Salvare gli innocenti. Una pedagogia per i tempi di crisi
- Autore: Goffredo Fofi
- Genere: Scuola
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: La meridiana
- Anno di pubblicazione: 2012
"Il lavoro di educatore, che non può partire che da una vocazione, comporta doveri che assumono coloriture diverse a seconda che si operi in tempo di pace, di guerra o di crisi: modi diversi di vedere il proprio lavoro e modi diversi di compierlo, di operare. La domanda che dovrebbero porsi gli educatori è sul peso che in questa crisi così vasta e profonda può avere l’educazione, o meglio, una co-educazione comunitaria e collettiva, e che tipo di scuola potrebbe ancora avere utilità e senso. Che cosa possiamo fare, noi singoli, meglio se membri di un gruppo, per ritrovare un cammino che porti da qulche parte dove minore sia l’ingiustizia e maggiore la collaborazione tra le persone di buona volontà, e dove si stimoli e pratichi l’intelligenza delle soluzioni."
L’intervento pedagogico o è rivolto agli adulti o è mistificazione, assoluta perdita di tempo. Pensateci bene, del resto: come può la congrega degli educatori istituzionali (genitori, insegnanti, pedagogisti, sacerdoti) pretendere di educare alla vita se non ha, a sua volta, sperimentato il concetto di esistenza disalienata e responsabile? Se non ha sottoposto a un ideale vaglio critico l’impostura che ci è stata tramandata come patrimonio culturale? Se non ha ben chiari i valori cui indirizzare l’intervento formativo? In fondo è solo questione di coniugare autenticamente assiologia e teleologia. Adulti male-educati (alla vita) non potranno che formare fanciulli male-educati (alla vita): ecco la prima metastasi delle nostre società, l’assioma mi appare di un’apoditticità persino disarmante.
Il saggio che Goffredo Fofi dedica alla pedagogia in tempi di crisi ha - non a caso - un titolo che suona da monito: “Salvare gli innocenti" (edizioni la meridiana, 2012). Fuor di metafora: salvare chi da cosa? Facile rispondere, anche nella fattispecie: le nuove generazioni dalle sovrastrutture finto-ideologiche che ottundono il nostro vivere (psuedo)civile, da che neocapitalismo è stato neocapitalismo. L’avevano già messa bene in provocazione anche Gaber e Luporini in “Non insegnate i bambini”: “Non insegnate ai bambini/ non insegnate la vostra morale/ è così stanca e malata/ potrebbe far male/ forse una grave imprudenza/ è lasciarli in balia di una falsa coscienza/ Non elogiate il pensiero/ che è sempre più raro/ non indicate per loro una via conosciuta (…) non divulgate illusioni sociali/ non gli riempite il futuro di vecchi ideali/ l’unica cosa sicura è tenerli lontano dalla nostra cultura”.
Aduso com’è alle frequentazioni pop-culturali (i sommi Ciprì & Maresco su tutti) Goffredo Fofi non disconoscerà il riferimento. Le sue 150 pagine dedicate alla pedagogia, mi sembrano, del resto, muovere da qui. Come gli altri libri di Fofi, anche "Salvare gli innocenti" risulta legato in maniera intrinseca con la filosofia politica. Il suo assunto pedagogico passa infatti dalla consapevolezza del
“peso che in questa crisi così vasta e profonda può avere l’educazione, o meglio una, una co-educazione comunitaria e collettiva (…) cosa possiamo fare noi singoli, meglio se membri di un gruppo, per ritrovare un cammino che porti da qualche parte dove minore sia l’ingiustizia e maggiore la collaborazione tra le persone di buona volontà e dove si stimoli e pratichi l’intelligenza delle soluzioni”.
Un trattato densissimo che, tra le righe, diventa quasi lanterna diogeniana; un manifesto ideologico che dai capisaldi meno ingessati della scienza dell’educazione attraversa don Milani, per approdare a una neo-pedagogia intrinseca ai valori per eccellenza e dunque volano di affrancamento ontologico, prima ancora che politico-sociale.
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