Sono le giornate più luminose dell’anno, è arrivata l’estate. Festeggiamo la nuova stagione, inaugurata dal solstizio del 20 giugno, con una poesia di Emily Dickinson dal titolo Sarà estate, nell’originale It will be summer.
In questa lirica Dickinson tratteggia una vivida scena estiva come se dipingesse un dipinto: parola dopo parola, pennellata dopo pennellata, l’estate prende vita, diventa abbagliante, profumata, ci invade in una sinestesia irresistibile e meravigliosa; ecco, infine, compiersi il suo miracolo.
Curiosamente la poesia It will be summer di Emily Dickinson fu scritta nel 1862, proprio lo stesso anno in cui il pittore impressionista Édouard Manet dipingeva la sua chiacchierata Colazione sull’erba che fece scandalo al Salon di Parigi poiché raffigurava un nudo femminile immerso in un ambiente rurale. La donna rappresentata da Manet è completamente nuda in uno scenario all’aperto, in mezzo a due uomini vestiti di tutto punto con giacca e cilindro: alle sue spalle vediamo un’altra donna dai contorni più sfumati, quasi fantasmatici, una bagnante pronta a immergersi nelle acque. Anche La colazione sull’erba di Manet propone, con la propria tecnica innovativa, a tratti destabilizzante, un’immagine d’estate: la nudità della donna, che sconvolse la società benpensante parigina in quanto rimandava al tabù della prostituzione, può anche essere letta come una liberazione. La nudità della donna nel mezzo del prato è anche rivelatrice della stagione nuova, del caldo che scioglie le vesti e libera le membra: la sua pelle è candida e bianca, pare brillare alla luce. Il solstizio d’estate sembra trovare il suo compimento nella Colazione sull’erba di Manet tanto quanto in Sarà estate di Emily Dickinson, che analogamente ritrae una scena di vita vera, signore e signori eleganti a passeggio in un parco dove ronzano le api, fioriscono le rose selvatiche e l’acqua brilla in uno stagno, sembra attendere il tuffo della bagnante di Manet che ora non rimane più sullo sfondo. L’estate sembra esplodere in un tripudio irresistibile di colori, odori, suoni, come un “abbagliante bouquet”.
Scopriamo testo e analisi della poesia di Dickinson dedicata all’estate.
“Sarà estate” di Emily Dickinson: testo
Sarà Estate – infine
Signore – con parasoli –
Signori a passeggio- con Bastoni –
E piccole Ragazze – con Bambole –Coloreranno il pallido paesaggio –
Come fossero un abbagliante Bouquet –
Sebbene sommerso, nel marmo-
Il Villaggio giaccia – oggi –I Lillà – curvati dai molti anni –
Si piegheranno sotto il peso purpureo –
Le Api – non disdegneranno la melodia –
Che i loro Avi- ronzarono –La Rosa Selvatica – arrossirà nello Stagno –
L’Aster – sulla Collina
mostrerà – il suo aspetto eterno –
E le Genziane del Patto – le frange –Finché l’Estate ripiegherà il suo miracolo –
Come le Donne – ripiegano – le loro Gonne –
O i Preti – ripongono i Simboli –
Quando il Sacramento – è terminato –(Traduzione di Laura Tedesco)
“Sarà estate” di Emily Dickinson: testo originale inglese
It will be Summer—eventually.
Ladies—with parasols—
Sauntering Gentlemen—with Canes— And little Girls—with Dolls—Will tint the pallid landscape—
As ‘twere a bright Boquet—
Tho drifted deep, in Parian—
The Village lies—today—The Lilacs—bending many a year—
Will sway with purple load—
The Bees—will not despise the tune—
Their Forefathers—have hummed—The Wild Rose—redden in the Bog—
The Aster—on the Hill
Her everlasting fashion—set—
And Covenant Gentians—frill—Till Summer folds her miracle—
As Women—do—their Gown—
Or Priests—adjust the Symbols—
When Sacrament—is done—
“Sarà estate” di Emily Dickinson: analisi
In questa lirica Dickinson sembra rassicurarci sull’andamento sempre uguale delle stagioni: l’estate, ci dice, infine arriverà, come sempre. Da attenta osservatrice dei fenomeni naturali, la poetessa scruta gli indizi che si fanno anticipatori dell’inizio della stagione estiva: tornano elementi ricorrenti nell’immaginario dickensoniano, tra i quali troviamo le api che la poetessa definiva “bollettini dell’immortalità”. Anche in Sarà estate le api si fanno annunciatrici, sembrano tenere fede a un’antica promessa. Ogni immagine è vivida in sé e, al contempo, rappresenta un simbolo: Dickinson adatta ogni elemento del contesto alla sua rappresentazione, proprio come il pittore Manet nel dipingere il suo quadro. Un’altra presenza pervasiva, in questa lirica, è data dai fiori, ciascuno è nominato con il proprio nome e si fa messaggero di una sensazione precisa. Forse non tutti sanno che Emily Dickinson era un’esperta di botanica: era tanto affascinata dalla materia da decidere di tenere un proprio erbario in cui teneva piante e fiori essiccati e li catalogava uno a uno con i precisi nomi latini. Memorizzava i nomi dei fiori silvestri, selvatici, sapeva esattamente dove trovarli e perché; tutto questa conoscenza veniva riplasmata poi nella sua poesia, come in Sarà estate in cui appaiono i lillà, la rosa selvatica, l’aster o astro (la pianta lilla dai fiori a forma di margherita) e le genziane.
Infine, nell’ultima strofa, compare un altro elemento caro a Dickinson: il tema religioso. Il sacerdote viene paragonato alla donna di casa che ripiega i vestiti nell’armadio per prepararsi alla stagione nuova: il “miracolo dell’estate”, afferma la poetessa, si compie e si rispecchia anche in questi piccoli gesti quotidiani. Viene così istituita la metafora che fa da sfondo all’intera lirica: Emily Dickinson in It will be summer ci sta dicendo che la vita stessa è una stagione. La nascita è la primavera, mentre la vecchiaia e la morte sono l’inverno; ma, nel mezzo, potremo vivere una sola, interminabile estate. I sacramenti religiosi, osserva la poetessa vestita di bianco, riflettono l’andamento delle stagioni e, dunque, dell’esistenza: battesimo, matrimonio, estrema unzione; anche il prete ripone i suoi simboli, prepara l’altare, il pane e il vino per accogliere un nuovo inizio.
When Sacrament—is done—
La conclusione lapidaria, che sembra quasi sospesa, come ci suggeriscono i due trattini, avvera l’allegoria religiosa dell’estate: l’estate è un miracolo, l’estate è un sacramento che si è compiuto, qualcosa di atteso e, infine, perfettamente compiuto in sé stesso. Interessante notare come, nelle poesie dedicate all’estate, la poetessa di Amherst sia sempre pronta a coglierne i moti, i segnali, persino i presagi della sua fine come in L’estate è finita. L’agonia dell’estate è un avvertimento, proprio come lo è il suo annunciarsi, riflesso in questi versi perfettamente ritmati: la stagione estiva nella poesia di Dickinson è sempre compimento, ciò che riempie i vuoti, le mancanze, l’evento che scorpora la nostalgia e non le dà più ragione d’esistere.
Emily Dickinson amava l’estate tanto da identificarsi totalmente con la stagione, da desiderare essere estate, come ci dimostrano i versi di Fa ch’io sia per l’estate, in cui appare chiaro come per la poetessa l’estate sia promessa di eternità in quanto canto vitale e tripudio di vita.
Fa ch’io per te sia l’estate
Quando saran fuggiti i giorni estivi! (...)E tu coglimi, anemone,
Tuo fiore per l’eterno!
Dai passatempi estivi dei signori eleganti, che passeggiano nel parco godendo dei tiepidi raggi del sole, sino al rinnovamento portato dalla natura che emerge nel contrasto dei fiori vivaci che spezzano l’immobilità del paesaggio invernale, tutto è pronto, infine, per accogliere l’estate. Anche La colazione sull’erba di Édouard Manet, proprio come la poesia di Dickinson, proponeva dei contrasti molto netti tra luce e ombra, tanto da far pensare che il quadro potesse essere stato dipinto in un interno. La luce sembra pallida, eppure la scena è indubbiamente estiva, come ci suggeriscono il picnic, il corpo nudo della donna, la bagnante sullo sfondo. La poesia di Dickinson fa proprio lo stesso contrasto - luce e ombra - non indulge nelle sfumature e, così facendo, alimenta nel lettore una sensazione d’attesa: nella parte centrale è presente un rimando al pallore del sole e ai ghiacci dell’inverno (la metafora della staticità del marmo è un rimando all’immobilità del ghiaccio che congela la naturanella sua morsa).
Nel finale il “miracolo dell’estate” finalmente si compie, dopo molti preparativi, ed avvera la nostra gioia: siamo come storditi dal trionfo dell’estate, perché Dickinson ci ha immerso nei suoi colori, nei suoi profumi, nella sua vividezza, ha intessuto il paesaggio attorno a noi con rose e api ronzanti, come se stesse allestendo una scena, e poi ci ha messo in mezzo, permettendoci di cogliere tutto lo stupore incantato della stagione opposta all’inverno.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Sarà estate” di Emily Dickinson: la poesia da leggere per il solstizio d’estate
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