A un certo punto della nostra vita ci chiediamo chi ci ha insegnato l’arte di vivere. Non ci riferiamo ai nostri istruttori, di cui sempre abbiamo bisogno ogni qualvolta vogliamo imparare un’arte, per esempio la scherma o il pianoforte, ma di chi ci ha aiutato a dare un senso alla nostra vita.
È in questo caso che andiamo alla ricerca di coloro per i quali siamo stati discepoli e non allievi, di quei maestri che ci hanno aiutato a conquistare la condizione di indipendenza consapevole, il che – afferma Vito Mancuso nel libro I quattro maestri – è quanto accade con Socrate, Buddha, Confucio e Gesù, che considera rispettivamente un educatore, un medico, un politico e un profeta.
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Da qui l’autore prende lo spunto per un’analisi-racconto di queste grandi personalità che hanno conquistato nel sapere dell’umanità le caratteristiche dell’immortalità e a cui ci rivolgiamo per considerare quelle virtù che ormai fanno parte del nostro essere uomini veri.
Chi era Socrate?
Socrate è la figura da cui inizia il libro di Mancuso, non per una questione cronologica, perché in questo caso il Buddha sarebbe al primo posto, ma perché lo sente più vicino al suo modo di pensare e alla sua sensibilità. La virtù e l’anima, che possiamo definire coscienza morale, sono i pilastri su cui si fonda il messaggio dell’educatore Socrate e costituiscono l’effettivo valore umano di ognuno di noi.
Di Socrate sappiamo tramite quello che altri scrissero di lui: tutti i quattro maestri non scrissero nulla, ma il loro parlare "fu così efficace da indurre altri a trascriverne le parole". Che in Platone ci sia più Socrate che in altre fonti è indubbio, è solo a lui che dobbiamo Socrate in quanto maestro di umanità.
La sua bruttezza risulta proverbiale, anche se il suo corpo, come ci dice Alcibiade, è simile al dio Sileno, dal corpo sano e vigoroso che gli consentiva una straordinaria resistenza a ogni tipo di prova. Si sposò due volte: Mirto e la più nota Santippe furono le sue mogli ed ebbe tre figli.
Racconta Senofonte che viveva sotto gli occhi di tutti, che aveva bisogno della gente, aveva una curiosità innata per gli esseri umani e i loro problemi, per questo stava sempre nei luoghi affollati ed è per questo che il suo linguaggio preferito era la "brachilogia", cioè dialoghi brevi, botta e risposta, l’unico modo con cui si può conversare stando tra la gente nelle strade e nelle piazze. Era pervaso da uno spirito di contraddizione e di ironia, spesso di autoironia, che trova la sua massima manifestazione nella professione di non sapere, la cosiddetta ignoranza socratica.
Il fatto che Socrate venisse condannato a morte dal governo democratico ci fa chiedere se fosse di destra o di sinistra, ma i reati che gli vennero contestati, cioè empietà e corruzione dei giovani, sono lontani da una politica che oggi chiameremmo di sinistra, semmai vale il contrario.
Un errore politico? In realtà egli si oppose sia all’oligarchia dei trenta sia al regime democratico, specie quando si trattava di questioni concrete, ma fu sempre contrario a quello che oggi chiameremmo populismo e all’incompetenza, che spesso coincidono.
Il sapere e la virtù
Il fatto che non tollerasse questa posizione sembrerebbe paradossale per un uomo che affermava ripetutamente di non sapere. La virtù per Socrate è un sapere intellettuale, cioè capacità di guida e di controllo di sé così da sceglier il bene ed evitare il male.
Socrate dichiarava continuamente di non sapere e tuttavia identificava proprio nel sapere l’essenza della virtù. La conoscenza di cui parla Socrate è quella che fa compiere necessariamente il bene, il metodo che lui usava era quello di lavorare sull’interiorità dei suoi interlocutori con la maieutica.
La "levatrice", il mestiere di sua madre, immagine rimasta impressa nella mia mente quando a scuola la prof di filosofia si adoperava a spiegarci il metodo socratico; un sapere che era dentro di noi e che con il pungolo del tafano, cioè le sue domande, avremmo imparato a tirar fuori.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Socrate: il primo dei Quattro maestri di Vito Mancuso
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