Sangue d’Ansonaco
- Autore: Andrea Biscaro
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Anno di pubblicazione: 2015
Quel vino dell’Isola del Giglio ha qualcosa di paradisiaco e... diabolico
Antonio Brando odia il mare, eppure sta solcando le acque del Tirreno, diretto all’isola del Giglio, che poi è il luogo dove Andrea Biscaro risiede da dieci anni felicemente. Lui sì che ama il mare: nella baia di Campese, tra una torre del 1500 e il suggestivo faraglione, abita una casa bianca, piena di fiori e di gatti, dove scrive canzoni, libri per ragazzi e romanzi, come “Sangue d’Ansonaco”, appena pubblicato dalle edizioni Effigi di Arcidosso (127 pagine 12 euro), con protagonista Antonio, scrittore milanese che non ha un buon rapporto con l’ambiente salmastro eppure, si diceva, si sta recando nell’arcipelago toscano per la prima volta. Ha ereditato una casa, dopo essersi scoperto successore di uno zio di cui non sapeva niente, un abitante dell’isola resa famosa da Schettino (Salga a bordo, cazzo!!) e un po’ danneggiata un po’ beneficiata dal relitto gigantesco della Concordia, arenata a Punta Gabbianara.
Il fortunato è molto scettico sul lascito, l’aria marina lo fa starnutire e il tepore del 1 aprile lo mette a disagio. E’ una giornata splendida, quasi estiva, lo scirocco profuma di fiori e di sale mentre il traghetto entra nel porticciolo circondato da casette colorate. A destinazione, il paesaggio è gradevole, verde e roccioso, dolce nelle curve e nel disegno. L’edificio è inserito in un’antica roccaforte sulla spiaggia. Un torrione mediceo, non male per uno scrittore di thriller. Un’isola nell’isola, il massimo per lui, deve ammettere.
La casa è graziosa, immersa nell’edera, ordinata. All’esterno le sue stesse iniziali: A. B. Sul pavimento del salotto, mattoncini di cotto rosso a spina di pesce. Tutto pulito, immacolato. Lo zio gigliese era davvero impeccabile, pensa.
Osserva in corridoio la foto di un uomo circondato da bottiglie e si scopre stranamente somigliante. L’antenato aveva come lui una passione per il vino. Quello tipico del Giglio è lo strepitoso Ansonaco. Lo fanno in pochi, è molto raro.
Si sente bene, a suo agio. Prende confidenza con quello che gli sta intorno. E dire che di solito avverte un senso di estraneità nei luoghi non suoi. Qui è diverso, ha la sensazione di conoscere questi posti da sempre, senza sapere perché.
Tutto bene, l’isola bella, la casa nuova, ma il romanzo quando comincia? Il cambio di passo arriva adesso ed è una stanza chiusa. Non c’è verso di trovare la chiave del lucchetto, tra quelle lasciate dallo zio. Perché diavolo uno così preciso non gliel’ha lasciata? Roba da far venire un gran mal di testa, da rovinargli la giornata, il fantastico incontro col Giglio dei sogni.
È in una curiosa locanda senza insegne, frequentata solo da gigliesi, che conosce l’Ansonaco: profumo rotondo, corposo, armonico, note di sole e minerali. Sorseggiando quel nettare in compagnia di Vanni, un affabile isolano, scopre il nome dello zio, Ariondo Bontan, un misantropo, dicono, un soggetto strano, misterioso. Nessuno lo ha mai visto in volto, ma tutti sanno del suo vino leggendario, il Sangue d’Ansonaco. Con quel nome particolare sembra un po’ demoniaco, osserva sorridendo Antonio. È anche peggio, assicurano gli astanti: stregato.
Strano, sull’isola non sono a conoscenza della dipartita di Ariondo, anzi, qualcuno dice che non può essere morto e che non morirà mai. C’è chi sostiene che vive da sempre e che continuerà a tentare la gente con quel suo Ansonaco diabolico. Le chiacchiere di paese vogliono che praticasse l’alchimia e certe pratiche occulte. In breve: magia nera. E quel Sangue lì è considerato un vino maledetto. Nessuno dei presenti lo ha bevuto, altrimenti non potrebbe raccontarlo. Chi ha osato farlo, il povero fratello di Vanni, è morto pochi mesi dopo, completamente pazzo.
Antonio non ha trovato nemmeno una bottiglia? Buon per lui, è andata bene, sostengono. Non rovistare in giro, gli raccomanda Vanni e vendi al più presto quella casa.
Il fatto è che Brando ci rientra per dormire, non senza una certa apprensione. Fa di tutto per non guardare la foto dello zio, che di sbieco gli sembra accennare un ghigno. Volgendo gli occhi in basso, per distogliere lo sguardo dall’immagine, nota qualcosa che prima non c’era. Dalla porta chiusa esce del liquido, solo che l’acqua non è rossa e nemmeno densa come quella roba...
Sangue d'Ansonaco
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