Nei giorni scorsi abbiamo pubblicato un articolo di Laura Corsini, giovane autrice che per la prima volta è stata al Salone del Libro di Torino e ha voluto raccontarci la Sua esperienza.
L’articolo sta girando in rete e numerosi sono stati i commenti di lettori, case editrici e altri esordienti sia sotto l’articolo che sui social network.Dopo aver dato spazio al punto di vista di uno scrittore alla Fiera, ecco invece la voce della piccola casa editrice Edizioni6pollici che ci racconta come ha vissuto quest’esperienza.
Sono Federica, seconda metà di Edizioni6pollici. Ho letto i vostri commenti e ho pensato che fosse doveroso allargare il fronte delle considerazioni aggiungendo quel che abbiamo tratto noi dal Salone del Libro.
La nostra parte di osservazioni riguarda l’obiettivo che ci siamo poste intervenendo in questa manifestazione: conoscere altri editori NOEAP che fossero dell’idea di fare fronte comune partendo dall’assunto che non ci si può contemporaneamente combattere anche tra di noi, magari perché il mio titolo è meglio del tuo, in fondo il tuo editing rispetto al mio è inferiore ecc.
Devo dire che abbiamo centrato il bersaglio e trovato innanzitutto editori giovani e aperti alle novità e alla collaborazione, consapevoli dei loro mezzi e con una qualità di stampa assolutamente in linea con quella delle grandi CE, sto parlando di carta e copertine, di contenuti e di garbo in generale.
Come stand eravamo in "Purgatorio", cioè non al centro e nemmeno vicino al grande flusso di persone. Questo vuol dire che ci siamo industriati trovando il modo comunque di far conoscere i nostri titoli. Certo, se fossimo rimasti dietro il tavolino immobili saremmo risultati trasparenti.
La cosa che ci ha colpito è che le persone non sono affatto abituate a sentire raccontare le storie, ad essere chiamate in causa con le loro esperienze, non di rado abbiamo notato la commozione delle persone e non si stava parlando di storie strappalacrime.
Di libri ne abbiamo venduti oltre le nostre previsioni, di contatti e mail ne abbiamo avuti tantissimi. Permangono le difficoltà solite, ma non disperiamo di poterne venire a capo perché la perseveranza non ci manca così come la convinzione di andare avanti nonostante tutto. Degli italiani si può dire tutto tranne che manchi loro la fantasia e lo spirito creativo.
Chi obietta di copertine brutte, di carta non adeguata, di pubblicità scarsa o assente, forse non si rende conto che un editore nuovo (come noi) deve creare da zero ogni tipo di collegamento e che niente è facile da raggiungere in breve tempo. Forse è vero che non appariremo mai in una trasmissione Tv nota al grande pubblico ma faremo di tutto perché la gente parli di noi per la qualità dei testi e del messaggio che accomuna tutti i nostri autori. La qualità e il lavoro onesto pagano sempre soprattutto se sono accompagnati dalla voglia di fare insieme.
Ci stiamo creando una rete di distribuzione che salti la Distribuzione che chiede fino al 50% di sconto per tenersi i titoli in magazzino e dire al libraio: "questo titolo non ti interessa, guarda invece quest’altro!".
Il Salone serve per condividere le esperienze. Le cattedrali lasciamole nel deserto e pensiamo a noi e al mondo che vogliamo costruire e che da sempre è costato fatica, sudore e pazienza.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Salone del Libro di Torino: la prima volta di un piccolo editore
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"Io sono uno a leggere, e loro intanto sono milioni a scrivere, non li raggiungerò mai", così disse una volta Massimo Troisi.
Questa battuta riassume benissimo l’odierno problema dello squilibrio fra domanda e offerta libraria: ci sono molti più libri di quanti siano i fruitori disposti a sacrificare tempo e denaro per leggerli.
I mezzi di autopubblicazione o pubblicazione a pagamento sono oggi così diffusi che chiunque avverta la più piccola venuzza letteraria, si lascia indurre in tentazione e inonda l’etere con fiumi di parole.
È applicazione democratica della libertà di manifestazione del pensiero? Probabilmente sì.
È un buon uso del libro come veicolo di idee? Temo di no.
Resta comunque in me l’idea di fondo che le colpe di questo squilibrio siano salomonicamente da suddividere fra i tre protagonisti del libro: autore, editore, lettore.
L’autore, nel suo approccio alla scrittura, è talvolta sospinto da motivazioni non cristalline e opportunistiche.
L’editore, causa l’accresciuto livello di concorrenza e la velocità dei cambiamenti, sovente si muove su linee di gestione e di profitto che tendono a trasformare il libro in pura merce.
Il lettore, sottoposto a sollecitazioni comunicazionali di ogni genere, spesso si rivela pigro nella ricerca e, così disarmato, non adeguatamente munito dei giusti anticorpi.
Le mie, sono osservazioni palesemente schematiche e riassuntive: come tali, non rendono giustizia a quei protagonisti che, invece, scrivono mossi da nobile spirito, pubblicano ispirati da desiderio di sana divulgazione, leggono bramosi di conoscenza.
Questi "buoni" protagonisti ci sono: è solo che restano per lo più confusi in mezzo al rumore.
Quanto alle kermesse librarie tipo Salone del Libro, ritengo sia quasi impossibile evitarne le contraddizioni e superarne le carenze di cui si è fatto cenno.
Ai piccoli editori, per non essere fagocitati dagli squali e dalle balene, non resta che riunirsi per dare al pubblico (e ai predatori) la sensazione di maggior grandezza. Durante i saloni, possono provare ad aggregarsi cercando di aggirare, attraverso idonee forme giuridiche associative, quelle insidiose regole espositive che magari li vorrebbe separati in tanti piccoli banchi (di pesciolini).
Gli autori possono incidere poco durante le fiere ma, chiarite bene a se stessi quali siano le ragioni del loro scrivere, devono provare a divulgare le proprie idee non solo sui blog o forum a distanza ma attraverso la pur faticosa (e dispendiosa) disponibilità a partecipare fisicamente ad incontri e a gruppi di lettura, in ciò possibilmente coadiuvati proprio dagli stessi piccoli editori.