Quale migliore occasione dell’anniversario della nascita per ripercorrere la vita e le opere di Samuel Taylor Coleridge?
Destinato a lasciare un’impronta indelebile nella storia della letteratura mondiale, Coleridge nacque esattamente il 21 Ottobre di 252 anni fa nel Regno Unito e oggi è universalmente riconosciuto come il massimo rappresentante del Romanticismo inglese al pari del collega e amico William Wordsworth.
Fra problemi familiari, depressione e dipendenze, l’esistenza dell’artista non fu sempre facile, ma il talento e la profonda cultura, nonché la molteplicità di interessi culturali che spaziavano dalla poesia alla filosofia, lo aiutarono a superare i momenti più duri, trasformandoli in ispirazione per opere divenute in seguito l’emblema stesso di un’epoca e dell’intera corrente romantica anglosassone.
Vediamo quali sono state le tappe fondamentali della vita di Coleridge e analizziamone le opere principali soffermandoci, in particolare, sulla Ballata del vecchio marinaio, suo indiscusso capolavoro.
Samuel Taylor Coleridge: la vita
Samuel Taylor Coleridge, figlio del Reverendo John e di Anne Bowden, nacque nel piccolo villaggio di Ottery St. Mary, nel Devonshire, il 21 Ottobre 1772.
L’interesse per la lettura e la letteratura, nonché lo spiccato talento per la poesia, si palesarono fin dalla più tenera età.
Nel 1791 Coleridge si iscrisse alla prestigiosa Università di Cambridge, di cui divenne ben presto uno degli studenti più brillanti, ma per fuggire dai debiti subito dopo si arruolò nei dragoni e non conseguì mai la laurea.
Ben presto all’innata passione per la letteratura, il giovane Coleridge affiancò quella per la politica, maturando in sé un crescente interesse per la società e le sue intrinseche dinamiche.
Ad un certo punto, acceso dai principi della Rivoluzione Francese, insieme all’amico poeta Robert Southey concepì la Pantisocrazia, un modello di società ideale e utopica che avrebbe dovuto trovare compimento concreto in America ma che non si tradusse mai in realtà, fermandosi alla fase di mero progetto teorico.
Intanto, tra una conferenza e l’altra per sbarcare il lunario, si manifestava in modo sempre più accentuato la sindrome depressiva che avrebbe afflitto Coleridge fino alla fine dei suoi giorni.
Per tentare di superare i momenti più bui, il poeta cominciò a fare uso di oppio, sviluppando verso la sostanza una tenace e pericolosa dipendenza.
Il 1797 fu un anno decisivo sia dal punto di vista umano che artistico.
Fu allora, infatti, che Coleridge conobbe William Wordsworth, con cui concepì le Ballate liriche (1798), segnando di fatto l’inizio del Romanticismo inglese.
Dopo un lungo e proficuo soggiorno in Germania, che gli permise di entrare in contatto con la filosofia dell’idealismo, Coleridge tornò in Inghilterra, dove trascorse anni difficili a causa dei cattivi rapporti con i familiari, della situazione finanziaria in dissesto e, non da ultimo, per il peggioramento della depressione, che sfociò nell’abuso di oppio e conseguenti problemi di salute.
L’artista riuscì a disintossicarsi e a riprendere in mano le redini della propria vita soltanto nel 1816, tornando anche all’attività intellettuale.
Si trasferì quindi in un sobborgo di Londra, dove morì nel 1834, dopo aver abbandonato il furore delle giovanili idee rivoluzionarie per spostarsi su posizioni decisamente più conservatrici dal punto di vista politico.
Le opere principali di Samuel Taylor Coleridge
Le opere poetiche più significative di Samuel Taylor Coleridge furono composte dal 1796 al 1802.
Vediamo quali sono e le caratteristiche principali di ciascuna.
]Ballate liriche: Ballata del vecchio marinaio: trama e il significato
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La Ballata del vecchio marinaio è il capolavoro di Coleridge e anche l’opera che dà ufficialmente inizio al Romanticismo inglese.
Come si può dedurre dal titolo stesso, il poemetto, che apre la raccolta delle Ballate liriche, è scritto in forma di ballata popolare, tipica della tradizione letteraria anglosassone.
È la narrazione di un viaggio simbolico.
Un vecchio marinaio irrompe improvvisamente ad una festa di nozze e, grazie allo sguardo magnetico e quasi ipnotico, riesce a convincere gli astanti ad ascoltare la sua storia.
L’uomo descrive un lungo e periglioso viaggio per mare dove si arriva a toccare le montagne di ghiaccio del Polo Sud.
Un albatro guida con successo l’imbarcazione durante le tempeste più violente ma il marinaio, con un atto insensato, lo uccide sferrandogli una freccia.
Tutti i membri dell’equipaggio muoiono e soltanto lui, seppur dopo un viaggio pazzesco, riesce a salvarsi e a tornare in patria.
Tuttavia la colpa della tragedia è sua e per espiarla è condannato a ripetere la sua storia a chiunque incontri sul proprio cammino.
La Ballata del vecchio marinaio è un poema fortemente simbolico e, come tale, non è facile coglierne appieno il senso, tanto che ne esistono diverse interpretazioni.
Nell’impossibilità di addentrarci nella spiegazione di ognuna di esse, ci limitiamo a prendere in considerazione le caratteristiche salienti dell’opera al di là della pluralità di significati che la riguarda.
Il racconto si snoda attraverso un’atmosfera allucinata, da incubo più che da sogno, sulla quale incombe un arcano ed evidente alone di mistero.
Il fulcro della narrazione è rappresentato dal rapporto dell’uomo con il sovrannaturale, come se intorno al mondo nel quale viviamo e conosciamo, ce ne fosse un altro invisibile e a noi del tutto ignoto.
L’atto scellerato che compie, trae fuori il marinaio dall’unica realtà che intende e lo trasporta in un’altra dimensione, arcana, inquietante e del tutto imprevedibile.
In sintesi, il suo viaggio simbolico è un viaggio nell’irrazionale.
Il passo più celebre della Ballata è quello dell’uccisione dell’albatro, da cui deriva la maledizione che da questo momento in poi graverà sul colpevole marinaio; ne consegue che la conoscenza dell’occulto è collegata ad una colpa altrettanto misteriosa.
L’abbattimento dell’uccello isola il marinaio dalla socialità condannandolo alla eterna ripetizione della sua storia, attraverso la quale egli torna a comunicare la propria esperienza al mondo sociale e razionale.
L’uomo viene in tal modo a trovarsi in posizione di mediatore fra l’una e l’altra realtà, fra il mondo del reale e quello dell’insondabile.
In conseguenza della trasgressione che gli ha permesso di conoscere l’ignoto, il marinaio acquisisce connotati demoniaci, quegli "occhi scintillanti" (glittering eyes), propri di numerosi eroi demoniaci romantici, come quelli descritti da Byron e Schiller, solo per citare un paio di esempi fra i più illustri.
Tutto ciò significa che venire a conoscenza del mistero implica sempre una violazione delle regole che, a sua volta, comporta una maledizione.
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Kubla Khan
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Kubla Khan ha una genesi decisamente originale di cui ci informa l’autore stesso in una prefazione all’opera.
Lo scrittore racconta di essersi trovato ad osservare un periodo di riposo presso la casa di campagna situata a metà strada fra Porlock e Linton a causa delle condizioni di salute non ottimali e di essersi addormentato profondamente dopo aver assunto un analgesico, anche se in verità si trattava di oppio.
Prima di sprofondare nel sonno stava leggendo un libro sul magico palazzo dell’imperatore della Mongolia Kublai Khan, nipote di Gengis Khan, e in sogno compone circa due o trecento versi che subito, appena sveglio, cerca di mettere per iscritto.
D’improvviso viene interrotto dalla visita di una persona, non specificata, proveniente da Porlock; quando quest’ultima va via, tenta di proseguire il lavoro, ma ha dimenticato tutto.
Per tale motivo della poesia esistono solo cinquantaquattro versi, ma per la maggior parte dei critici l’anonimo visitatore sarebbe in realtà la metafora del mondo reale che disturba, anzi interrompe, la creatività e la fantasia del poeta.
Christabel
Christabel è un racconto gotico piuttosto convenzionale che affronta ancora una volta la tematica intorno alla quale verte tutta la poetica di Coleridge, ovvero l’indecifrabile rapporto degli uomini con il trascendente e il male.
Temi e caratteristiche essenziali della poetica di Coleridge: il soprannaturale e l’immaginazione
Il focus della poetica di Coleridge è rappresentato dall’immaginazione, che egli considera una facoltà divina in dote al poeta, che grazie ad essa può modificare a piacimento il mondo reale e persino ricrearlo completamente.
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L’autore svela il proprio pensiero a riguardo nella sua Biografia letteraria, distinguendo l’immaginazione in primaria e secondaria:
- l’immaginazione primaria è definita come “l’agente primo di ogni percezione umana”, pertanto ciò che rende possibile la conoscenza e che tutti gli uomini possiedono,
- l’immaginazione secondaria, invece, che coesiste con quella primaria, è esclusivamente poetica, colei che “dissolve, diffonde e dissipa al fine di ricreare”, ovvero ciò che consente al poeta di creare arte.
Per quanto concerne le tematiche, il tratto principale e caratterizzante l’opera di Coleridge è il continuo richiamo al soprannaturale presentato come se si trattasse della realtà, allo scopo di provocare in chi legge la "volontaria sospensione dell’incredulità" (willing suspension of disbelief), proiettandolo in un mondo fantastico.
Citiamo infine altri due elementi che contribuiscono a rendere Coleridge il massimo esponente del Romanticismo inglese (insieme a Wordsworth):
- il clima di sogno
- la fascinazione per il Medioevo.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Samuel Taylor Coleridge: vita e opere del poeta romantico inglese
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