Scatto matto
- Autore: Vania Colasanti
- Genere: Storie vere
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2013
Scatto matto (Marsilio, 2013) di Vania Colasanti è l’avventurosa storia di Adolfo Porry-Pastorel, fotografo e artista considerato il padre del fotogiornalismo italiano e il precursore dei paparazzi (Tazio Secchiaroli, il fotografo che ispirò Federico Fellini, fu uno dei suoi allievi nell’agenzia Vedo).
Consiglio la lettura di questo libro a tutti i fotoreporter più o meno arrembanti, ai corrispondenti dai fronti di guerra, a chi lavora in un’agenzia fotogiornalistica, ma anche a tutti coloro che hanno solo la curiosità di scoprire cosa significava fare fotografia quando, non solo non esisteva Internet, ma persino le moderne rotative erano un miraggio lontano.
Adolfo Porry-Pastorel, come ricorda il sottotitolo di questo libro, è stato infatti il padre dei fotoreporter italiani. Geniale precursore, fu una vera e propria spina nel fianco di Mussolini, del quale riuscì a pubblicare svariate foto non sempre propriamente autorizzate dal regime. Come accadde nel 1938, quando affidando il suo prezioso rullino fotografico ad un piccione viaggiatore, era riuscito a far stampare le foto del Duce sulla nave prima ancora che la corazzata Cavour attraccasse nel golfo di Napoli. Episodio di una carriera intrapresa già agli inizi del secolo.
“Il temerario spilungone”, come lo chiamava Giovanni Giolitti, aveva già documentato dal fronte la guerra 1915-18. Nel 1924 si era improvvisato investigatore per aiutare Velia Titta Matteotti, moglie dell’appena scomparso Giacomo Matteotti. Sua anche la famosa foto di Mussolini che trebbia il primo grano di Pontinia nell’agosto del 1936.
Uomo dalle grandi intuizioni Porry-Pastorel, al punto di inventarsi una camera oscura mobile in un furgoncino, per poter sviluppare le foto migliori direttamente in loco e poterle poi trasmettere subito in telefoto o a mezzo “valigia telefotografica”. Sempre sue pure le drammatiche foto-verità del bombardamento del quartiere romano di San Lorenzo del luglio 1943.
Nel dopoguerra invece, scomparso il protagonista assoluto delle cronache di quegli anni, “il cavalier Benito Mussolini”, Pastorel si innamorò del cinema arrivando a fotografare tutti i divi e le dive di quegli anni.
Finché nel 1952, dopo essere stato eletto sindaco di Castel San Pietro Romano (il set, per suo interessamento, del film Pane amore e fantasia e relativi sequel), dopo un infarto, si ritirava silenziosamente dalla scena affidando ai suoi fidati fotografi il compito di mantenere alto il nome dell’agenzia Vedo. Sarebbe morto nell’aprile del 1960, in conclusione di una vita avventurosa come nessun’altra.
Scatto matto. La stravagante vita di Adolfo Porry-Pastorel, il padre dei fotoreporter italiani. Ediz. illustrata
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