Shimabara no ran. La grande rivolta dei samurai cristiani
- Autore: Rino Cammilleri
- Genere: Religioni
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2012
Nel film Kagemusha l’ombra del guerriero di Akira Kurosawa, il principe Katsuyori del potente clan dei Takeda sta partendo per una spedizione di guerra con il suo esercito alle sue spalle. Mentre sta uscendo dalle mura della sua città, in alto appare un vescovo cattolico con due sacerdoti e in latino benedice la spedizione. Katsuyori risponde con un amen. È il 1574.
Questa scena è rappresentativa per comprendere quanto influente fosse il cristianesimo in Giappone.
Dopo l’ingresso di Matteo Ricci in Cina e il suo successo con l’imperatore, i missionari tentarono con alterne fortune di entrare anche nell’isola nipponica.
I predicatori compresero che il loro obiettivo dovevano essere i daimyo e tramite i signori convertire tutti i sudditi. Il risultato fu molto positivo: tanti cambiarono religione e con loro la popolazione del feudo.
Il libro di Rino Cammilleri, Shimabara no ran. La grande rivolta dei samurai cristiani (I Quaderni del Timone, 2012), punta la sua attenzione sulla fine del cristianesimo nel 1637, descrivendo, con una breve ma intensa esposizione, la coraggiosa battaglia di Hara e dei suoi eroi.
Il cattolicesimo ebbe un primo momento di diffusione, poi ebbe una violenta regressione. Le cause furono diverse: le contrapposizioni con il buddismo, e incomprensioni culturali e la paura di un’invasione degli occidentali, soprattutto degli spagnoli attraverso le Filippine.
Ci fu una persecuzione feroce e una messa al bando dei cristiani.
Costretti ai margini della società, i samurai cattolici divennero dei ronin: per non ripudiare la loro fede scelsero una volontaria emarginazione, svolgendo perfino i lavori più umili.
La discriminazione dei cattolici finì per uno slancio di orgoglio popolare, dove i samurai ripresero la katana per difendere il loro ultimo ideale.
L’avvenimento fu la rivolta di Shimabara: i contadini e i ronin si unirono per combattere le pretese assurde del feudatario, soprattutto i maltrattamenti, l’uso della violenza per convincerli all’apostasia e la tassazione (quasi ai livelli italiani) della popolazione locale. La sfida fu fra un esercito di contadini, guidati con onore dai samurai cattolici, e l’imponente esercito di addestrati guerrieri, con abbondanza di rifornimenti e gran quantità di armi e munizioni. La impari sfida finì con l’assedio della fortezza di Haro, dove i ribelli si erano rifugiati. La vittoria dei daimyo arrivò, ma con elevate perdite e un riconoscimento del coraggio degli assediati.
Il cristianesimo era sconfitto.
Eppure, nel 1865, oltre due secoli dopo, un gruppo di donne apparì al prete della chiesa cattolica di Nagasaki, da poco riaperta solo per i forestieri e vietata ai giapponesi.
Nonostante i tremendi stermini e la mancanza di sacerdoti, i cattolici giapponesi entrarono in clandestinità e mantennero viva la loro fede. La loro confessione, anche se sconfitta, scomparve di giorno ma sopravvisse, come il primo cristianesimo, nelle catacombe delle case nipponiche.
Il libro è la relazione storica dell’avvenimento raccontato da Rino Cammilleri nel suo romanzo Il crocifisso del samurai (Rizzoli, 2009)
Per vigore culturale e per storia personale, lo scrittore adotta una convinzione combattiva, mostrando una presa di posizione consapevole.
La visione è coscientemente occidentale, con numerose forzature eurocentriche.
È interessante comprendere la forza dei giapponesi nei confronti di una nuova religione, pari a quella vissuta in paesi distanti.
Purtroppo manca un’indicazione delle fonti: molto spesso ci sono riferimenti a fatti senza una citazione, ad esempio a pagina 41 si parla di un film, genere manga, sulla storia e sarebbe stato interessante conoscere il titolo, almeno in una piccola nota.
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nella serie tv di animazione "Kenshi Samurai vagabondo" che visto subbata in ita, c’è una parte della storia creata solo per la serie Tv in cui si parla dei kiristian (cioè i cristiani) che discendono dalla vicenda raccontata dai samurai per circa una decina di puntate. Tale storia è invece assente nel manga.