Schiava di Picasso
- Autore: Osvaldo Guerrieri
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Neri Pozza
- Anno di pubblicazione: 2016
“Schiava di Picasso” (Neri Pozza, 2016) del critico teatrale de La Stampa Osvaldo Guerrieri narra la complessa e tormentata relazione fra la fotografa, poetessa e pittrice francese, di origini croate, Dora Maar e il famoso pittore surrealista spagnolo Pablo Picasso.
A partire da quel gennaio 1936 in cui avvenne l’incontro – al celebre Deux Magots, il caffè parigino frequentato da artisti di spicco, fra cui Picasso e il poeta e amico Paul Eluard –, i due sono stati inseparabili. Nonostante Picasso fosse già sposato con Olga e padre del piccolo Pablo; nonostante la costante presenza di Marie-Thérèse e la figlia Maya, la seconda famiglia che egli aveva formato.
Quello con Dora è un legame basato sull’attrazione fisica – "Tu sei la più bella, l’ho sempre pensato” –, ma anche intellettuale. La donna, abile nell’arte della fotografia, lo ritrae nel pieno della sua attività pittorica: in camicia bianca e sbottonata; con la canotta a righe; con o senza la cravatta; mentre fuma e intanto crea capolavori che avranno un riscontro mondiale.
Ma soprattutto, Dora e Picasso sono legati da quella bizzarria che annuncia ogni cambio d’umore e che spesso accomuna gli artisti. Lui è stato attratto da un gioco pericoloso che Dora ha messo in atto proprio a un tavolino dei Deux Magots, allorquando ha aperto la mano guantata a ventaglio e, estraendo dalla borsetta un coltello, ha iniziato a pugnalare a gran velocità gli spazi fra le dita. Si è anche ferita, certo, e il pittore ha voluto in dono quel guanto macchiato di sangue.
La chiama, Picasso. La vuole. Ma talvolta la umilia. Mentre dipinge è talmente preso dalla sua concezione che le dice di andarsene e di non farsi più vedere.
“Non sarà mai di alcuna donna”
l’aveva messa in guardia la madre di lui.
“Picasso è solo della sua arte”.
E se ne rende presto conto Dora che passa la vita a cercare di compiacere l’uomo che ama. A elemosinare la sua presenza, riscoprendosi talvolta ad implorarlo di concederle del tempo da trascorrere insieme.
Un uomo, Picasso, certamente genio nel suo campo, ma dalla personalità istrionica anche nel privato. Autocelebrativo, persino in amore. Egocentrico; capriccioso e desideroso di primeggiare. Crudele nel ferire le persone che ama. Un uomo che, in fondo, ama solo se stesso.
Sono gli anni della seconda guerra mondiale; del comunismo avversato e da tener celato; del fascismo che arriva agli eccessi; di un Hitler che, nel suo delirio, domina la scena politica. Sono gli anni in cui Picasso dipinge “Guernica”, e Dora lo ritrae proprio nell’atto di dare al suo pubblico questo importante emblema delle atrocità perpetrate dalla guerra.
Picasso si diverte a tormentarla; a farla ingelosire; a metterla davanti al fatto compiuto per più volte, facendola incontrare con le altre sue “mogli” e la sua famiglia allargata.
Quel Picasso vanitoso, “l’aguzzino con le movenze di un torero”, che non porta mai soldi con sé ma baratta tutto con ritratti improvvisati, ha la vita di Dora Maar in pugno.
“Non era facile trovare un punto d’equilibrio e forse era inutile cercarlo. Dora aveva capito che esisteva un solo modo per evitare la guerra: non dichiararla. L’unica mossa possibile era chinare la testa e obbedire a Picasso in tutto, anche nei capricci e nei malumori. Doveva agire così se lo amava, se veramente teneva a lui e se non voleva perderlo”.
E a Dora, ormai, soprannominata dal suo uomo “la femme qui pleure” (la donna che piange), non rimane altro che raccogliere i cocci di un amore finito.
Osvaldo Guerrieri è stato bravo a raccontare questa storia, dal punto di vista del biografo che riferisce i fatti. La sua prosa, scorrevole, non giudica. Quasi se ai misteri dell’amore e della mente umana non vi fosse logica, ma solo istinto.
“Schiava di Picasso” è un’opera che mette in luce quel lato dell’artista che tutti conoscevano ma che nessuno aveva il coraggio di narrare apertamente.
Dora e Picasso. Mai così pericolosi, come un artista avido di celebrazione e una donna fragile e, sopra ogni cosa, innamorata.
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