Siria mon amour
- Autore: Cristina Obber
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Piemme
- Anno di pubblicazione: 2013
Oltre a essere una scrittrice tutt’altro che trascurabile anche quando affronta il genere chick-lit (come ha dimostrato con “Amiche e ortiche”), Cristina Obber svolge anche e soprattutto un prezioso lavoro di raccolta di testimonianze e di divulgazione, agendo quasi come un megafono, amplificando la voce di coloro che hanno qualcosa da raccontare e mettendola al servizio di chi sa ascoltare e riflettere.
Amani è stata compagna di scuola e grande amica di Giulia, figlia di Cristina. Quando, dopo molti anni, si sono riviste, Amani aveva una storia, vera, viva, sconvolgente, da raccontare. E’ stato naturale, per Cristina, suggerirle di raccontarla non solo a lei, ma alla gente, per portare la sua testimonianza, forte e importante, nelle coscienze di tutti. La voce è quella di Amani, la penna quella di Cristina.
Il racconto è apparentemente uguale a molti altri e già questo ne farebbe una tessera assolutamente necessaria nel triste puzzle che è la tragedia di tante ragazze come lei, ma ci sono due elementi che spiccano e colpiscono:
- il primo è il fatto che, nel suo caso, il carnefice non è stato il padre, ma la madre;
- il secondo è che la salvezza di Amani e il suo rientro in Italia sono stati determinati, oltre che dalla sua tenace e costante ribellione, dalla volontà dei genitori di tornare alla comoda e più ricca vita italiana, che ha fatto mettere loro da parte anche il disonore e la religione.
Circa sei anni fa, Amani era una spensierata sedicenne, innamorata del suo ragazzo Andrea, contenta del proprio lavoro in una cartoleria. Proprio la prospettiva di essere assunta ha offerto la migliore scusa a sua madre per forzarla a un viaggio in Siria, il suo Paese, ma che Amani conosceva solo dai racconti: un passaporto sbagliato, la necessità di rifarlo per essere in regola. Contro il parere di Andrea, Amani è partita per quella che credeva essere una specie di vacanza di pochi giorni per espletare una formalità. Sua madre, però, non ha tardato a mostrarle le sue vere intenzioni: Amani sarebbe rimasta in Siria, a “mettere la testa a posto”, sposare un cugino imposto dalla famiglia e fare la moglie e la madre. Ma Amani si è ribellata e l’ha fatto con la disarmante ovvietà e disperazione di chi sa di non avere scelta, di non essere in alcun modo capace di accettare quel tipo di destino.
La cronaca del tempo che Amani ha passato in Siria, poco più di un anno, è una lacerazione per l’anima di chi legge. Botte, umiliazioni, medicine per tenerla buona, un padre tornato in famiglia solo per vendere la figlia come sposa, una sorella che ha pensato solo alla propria liberazione lasciandola al proprio destino, fino ai tentativi di suicidio e all’apatia data dagli stenti e dai farmaci. Ma Amani, malgrado il proprio dolore, ha assorbito anche gli aspetti più positivi della Siria, la vita semplice, il sincero affetto delle cugine, le feste dove la gioia si esprimeva in modo puro. Lungi da lei il demonizzare un Paese: il suo scopo è denunciare i soprusi ai quali ancora oggi troppe ragazze come lei sono esposte. Amani è riuscita a rinascere: quante ragazze finiscono per rassegnarsi e subire? Ancora troppe. Per questo esistono queste testimonianze.
Siria mon amour
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La storia rappresenta le sfacciettature e la vita reale di un paese per alcuni versi diverso dal nostro. L’autobiografia fa emergere una persona forte e sensibile, il libro si fa leggere, e ti porta a farlo tutto di un fiato. Complimenti. Mi farebbe piacere conoscere la protagonista.