Se potessi rivederti
- Autore: Marc Levy
- Categoria: Narrativa Straniera
Ogni romanzo di successo chiama a gran voce un seguito. Succede anche con i film e con gli sceneggiati televisivi, e succede soprattutto se l’opera originale ha un finale “aperto” o “nebuloso”, che lascia colui che ne usufruisce in una sorta di limbo nel quale, secondo i punti di vista, è libero di immaginarsi ciò che più gli piace o si sente defraudato di una vera e propria conclusione. “Se solo fosse vero” aveva infatti lasciato un grande punto interrogativo nella mente dei lettori. Forse l’autore prevedeva di pubblicarne un seguito, forse invece il progetto è stato consequenziale alla popolarità del primo romanzo: fatto sta che, alcuni anni più tardi, Marc Levy ha pubblicato questo secondo libro dal titolo “Se potessi rivederti”, con l’intento evidente di regalare un finale appropriato alla storia di Arthur e Lauren.
In effetti, “Se potessi rivederti” è del tutto dipendente da “Se solo fosse vero”, ed è assolutamente sconsigliabile affrontarne la lettura senza prima aver letto il primo romanzo. A parte i personaggi, che ovviamente sono gli stessi del primo libro (tranne la nuova ragazza di Paul ed il saccente e scriteriato dottorino che è stato compagno d’università di Lauren), sono le stesse situazioni ad essere inevitabilmente ancorate al romanzo precedente, per cui il lettore che non avesse dimestichezza con esso si troverebbe spiazzato e, dopo pochi capitoli, sicuramente annoiato.
È proprio questo il punto: per il prolungarsi di alcune situazioni ed il ripetersi di altre in modo “speculare”, questo libro dà piuttosto l’impressione di non costituire altro che un lungo finale per il romanzo precedente. Ritroviamo Arthur, che ha passato un periodo all’estero per dimenticare Lauren, senza peraltro riuscirci, ed il suo amico Paul, che lo aspetta con ansia per dargli una mano nella sua “rinascita”. Ma il destino gira e anche Arthur rimane vittima di un incidente: è allora che Lauren riappare nella sua vita, e la situazione si rovescia. Nel frattempo, la madre di Lauren ed il Professore che la considera la sua migliore allieva e quasi la sua “figlioccia” devono fare i conti con il proprio rimorso per avere preso, a suo tempo, la decisione di praticarle l’eutanasia.
Proprio questo conflitto morale ed emotivo avrebbe potuto, a mio parere, ricoprire molta più importanza nella narrazione, fino a costituirne addirittura il fulcro. Invece viene trattato superficialmente, senza una significativa analisi psicologica, e risolto in modo sin troppo frettoloso. La narrazione si snoda attraverso scene ed accadimenti che sembrano la copia in carta carbone di quelli precedenti, fino a raggiungere la conclusione più scontata. E’ un peccato, perché lo stile narrativo appare molto più coinvolgente rispetto a quello del primo romanzo: in particolare ho apprezzato molto il susseguirsi di brevissimi paragrafi che saltano da un personaggio all’altro, raccontando i gesti banali di ciascuno di essi in quel momento, quando l’autore vuole dare l’idea dei secondi che passano lenti, lievi, centellinati, per rimarcare il momento drammatico di un’operazione o di una trepidante attesa. Quello che manca è un’idea nuova, una trama indipendente.
Detto questo, chi ha amato il primo romanzo leggerà con molto piacere anche il secondo e si appassionerà sognando un sentimento che va al di là non solo della lontananza, ma anche del destino. E ogni tanto, sognare fa bene!
Se potessi rivederti
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è un libro molto emozionante, ne sono rimasta affascinata. Ho scoperto Levy da poco, e sono stata veramente contenta di ’scoprirlo’ perché riesce a trasmettere cose assurde e riesce a far sognare, cosa molto difficile di questi tempi.