Sangue. Dialogo tra un artista buddista e un ex brigatista tornato in libertà
- Autore: Pippo Delbono
- Genere: Religioni
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2014
Due storie. Due incroci. Due fedi. Due vite: il buddista e il marxista, l’autore militante e il brigatista rosso. Un ideale viaggio controvento al termine della notte globale, un compendio dei vivi e dei morti dopo la battaglia, uno spiraglio di ombre & luce, una lanterna diogeniana malgrado tutto.
“Sangue” (Edizioni Clichy, 2014) è canto e contro-canto sullo stato delle cose presenti e passate, pagine di fantasmi a confronto sul confine-cosmo tra cane e lupo, vita, piombo, morte. E teatro. Lo firmano due “duri” (apparenti) per eccesso di amore: Pippo Delbono - che dai palcoscenici di mezzo mondo prende a pugni e a schiaffi malapolitica e malasorte sulla scorta urticante del suo teatro civile - e Giovanni Senzani, che ha sparato per la causa e non si è pentito, un babau degli anni di piombo, un irriducibile per coerenza a se stesso e al marxismo-leninismo, non certo per miope sanfedismo.
Il braccio di ferro ideale è tra Budda e lotta di classe armi alla mano, ma è un braccio di ferro rispettoso, sostenuto dalla domanda delle domande aleggiante tra botta e risposta:
“è lecito uccidere la “buddità” che c’è in ogni persona, anche se “nemica del popolo?"
Una questione aperta, un racconto tesissimo ma disarmato, un faccia-a-faccia divergente e divagante, attraversato da storie minuscole e altre gigantesche, occulte e palesate, e da mucchi grandi così di rimugini, speculazioni, ricordi, senza perdere di vista il focus del dibattito civile. Quello vero: quella che passa, per esempio, dall’esser-ci dei meravigliosi “reietti” - cripto-figure bauschiane - portati in scena da Delbono, o dai sommersi e i salvati del nuovo millennio, o dal proletariato, anche se in una vacanza da se stesso, o dal fatto che Marx la sapeva già molto lunga sul capitalismo che prospera e va combattuto ma - di nuovo - fino a che punto e con quale mezzi?
Giovanni Senzani ha inanellato anni e anni di prigione, lunghi come la scia di morti che si è lasciato alle spalle per la rivoluzione, ma non si è mai sentito terrorista, chè il terrorismo vero sono le bombe sui treni e nelle banche, è colpire nel mucchio, è l’attentato fuori tempo massimo alle torri gemelle, cui è dedicato - non a caso - uno dei capitoli più toccanti del libro (un altro è "Funerale sotto la neve", incentrato sulle esequie "politiche" di Prospero Gallinari, il brigatista contadino).
“Sangue” risulta allora una narrazione salutare, coniugazione dell’idea di mondo dei suoi autori, il poeta-omosessuale-sieropositivo-buddista e l’ex BR, che in diverso modo hanno provato a divergere, a sparigliare le carte del Sistema, le regole di un pianeta a dimensione unica e subumana, che va da tutt’altra parte da dove dovrebbe.
Un saggio impietoso ma non privo di speranza, che individua proprio nella “fede” (sia essa nell’impegno politico o nella pratica buddista) l’alternativa salvifica al deragliamento ideologico-ontologico collettivo.
Sangue. Dialogo tra un artista buddista e un ex brigatista tornato in libertà
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