Santi numi
- Autore: Jacopo Masini
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2021
“Santi numi!” è un’espressione di stupore o di rabbia, tipica del linguaggio colloquiale, che spesso tradisce un certo tono di goffaggine o bizzarria. L’omonima esclamazione è anche il titolo dell’ultima raccolta di racconti di Jacopo Masini, l’autore di Polpette e altre storie brevissime, che torna nelle librerie con un cenacolo di vite di santi, profeti e beati calati però in un contesto del tutto nuovo e particolare (nella raccolta Santi numi, Exòrma, 2021). Come si legge nella premessa al libro:
“Qui si tratta appunto di isolare un certo numero di vite, un certo pezzo di terra che chiamiamo Pianura Padana, certi fatti notevoli che ciascuno interpreterà a modo proprio, e una speciale intenzione in cui non è facile discernere e separare il vero dal falso”.
Attingendo a piene mani al ricco patrimonio agiografico, iconografico, nonché traendo ispirazione da celebri episodi biblici, Masini compie un vero e proprio lavoro di riscrittura della tradizione religiosa ambientando le sue storie in un contesto completamente nuovo eppure fortemente legato al nostro immaginario: la Pianura Padana – in particolare le zone fra Modena, Parma, Reggio e la bassa mantovana e piacentina –, a cavallo fra gli anni Settanta e Ottanta. Il richiamo al recente libro di Marco Belpoliti, Pianura, potrebbe essere immediato, tuttavia l’operazione dello scrittore parmense è quella di una vera e propria trasfigurazione che va al di là della mera contestualizzazione paesaggistica e temporale.
Santi numi è un continuo gioco di ri-elaborazione, in equilibrio costante fra sacro e profano, fra tradizione popolare e religiosa. La via Emilia diventa una sorta di nuova via di Damasco, e così accade che la Madonna appaia in mezzo ai campi e che Egidio Cattabiani, preso da incredulità mentre andava a fagiani, decida di spararle un colpo, o che Giovanni Bernardi detto Francesco decida di prendere e mollare tutto per passare a una vita nomade. O ancora che certi personaggi subiscano un’improvvisa conversione,
“come è accaduto ad altri beati e venerabili della bassa che a un certo punto della loro vita, perdendosi nella nebbia o prosciugandosi per il caldo estivo, o vaneggiando nel sonno dopo la terza o quarta bottiglia di Lambrusco e dopo litigate da far saltar via le porte delle osterie dai loro cardini, hanno deciso che era ora di basta, come si suol dire”.
Oppure che l’arcangelo dell’Annunciazione si palesi in una gastronomia di Parma a risollevare le sorti degli anziani coniugi Ziveri. Senza tralasciare poi il potere taumaturgico del beato Corrado Alinovi, che guida le anime nel loro cammino di conversione usando lo zabaione, della beata Iris Robuschi, la martire di Bazzano che curava gli ammalati cospargendoli di burro, o di Rodolfo Tamani di Bannone che riempie di sberle il povero Franco De’ Rossi per farlo rinsavire dal falso presentimento della morte imminente e dal desiderio di donare tutto ai poveri.
C’è spazio infine per gli sguardi stranianti e visionari di alcuni personaggi, che offrono punti di vista inconsueti sul reale, come il povero Gino da Maiatico che, seduto sempre in riva ai canali, non vede nulla all’orizzonte laddove i suoi interlocutori scorgono, al contrario, altra terra che si apre ai loro occhi, o quello del piccolo Marcello Lusuardi che, osservando il padre Wagner uccidere un rospo, vi intravede in realtà l’immagine di san Giorgio che uccide il drago a cavallo, contribuendo così alla nascita del secondo patrono di Fabbrico, quel “san Wagner che uccide un drago molto simile a un rospo, brandendo una pala a bordo del suo trattore Landini”. Questi sono soltanto alcuni esempi del lavoro compiuto dallo scrittore parmense con il suo libro; non mancano infatti riferimenti all’episodio biblico di Giona, di Lazzaro, a san Francesco e molti altri.
La strategia straniante dello scrittore lascia quindi molto spazio alla fantasia, al non-detto, all’inferenza e all’immaginazione del lettore, anche perché “non è che possiamo spiegarvi tutto noi”; i personaggi di questa raccolta sono gente semplice trasfigurata da un’aura di santità – come dimenticare san Paolo dei ferri vecchi con la corona da 52 – che gioca continuamente con il confine fra realtà e finzione. Masini racconta la provincia della bassa padana, divertendosi col mito e con il patrimonio religioso, ambientando le sue storie in un’Italia rurale che richiama in sottofondo, perché no, le schermaglie e le avventure di don Camillo e Peppone (non a caso Brescello, il paese di don Camillo, è in provincia di Parma). Attraverso un gioco di abbassamento e ricostruzione del patrimonio popolare, i Santi numi di Masini sono dunque una fresca ed effervescente creazione letteraria con cui l’autore, usando un lessico intriso di dialetto e di umorismo, presentando scene talvolta grottesche e spiazzanti, rilegge la nostra tradizione religiosa e gli episodi biblici creando una agiografia popolare, innovativa, che suscita il riso sfumando continuamente i confini fra reale e fantastico, lasciando lo spazio per una sola domanda: se le gesta di santi, martiri e beati fossero ambientate ai giorni nostri, come le interpreteremmo?
Per trovare una risposta all’interrogativo “non vi rimane che fare una cosa: fidarvi” e gustarvi questa buona lettura.
Santi numi
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