Le tracce della seconda prova per la simulazione della Maturità 2019 sono state rese note e i ragazzi nella giornata di oggi avranno 6 ore per fare la traduzione, rispondere alle domande e analizzare il testo nei punti di confronto. Per il Liceo classico in questo esame di Stato 2019, come si era detto anche quando Bussetti ha presentato le prove, saranno richieste sia le conoscenze di Greco che quelle di Latino. Una prima parte della traccia della simulazione per il classico richiede infatti di tradurre un passo dal Latino all’Italiano e confrontarlo poi con un testo simile in Greco, di cui viene però data la traduzione. Si chiede inoltre di rispondere alle domande che vengono poste sotto il testo, in modo da mostrare di aver compreso le peculiarità della traccia data.
Di seguito vediamo quindi la traduzione della simulazione della seconda prova per il classico, vediamo come si dovrà rendere in Italiano il il testo di Tacito, così da impostare nel migliore dei modi la traccia data. Passeremo poi ad effettuare un confronto con il testo Greco in traduzione e rispondere alle domande che sono state proposte agli studenti. Il confronto richiesto è invece quello con il testo di Cassio Dione che narra la stessa vicenda, ma da un punto di vista ben diverso.
Seconda prova liceo classico: traduzione di Latino per il classico
La seconda prova multidisciplinare proposta per l’esame di Stato 2019 è il vero incubo degli studenti, dal momento che vale la bellezza di 20 punti e che viene sperimentata per la prima volta. La prova è stata pubblicata sul sito del Miur intorno alle ore 8:30, in modo da dare il tempo necessario ai ragazzi di svolgere tutti i passaggi e le domande che sono state poste.
Per il Liceo classico il testo della simulazione è quello che trovate di seguito, che richiede di tradurre un testo dalla lingua latina tratto dagli Annales di Tacito.
IL testo dato alla simulazione è un passo che non mostra grandissime difficoltà, si tratta del VI libro degli Annales di Tacito e il passaggio è il seguente:
Nam ea tempestate qua Seiani amicitiam ceteri falso exuerant ausus est eques Romanus M. Terentius, ob id reus, amplecti, ad hunc modum apud senatum ordiendo: ’fortunae quidem meae fortasse minus expediat adgnoscere crimen quam abnuere: sed utcumque casura res est, fatebor et fuisse me Seiano amicum et ut essem expetisse et postquam adeptus eram laetatum. Videram collegam patris regendis praetoriis cohortibus, mox urbis et militiae munis simul obeuntem. Illius propinqui et adfines honoribus augebantur; ut quisque Seiano intimus ita ad Caesaris amicitiam validus: contra quibus infensus esset, metu ac sordibus conflictabantur. Nec quemquam exemplo adsumo: cunctos qui novissimi consilii expertes fuimus meo unius discrimine defendam. Non enim Seianum Vulsiniensem set Claudiae et Iuliae domus partem, quas adfinitate occupaverat, tuum, Caesar, generum, tui consulatus socium, tua officia in re publica capessentem colebamus.
La traduzione del testo è la seguente:
Nel tempo in cui tutti gli altri smentivano, mentendo, l’amicizia con Seiano, il cavaliere romano Marco Terenzio, accusato di questa, ebbe l’ardire rivendicarla, argomentando in questo modo in senato: "Forse gioverà meno al mio destino ammettere l’accusa che negarla: ma qualunque cosa succeda, confesso d’essere stato amico di Seiano, d’aver desiderato di esserlo e dopo esserlo divenuto, esser stato lieto. L’avevo visto collega di mio padre al comando delle coorti pretorie e ben presto rivestire funzioni civili e militari. I suoi parenti e congiunti salivano la scala del potere; più si era intimi di Seiano, più titoli si avevano all’amicizia di Cesare; al contrario se (Seiano) mostrava ostilità a qualcuno, quello stava in preda a paure e miserie. Non prenderò ad esempio nessuno: difenderò, a mio solo rischio, tutti quelli che, come me, sono stati estranei ai suoi ultimi intrighi. Noi infatti non onoravamo in Seiano il cittadino di Bolsena, ma una parte della casa Giulia e Claudia, che aveva occupato per parentela, onoravamo il tuo genero, Cesare, il tuo collega nel consolato, l’uomo che assolveva compiti come i tuoi nello stato.
Dopo aver tradotto la versione si dovrà passare ad effettuare un confronto tra il modo che ha Tacito di raccontare la vicenda e Cassio Dione, che narra lo stesso avvenimento, ma questa volta in lingua greca. Il passaggio viene dato in traduzione e si deve procedere a effettuare un confronto tra due testi che raccontano lo stesso avvenimento, ma in modo differente. Nel testo di Cassio Dione infatti la figura centrale è quella di Seiano, ormai morto e incolpato di ogni male, un personaggio che una volta caduto dalle grazie dei romani ha perso ogni tipo di importanze. Nel testo di Tacito invece è lo stesso Marco Terenzio che parla in prima persona, che si difende di fronte alle accuse che gli sono state avanzate e soprattutto che descrive la figura di Seiano.
Nel primo testo vediamo infatti un’umanizzazione molto più profonda del personaggio, l’amicizia con Seiano era un passaggio quasi necessario per fare carriera ed entrare nelle grazie di Cesare. Nel testo di Dione invece la questione è differente, l’attenzione si focalizza sul momento di decadimento della vita di Seiano, quando ormai privo di tutta la sua importanza viene deriso da tutti. Si lascia poi cadere un velo di colpa sul cavaliere Marco Terenzio, che viene mostrato come un colpevole che però non verrà mai punito, perché scaricherà le sue colpe sul corpo ormai esanime dell’ex amico.
Gli studenti dovranno poi rispondere alle domande poste che chiedono di analizzare alcuni punti dei due brani, di metterli a confronto e di illustrare le caratteristiche richieste. Senza dubbio la parte più impegnativa della simulazione della seconda prova è la traduzione, anche se non si tratta di un testo particolarmente complesso. In caso la versione della maturità dovesse essere simile a questa gli studenti di certo non avranno problemi a svolgere un ottimo lavoro, dato che le difficoltà del testo non sono insormontabili.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Seconda prova Liceo classico: traduzione del testo degli Annales di Tacito e confronto con Cassio Dione
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