Senofonte “Ateniese Filosofo Ed Istorico Eccellentissimo”, così viene definito il grande autore greco sul frontespizio di alcuni antichi manoscritti latini. Questa definizione altisonante ci offre un buono spunto da cui partire per analizzare la vita e le opere di colui che fu il “primo filosofo che scrisse di Storia”.
Gli antichi gli attribuirono anche un altro epiteto, quello di musa dell’Attica (Attikè Moùsa), perché la lingua adoperata da Senofonte venne considerata esempio di buona parlata dell’Atene del V-IV secolo. Improntata alla “semplicità e alla schiettezza”, la lingua senofontea era l’espressione della civiltà di un intero popolo, tuttavia a ben vedere non era puramente “greca”, in quanto i numerosi viaggi compiuti da Senofonte condizionarono il suo stile e il suo linguaggio arricchendolo di forestierismi.
È stato definito “autore dal respiro corto e dalla frase allentata” per distinguerlo, in opposizione, da Tucidide che invece è uno storico noto per la sua prolissità e complessità. La prosa di Senofonte è semplice, spezzata, non presenta virtuosismi retorici, gli valse la menzione di ape attica poiché la sua caratteristica peculiare era ciò che gli antichi chiamavano aphèleia, ovvero l’incarnazione della semplicità e della primitività positiva.
Di Senofonte ci sono pervenute intatte tutte e quattordici le opere, il che lo rende una delle principali fonti per quanto riguarda la storiografia antica. La vastità della sua opera - non solo storiografica - ci restituisce appieno la complessità della sua persona: era un uomo d’azione, uno stratega militare, ma anche un amante della vita di campagna, di attività all’aria aperta quali la caccia e l’equitazione e della riflessione filosofica.
Scopriamo la sua vita e le sue opere.
Senofonte: la vita
Grazie alla biografia scritta da Diogene Laerzio sappiamo che Senofonte fu figlio di Grillo e Pandora e nacque ad Atene, attorno al 441 a.C., nel demo di Erchia.
In questo testo ci viene presentato anzitutto come discepolo di Socrate e divulgatore del suo pensiero.
La biografia di Diogene dunque ci presenta Senofonte anzitutto come filosofo; viene definito infatti socraticus e lui si attribuisce il tratto d’unione tra Socrate e Aristotele.
Eppure le prime opere di Senofonte furono opere storiche, nonostante non ci fosse in lui la piena attitudine dello storico e tendesse, più che altro, a divagazioni novellistiche; motivo per cui oggi si definisce Senofonte perlopiù come scrittore. Lui stesso, sin da giovane, non dimostrò la piena attitudine del filosofo: aveva uno spirito inquieto e sognava di combattere in terre lontane. Immaginava per sé un futuro di guerriero o di stratega.
Tra i discepoli di Socrate lui non era certo il prediletto, anzi, spesso contravveniva agli insegnamenti del suo maestro, con un fare indisciplinato. Quel giovane scolaro ribelle e indocile, tuttavia, riservava sorprese.
“L’Anabasi”, la prima opera di Senofonte
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La sua prima opera fu l’Anabasi, il cui titolo significa “salita”, che narra la spedizione di Ciro Il Giovane contro suo fratello, il re di Persia Artaserse II.
All’impresa prese parte lo stesso Senofonte, insieme ad altri diecimila soldati mercenari. Pare che il giovane Senofonte decise di partecipare alla spedizione nonostante il suo maestro, Socrate, fosse in disaccordo; fu convinto da un amico, Prosseno, che proprio come lui ignorava quale fosse il vero scopo dell’impresa. Ciro infatti aveva taciuto ai soldati il suo vero obiettivo, facendo loro credere che volesse semplicemente sottomettere alcune tribù barbare che si erano ribellate.
Fu così che Senofonte, ignaro, assistette alla disfatta di Ciro e al terribile evento: durante lo scontro il re fu sconfitto dalle truppe di Artaserse e morì sul campo di battaglia. I comandanti dell’esercito greco furono catturati dai nemici, torturati e uccisi, mentre i soldati dell’esercito muovevano in ritirata. Senofonte ebbe un ruolo chiave di stratega in quel frangente, poiché mostrò agli altri mercenari le tattiche della ritirata. Senofonte si ritrovò a far da guida a questo numeroso esercito attraverso i deserti, i monti e i ghiacciai dell’Asia, sino a ricondurli sani e salvi sulle rive del Mar Nero.
Questo è quel che accadde al giovane Senofonte e anche la trama principale dell’Anabasi, la sua prima opera che riportava pedissequamente le sue memorie militari della guerra cui aveva partecipato nel 401 a.C. Perché non fosse riconosciuto il significato autobiografico dell’opera l’autore decise di firmarsi con lo pseudonimo di Temistogene di Siracusa e avrebbe scritto l’intero testo in terza persona, evitando così l’insidia della prima che poteva suggerire maggiore identificazione.
Tornato dall’impresa, Senofonte si arruolò con il corpo di spedizione spartano dell’Asia Minore, trovandosi così a combattere contro la sua stessa patria, Atene, dalla quale era stato esiliato. In tutte le sue opere l’autore esprime sincera ammirazione per la società di Sparta, che preferiva di gran lunga alla democrazia ateniese. Fu anche il primo ad avviare una sorta di fratellanza tra i greci e i cosiddetti “barbari”: nell’Anabasi infatti Senofonte elegge uno straniero, un persiano, come esempio di Kalokagathìa, ovvero ideale di perfezione fisica e morale.
Un punto di vista molto moderno, che sarebbe stato adottato in seguito da un grande condottiero, Alessandro Magno, successore ideale di Ciro.
L’esilio e gli ultimi anni di Senofonte
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In onore all’amata Sparta, che gli aveva tributato molti onori, Senofonte compose la Costituzione degli Spartani in cui esalta la legislazione di Licurgo come esempio di buona costituzione.
Seguirono le opere dedicate al Maestro Socrate, dai Detti Memorabili all’Apologia. Sempre a Sparta avrebbe dedicato L’Agesilao, una biografia celebrativa del re Spartano, scritta dopo la sua morte.
Dedicò gli ultimi anni della sua vita alla scrittura di opere di carattere tecnico che oscillavano tra il pedagogico e il tecnico-militare: in Sull’equitazione parla di cavalli ma anche di cavalleria; mentre nell’Ipparchico riflette sul ruolo di comandante di cavalleria; in L’Economico, invece, compone un elogio della vita familiare e agreste.
Nei suoi ultimi anni infatti Senofonte smise di combattere e si ritirò a vita privata in campagna, nella località di Scillunte, dove viveva con la moglie e i figli, Grillo e Diodoro. In seguito gli sarebbe stato revocato l’esilio dalla città di Atene, alla quale lui decise di non fare più ritorno. Vi ritornò il figlio Grillo, invece, che morì nella battaglia di Mantinea.
Senofonte scrisse un’ultima opera, Poroi, nella quale elargiva consigli utili su come risanare l’economia ateniese. Fu un ultimo, tardivo, riavvicinamento con la sua patria. Morì ormai anziano, gravato dagli anni e dai dolori, dopo il 354 a. C., all’età di novant’anni.
Senofonte: le opere storiche, socratiche e tecnico-militari
A questo grande autore greco, considerato appunto “il primo filosofo della Storia”, dobbiamo alcune importanti opere storiografiche (tra le quali Costituzione degli Spartani, le Elleniche e la celebre Anabasi), ma soprattutto le opere socratiche, che ruotano attorno alla figura di Socrate, di cui Senofonte era stato allievo, e ci tramandano i suoi insegnamenti, come la celebre Memorabili o Detti memorabili di Socrate. Tra queste ricordiamo l’Apologia, il Simposio, giudicate comunque inferiori rispetto alle opere omonime di Platone.
Infine Senofonte si distinse per le opere tecniche, nelle quali oggi potremmo scorgere un esempio ante litteram di “Manuale per principianti”: tra queste ultime opere troviamo Sull’equitazione, Ipparchico e Sulla caccia coi cani, nota anche come Il Cinegetico, dedicata alla sua attività preferita che Senofonte, da illustre aristocratico qual era, non rinunciò mai a praticare nel corso della sua vita.
Tutte le opere dell’autore ateniese, persino quelle in apparenza più tecniche, si intrecciano alla sua autobiografia, fornendoci così un ritratto a tutto tondo di un uomo di cultura e di azione che seppe vivere appieno il suo tempo.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Chi era Senofonte, l’autore greco definito la “Musa dell’Attica”
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