

La scrittrice Raffaella Santulli ci racconta il suo sabato pomeriggio all’interno del Salone del Libro di Torino.
Uomini che odiano le donne e uomini che le amano: da Larsson a Saramago
E’ sabato, ho mille cose da fare ma il programma del Salone che ho parcheggiato sul tavolo dopo averlo stampato mi fa l’occhiolino ammiccante. Lo apro e scorro le pagine scritte fitte fitte: il calendario degli eventi di oggi ha dell’incredibile, tutto il resto aspetterà.
C’è tanta gente, ma tutto scorre senza caos: mi aggiro per i corridoi, vorrei potermi moltiplicare per guardare tutto e partecipare a tutti gli eventi. C’è un’atmosfera decisamente conviviale. A un passo da me, Paolo Giordano si trattiene amabilmente con alcune persone; un po’ più in là Luca Bianchini. Il tempo di guardare un paio di libri e vedo passare Neri Marcorè, che si dirige verso la sala rossa dove parteciperà all’incontro con Serena Dandini in occasione della pubblicazione di “Dai diamanti non nasce niente”. Lo seguo, ho ritirato i biglietti al green point ma c’è un po’ di ritardo sulla tabella di marcia e quindi sono costretta a rinunciare perché da lì a poco nella sala gialla Claudio Santamaria leggerà Stieg Larsson e non voglio perdermelo.
Mentre come una flaneur del libro guardo copertine e leggo incipit, sono attratta da uno stand colorato e fresco: ha tante borsine di meravigliosi colori con disegni stilizzati e mi avvicino per curiosare. Scopro che si tratta dello stand de L’asino d’oro Edizioni; prendo tra le mani uno dei libri “Josè Saramago un ritratto appassionato” un libro intervista al premio nobel, uscito da pochissimo. Quella stessa mattina è stato presentato al Salone e all’evento ha partecipato anche Pilar del Rio, la donna tanto amata da Saramago. Mi mangio le mani per essermelo perso. Sfoglio le pagine a caso e leggo
“Non vedo la donna come bersaglio o come oggetto di sfogo del mio istinto carnale .. la guardo sempre sul piano della relazione fra me, persona, e lei, persona”
Mi porto il libro al cuore: questo finisce dritto in cima alla lista delle mie prossime letture, penso. Poi guardo l’orologio e scappo via: Claudio Santamaria mi aspetta (si fa per dire).
Sala piena, ma riesco a sistemarmi tra le prime file; l’evento gira intorno alla pubblicazione a cura della Marsilio degli audiolibri della trilogia di Larsson. La presentazione mi prende: si parla del giallo come punto di vista per esplorare le difficoltà, le violenze, l’ingiustizia sociale. Claudio Santamaria è bravissimo nel leggere i brani e nel rispondere alle domande che gli vengono poste. Sembra sincero quando parla delle emozioni che gli ha suscitato la lettura della trilogia in sala di registrazione, della chimica del corpo che cambia quando c’è un passo pieno di tensione e dell’anima che si fa più morbida quando c’è un momento sentimentale. Gi viene chiesto cosa ne pensi degli audiolibri, se il sostituire con la propria la voce del lettore non rubi a quest’ultimo qualcosa. Santamaria risponde con intensità, parla delle immagini che nascono nella mente del lettore e che rendono personalissimo il rapporto tra lui e il libro; immagini che sono fatte dei colori propri del lettore e che non gli potranno essere sottratte mai, anche se il libro viene letto da altri. Non potrei essere più d’accordo.
Finita la presentazione rimango a scattare ancora un po’ di foto al pazientissimo Santamaria e mi rituffo nella carta stampata, rapita, anche quest’anno, dal richiamo di questo non luogo in cui perdersi per poi ritrovarsi, un po’ migliori.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Salone del Libro 2011: da Larsson a Saramago
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