Senza respiro
- Autore: David Quammen
- Genere: Scienza
- Casa editrice: Adelphi
- Anno di pubblicazione: 2022
David Quammen nel suo ultimo libro Senza respiro (Adelphi, 2022. Traduzione di Milena Zemira Ciccimarra) ci offre la migliore ricostruzione possibile delle vicende legate alla pandemia di Covid-19, ossia la vera storia degli scienziati all’opera contro la tragedia.
Quando un decesso era attribuito alla peste, la famiglia del defunto era messa in quarantena e tutte le suppellettili di casa dovevano essere bruciate.
Scriveva così Carlo M. Cipolla nel 2012, nel libro Il pestifero e contagioso morbo, dedicato alla peste del ‘600.
Di conseguenza, i medici ricevevano senza dubbio pressioni perché registrassero il decesso attribuendolo a una malattia diversa dalla peste.
Chissà che queste opportunistiche preoccupazioni materiali non abbiano contribuito nel tempo a irrobustire un tratto psicologico tipico delle pandemie: la rimozione, il rifiuto di riconoscerle come tali. Ne sappiamo qualcosa - ciò non ha impedito per fortuna al pubblico dei lettori italiani di appassionarsi al lavoro meritorio di David Quammen.
I suoi libri, tutti editi in Italia da Adelphi, vendono bene: lo scrittore lo si è visto anche recentemente in tv e ha partecipato a un piccolo ma assai seguito tour in diverse località della penisola.
I suoi lettori sanno che David Quammen ci aveva avvertito molti anni fa, da scrittore attento di cose scientifiche, partecipe sul campo, sulla possibilità che virus nuovi, esplosivi avrebbero potuto fare molti danni. Spillover, dal titolo di un suo libro famoso, è diventato un termine, il termine diremmo, decisivo per capire il cosa e il perché dei tragici accadimenti che sappiamo – il passaggio di un virus da un animale “serbatoio” all’uomo, causa del Covid-19.
Ora che la pandemia forse è alla fine - almeno nei suoi esiti più catastrofici - i suoi dispacci dall’ambiente scientifico continuano tuttavia a essere fondamentali, per la semplice ragione che altre pandemie potrebbero verificarsi. Lo stesso Quammen ha recentemente dichiarato che avrebbe preferito sbagliarsi – tant’è.
Senza respiro (Adelphi, 2022), il nuovo libro di Quammen, si concentra soprattutto sul lavoro che scienziati, virologi, medici, epidemiologi hanno fatto per ridurre al minimo possibile la tragedia.
Scienziati sconosciuti ai più che compongono il quadro meritevole di una pagina di storia, a partire dai medici cinesi che nelle settimane fra la fine del 2019 e l’inizio del 2020 cominciarono a scambiarsi allarmi su WeChat, e poi via via dati sempre più precisi fino alla sequenza di un frammento di genoma sufficientemente significativo per riconoscere un nuovo Coronavirus del tipo Sars.
Tempo pochi giorni e arrivò ProMed, “un servizio di segnalazione via e-mail” dal quale emerse che alcuni fra i ricoverati per una strana polmonite negli ospedali di Wuhan frequentavano il locale wetmarket.
“Non si può pensare a un posto migliore per il verificarsi di un evento zoonotico”
disse il biologo Edward Holmes a David Quammen. Seguirono le prime pubblicazioni sulle riviste accreditate e su siti come il Virological. Poi giunsero le dichiarazioni ufficiali dell’OMS. Presto, quando in poche settimane la tragedia arrivò in Europa e in America, il più noto immunologo americano, Anthony Fauci, avrebbe dovuto scontrarsi pubblicamente con Trump – e non mancarono le minacce di morte dei no-vax. Da noi i tifosi bergamaschi festeggiarono in massa una partita di Champions della loro Atalanta. Leggerezza prima e, subito dopo sgomento, panico, il rifiuto di crederci.
Intanto David Quammen annotava tutto e capì presto che questa apocalisse sarebbe stato l’argomento del suo nuovo libro. E come con gli altri, avrebbe – questa volta senza potersi muovere da casa – intrecciato contatti (a distanza) con gli studiosi, gli scienziati, e i medici che combattevano sul campo, chi negli ospedali chi nei laboratori per trovare farmaci, terapie, vaccini.
Lo sgomento presto sarebbe stato anche il suo – il nostro - verso il manifestarsi di un crollo della mente adulta che ripeteva i vecchi meccanismi mentali di epoche in cui la scienza aveva possibilità infinitamente minori di quelle odierne: per larghi strati di popolazione in varie parti del mondo era la rimozione a farla da padrona, il rifiuto stesso della realtà che un virus potesse tanto, l’ammorbante paranoia di famigerati complotti. Ancora l’esibita, stucchevole idiosincrasia per il pensiero scientifico – si ricordano esagitati no-vax esporre un cartello con la scritta “Basta con la scienza”, accompagnato da improperi contro chi non avrebbe avuto sufficiente senso critico. Che significava un attacco globale non solo ai virologi ma ai genetisti, ai matematici, agli epidemiologi, agli immunologi etc – di molti di loro in questo libro si raccontano le vicende.
I virus, ricorda Quammen, sono presenti da sempre. E i più non hanno conseguenze drammatiche per la specie umana – bisognerebbe studiarli di più e meglio, conoscerne la grammatica, codificata in tre momenti darwiniani: “copiarsi e moltiplicarsi il più possibile; estendersi nello spazio geografico; estendersi nel tempo.”
Il problema nasce quando virus per così dire acclimatati in un determinato ambiente, a distanza di sicurezza da quello umano, ci finiscono addosso per l’irresponsabilità delle nostre azioni.
La lezione di Quammen sta nel comprendere che siamo dentro un tessuto continuo, una rete che tiene insieme le creature della terra, in cui i cambiamenti determinati dalla deforestazione, gli squarci che si aprono sempre più devastanti nell’equilibrio di ambienti millenari, la produzione di energia che ancora si affida ai combustibili fossili, gli allevamenti intensivi, il commercio di animali selvatici - tutto ciò ha spianato la strada a nuovi possibili agenti patogeni contro i quali non avevamo difese. E in qualsiasi modo proceda la storia del virus che ha afflitto milioni di persone negli ultimi anni, altri ne arriveranno: è inevitabile, la storia della vita sulla terra comprende alcuni capitoli i cui protagonisti dovrebbero prendere il nome di virus e batteri devastanti quanto le guerre più tragicamente ricordate.
Quammen – chi lo ha seguito in questi anni lo sa bene – ha sempre insistito su quelli che in questo libro definisce “Gli avvertimenti”, i segnali che da anni indiziavano un pericolo serio, nuovo, una potenziale catastrofe. Gli esperti di malattie infettive, al solito, non furono ascoltati, accadeva già prima del giro di millennio, in particolare sui virus a Rna, per “la loro capacità di adattarsi a nuovi ospiti”, secondo le ricerche di Donald Burke.
La storia di Ali Khan del NCZVED invece Quammen la raccontò già in Perché non eravamo pronti (Adelphi, 2020): quello che ci mancava era l’immaginazione, sosteneva l’epidemiologo, nonostante l’insegnamento che avremmo dovuto trarre dalla gestione della prima Sars a Singapore.
Immaginazione carente specie nelle teste dei decisori, di politici come gli ex presidenti Trump o Bolsonaro, responsabili anche di aver rinfocolato la rinnovata caparbietà, le cattive illusioni di troppe persone inclini a negare la realtà, a minimizzarla, oppure a vagheggiare complotti e presunte macchina cospiratorie.
Decisori scellerati che non si sono mai fermati, nemmeno davanti a 6,5 milioni di morti.
Senza respiro. La corsa della scienza per sconfiggere un virus letale
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