Sabato di Ian McEwan

In “Sabato” (Einaudi, 2014) Henry Perowne è un neurochirurgo, la sua vita tranquilla si svolge a Londra dove lavora e ha una famiglia modello, una moglie intelligente e bella, una figlia che studia all’estero e sogna di diventare poetessa, un figlio che ha abbandonato gli studi per seguire la sua passione per la musica. La sua settimana scorre veloce tra un’operazione chirurgica e l’altra, dove spesso oltre alla serietà dell’incarico entra in ballo la parte emotiva quando, per esempio, ad aver bisogno di un suo intervento è una giovane vita.
Proprio grazie al suo lavoro ha conosciuto Rosalind e di lei si è innamorato perdutamente, dopo oltre vent’anni di vita in comune il buon Henry non riesce proprio ad immaginare un’altra donna da toccare: è proprio il tipo d’uomo non attratto dalle novità, anzi il sesso e la passione per lui corrisponde alla conoscenza intima e alla famigliare ripetizione del suo rapporto matrimoniale.
Siamo nel 2006, un venerdì notte Henry dalla finestra della sua cucina assiste ad un probabile dirottamente aereo, e nel dubbio di ciò che sta accadendo rivive - come ricordo ossessivo che difficilmente abbandonerà il pensiero collettivo - l’incubo dell’11 settembre. Un paese, la Gran Bretagna, tra quelli occidentali che teme gli attacchi terroristici, e che cerca nella sua mentalità collettiva una giustificazione a tutto ciò che rappresenta la guerra dell’Occidente contro il male del fondamentalismo islamico. Di questo spesso si ritrova a discutere con i figli che – ovviamente – non la pensano allo stesso modo. L’ennesimo scontro generazionale che sempre si verifica sui grandi temi politici e sociali degli uomini.
Ma è sabato e il nostro neurochirurgo avrà la sua giornata di riposo e routine. Tutto, durante questa giornata è programmato e scadenzato: la sua partita a squash con il collega di sempre, la visita all’anziana madre affetta da demenza senile, il ritorno della figlia dal suo soggiorno studio all’estero, le prove del figlio nel locale di turno. Ma un evento, anche abbastanza banale, mette in discussione tutto questo. E il terrore quasi idealizzato che incute un problema mondiale quale il terrorismo islamico passa in secondo piano, ora la posta è molto più diretta e personale.
Quanto si preoccupa l’umana creatura rispetto a ciò che di eclatante accade nel mondo, senza pensare che spesso il rischio più vicino e reale si nasconde nei piccoli inconvenienti quotidiani!
L’avventura che passerà Henry e la sua famiglia segnerà il passaggio quasi surreale ad un spazio non definito dallo scorrere naturale del tempo, una dimensione che si stacca da tutto quello che è la realtà, diventando reale, ossia l’imprevedibile che a caso può deviare un’esistenza anche in modo irreversibile.
Faticoso nella parte iniziale questo romanzo, il sabato del suo personaggio raccontato dall’autore somiglia proprio al personaggio stesso, coi suoi ritmi pacati e di routine, emozionante invece il cambio di ritmo che come un interruttore accende nuovi scenari, sia nella trama che nelle riflessioni suscitate al lettore. In questo Ian McEwan è particolarmente bravo, spesso nei suoi romanzi il cambio di marcia, il punto di rottura segna la genialità delle sue storie.