Separazioni
- Autore: Alessandra Mattioli
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Italiana
Dopo Le stelle sono zitelle (Manni, 2006) eccomi al secondo appuntamento con i racconti dell’autrice Alessandra Mattioli. In realtà Separazioni è la sua prima raccolta, pubblicata da Edizioni Empiria nel 1998.
È difficile recensire una raccolta di racconti, si corre il rischio di cadere nella descrizione della trama dei singoli aneddoti, togliendo tra l’altro curiosità e magia alla lettura. Quando però i racconti stessi, ed è la seconda volta che mi capita con questa scrittrice, riescono a farsi ponte tra gli eventi narrati e un’emozione intima personale, allora la cosa si fa seria e merita sicuramente una riflessione più approfondita.
Con uno stile narrativo raffinato ed efficace che sa farsi pensiero parlante di figure infantili quanto di centenari antenati, mediante sensazioni tangibili quali suoni, odori, conversazioni, immagini, ricordi, l’autrice delega al lettore tutti i sentimenti che popolano i suoi personaggi, trasmettendone i desideri, i sogni, le delusioni, le speranze, l’impotenza, la rassegnazione e il senso di rinascenza, che seguono ogni evento di “Separazione”, tanto da toccare un vissuto collettivo e ancestrale che in qualche modo abita ognuno di noi.
Viviamo separazioni fin dalla nostra venuta al mondo: ci si separa dal ventre della madre e poi dalla propria infanzia, dalla famiglia natia, successivamente nelle relazioni sentimentali, dalle amicizie, ci si separa da oggetti che hanno avuto fondamentale importanza nella crescita, ci si separa da stili di vita grazie o a causa del progresso, collettivo e personale, in analogia al percorso storico e sociale del nostro paese, che ha visto il popolo italiano separarsi da un duro passato rurale per abitare un contesto urbano non sempre migliore.
Tutta l’esistenza umana è fatta di separazioni, ogni separazione – così come narrata dall’autrice – cala il lettore in una dimensione pulsante e dilatata dove in qualche modo ritrova se stesso, e nonostante l’epilogo a volte drammatico o tragico, lo scopo ultimo della separazione sembra proprio essere quello di donare una maggiore consapevolezza al fine di salire di un ulteriore gradino nella scala della propria evoluzione personale.
I diciotto racconti, brevi ma intensi, non privi di quella ironia che somiglia all’ineluttabilità della vita, che a volte infondono la nostalgia di qualcosa che sembra perso per sempre, e altre volte l’entusiasmo della rinascita, spesso non hanno un epilogo definito: una filastrocca, una preghiera o una riflessione che lascia aperta qualsiasi possibilità, sembra il monito che l’autrice ha voluto lasciare al lettore nella libertà di trovare una propria personale conclusione.
È così che si crea una relazione intima tra scrittore e lettore, da cui è difficile “separarsi” quando si è terminata la lettura, allora si ritorna a leggere alcune pagine con maggiore attenzione e gratitudine, e qualche battito di cuore in più, e ci si accorge che anche queste Separazioni hanno raggiunto il loro scopo, e credo che questo sia il fine più elevato della letteratura.
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