Saper essere. La competenza umana fondamentale
- Autore: Ren Zen (Renzo Maggiore)
- Genere: Filosofia e Sociologia
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2017
Saper essere è una scienza e un’arte. Lo illustra Renzo Maggiore, cantautore e poeta, in arte Renzen, ma anche formatore e "coach" professionista. La parola in inglese significa "conduttore", guida, colui che educa verso un fine da realizzare. Abbiamo presente il CT, il "mister", nel mondo del calcio? Ecco si tratta di questo, il “mister” allena i giocatori; o meglio si tratta di formare un "mister" o una squadra dirigenziale in ogni settore della vita: nelle aziende, nelle amministrazioni pubbliche, nelle famiglie, inoltre e innanzi tutto nella propria interiorità per essere liberi, padroni di sé, dei propri contenuti consci e inconsci. Liberi da “mostri”. Per formare l’uomo. Un bel compito davvero, qualora si consideri che lo sviluppo individuale e collettivo, teso al ben-essere, rappresenta lo scopo dell’umanità, della nostra avventura sulla terra.
Da una lunga esperienza ventennale è scaturito questo volume che Maggiore offre a chiunque abbia un compito educativo: Saper essere. La competenza umana fondamentale (Chiado editore, 2017, pp. 229).
Il libro è stato adottato da alcune scuole di Roma, dove l’autore ha vissuto e lavorato per diversi anni.
Essere dunque è un sapere e come tale va appreso per raggiungere ciò che i greci chiamavano "areté" e i romani "virtus". La virtù è una maestria di cui si diviene esperti. Educare, sottolinea Maggiore, viene da "educere" tirar fuori, estrarre, secondo la bella e classica immagine socratica della levatrice che non crea il bambino ma aiuta la madre a partorirlo.
Si tratta dunque di esprimere se stessi a tutti i livelli e di saper comunicare sia con le parole che con il linguaggio non verbale. Non siamo isole, ma parte di un tutto, di un organismo armonico. O che dovrebbe essere tale. A seconda del compito ricoperto nel tessuto sociale ciascuno espleta le sue mansioni.
Comunicare è sempre preceduto dall’ascolto delle emozioni. Nel libro si parla a lungo di "intelligenza emozionale". Il sorriso è un elemento fondante della comunicazione, come è stato insegnato da Norman Cousins e Patch Adams; quest’ultimo è il fondatore della "terapia del sorriso".
Un dirigente deve saper comunicare in modo efficace e con simpatia (sottolineo che la "sympatheia" è uno dei cardini della filosofia stoica); nel suo "team" sviluppa la motivazione verso il lavoro, riesce a formare un gruppo teso a un fine.
La differenza tra autorità e autoritarismo sta in un significato profondo e antitetico fra le due; autorità è rispetto per l’altro e libertà della persona, che si attua con un atteggiamento e uno stile: l’autorità non si porrà mai come fattore opprimente.
Un buon genitore ha il compito di tendere all’autonomia dei figli, esercita autorità ma non costringe, educa.
Lo sviluppo della creatività è necessario all’essere, supportato dall’esplorazione del pensiero immaginale, di cui fiabe e miti sono un elemento chiave per l’autocoscienza.
L’iter consiste nell’educare a essere ciò che originariamente si è, preservando la saggezza e l’innocenza del bambino in noi, ma con l’aggiunta della consapevolezza.
Quale sarà il peso del limite nel processo di formazione? Dove fermarsi per sapersi definire? E fermarsi fino a quando? Un limite è utile per diventare una compagine definita, ma i processi di crescita sono senza fine, comportano sempre svolte e nuovi sviluppi, pena la stasi. Il limite può essere tattica, mai strategia. Limite non significa repressione o chiusura e ancora una volta la differenza tra le due cose è sottile ed essenziale. Chiudersi come metodo o fine è un impoverimento, un appiattimento della propria esistenza e del contesto di cui si fa parte.
Scrive Renzo Maggiore (il quale, non ho avuto modo di dirlo, è laureato in Scienza della Comunicazione), in chiusa al suo saggio:
“La chiusura si sostanzia nel fermarsi al confine dei propri automatismi e abitudini sociali; l’apertura nell’atteggiamento contrario: rendere conscio l’automatismo, superare le sbarre del confine per esplorare nuovi mondi, attraverso la conoscenza, la prova del nuovo, l’emozione... La consapevolezza che dogmi e routine sono segnali di appiattimento e rappresentano la paura della novità, del diverso, dei mostri interiori, costituisce l’inizio di un cammino di recupero di un approccio sistemico innocente e creativo, quale tipicamente si rivela quello dei bambini.”
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