Sognavo l’Africa
- Autore: Kuki Gallmann
- Genere: Storie vere
- Casa editrice: Mondadori
Ci sono libri che travolgono, entrano dentro e, anche a distanza di anni, non se ne vogliono andare, nonostante parlino di continenti lontani e vite nelle quali è difficile immedesimarsi. Anzi, forse è proprio per questo.
È quanto succede leggendo “Sognavo l’Africa” (Mondadori, 1993), autobiografia di Kuki Gallmann.
Da piccola Kuki (soprannome dall’inglese “biscotto”) viveva a Venezia, ma già sognava di vedere l’Africa. Riesce ad andarci da adulta, a 25 anni, dopo un matrimonio fallito, la nascita del piccolo Emanuele e un incidente d’auto che l’aveva immobilizzata per un lungo periodo. Con il secondo marito Paolo, si trasferisce in un grande ranch in Kenya, vicino a Nairobi. Ben presto Emanuele svilupperà una passione pericolosa, quella per i serpenti. Negli scenari infuocati della terra africana, ricca di immagini di animali, povera gente e panorami di acacia, Kuki scopre un mondo nuovo, dove si combatte e si soffre semplicemente per conservare la vita. Ma la felicità durerà poco: Paolo muore in un incidente d’auto sulle strade dissestate del Kenya, poco dopo aver scoperto che Kuki è incinta, e anche Emanuele, appena adolescente, perderà la vita, ucciso dal morso di una delle sue vipere soffianti. Struggente il racconto della morte del ragazzo.
«Emanuele, Emanuele, ascoltami. Ti taglio la mano? Ti taglio il braccio?». Inutili domande folli, dettate dal terrore e dalla desolazione. Emanuele stava morendo e io sapevo che non potevo farci niente.
Nonostante le avversità, Kuki non si arrende, non può arrendersi. Rimane sola con Sveva, la figlia avuta da Paolo, che lui non ha visto nascere. Le bellezze dell’Africa e le sue responsabilità la riporteranno presto ad incontrare Aidan e a riaffacciarsi alla vita. In ricordo del marito e del figlio, affinché la loro morte non sia stata vana, Kuki Gallmann fonda la “Gallmann Memorial Foundation”, un’organizzazione che si propone di tutelare la natura africana.
Una storia avvincente, fatta di odori e nuovi profumi, di contrasti e di situazioni estreme. Una donna alla quale la vita ha tolto tanto, ma che ha saputo ripagarla dandole la forza di continuare a vivere. Proprio in questa terra, che sognava da bambina, Kuki ha potuto trovare la sua “casa”.
“Restava la magia immutata del paesaggio africano. Le mattine incominciavano con gli uccelli, un cielo grigio che si colorava di un pallido lilla come l’interno di un’ostrica. Mentre l’argento si mutava in oro e la rugiada evaporava nel calore del nuovo giorno, la luce celeste di un’altra aurora mi trovava sveglia e pronta ad andare”.
Sognavo l'Africa
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