping by Woods on a Snowing Evening, suonano come un malinconico canto d’addio come se si preparasse a varcare le soglie di un’altra dimensione affrontando un lungo cammino:
Ma ho promesse da mantenere, / E miglia da percorrere prima di dormire.
Robert Frost: le opere in italiano
- Conoscenza della notte e altre poesie, traduzione di Giovanni Giudici (Einaudi, 1965);
- Poesie scelte, traduzione e introduzione di Franco De Poli (Guanda, 1961);
- Sosta presso un bosco una sera di neve. Poesie, traduzione di Giuseppe D’Ambrosio Angelillo (Acquaviva, 2012);
- Fuoco e Ghiaccio. Poesie, traduzione di Silvia Bre, A cura di Ottavio Fatica (Adelphi, 2022)
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Robert Frost: il poeta della contradditoria modernità americana
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