Sogni di cartone
- Autore: Mauro Antonio Albrizio
Quando ho letto la prima frase della prefazione del libro di Mauro Antonio Albrizio, ho pensato che questo sarebbe stato pane per i miei denti, che avrei fatto a pezzettini l’autore e il suo maschilismo.
Quando poi ho letto la prima frase dell’introduzione dell’autore…”La monogamia non è mai stata il mio forte” ho capito che mi sarebbe piaciuto, perché in quella frase ho letto il ritmo e il filo d’ironia che avrebbe accompagnato la lettura. Quando infine ho goduto della teoria della donna/polpo che, attratta da luccichio si ritrae per essere cercata e che se non la cerchi viene lei da te, allora non ho potuto smettere di leggerlo!
La lettura ha confermato l’idea iniziale di un ritmo sostenuto, reso vivace da una scrittura mai scontata nel lessico, incalzato da un sottile senso di ironia e autoironia che piace soprattutto in un romanzo fortemente autobiografico, perché consente di cogliere quel distacco e visione esterna che potrebbe facilmente mancare a una “prima persona” che parla. L’autore protagonista ci conduce con apparente leggerezza negli oscuri corridoi della sua mente, anzi della sua coscienza, a scoprire lentamente le paranoie, le ansie, che hanno tratteggiato con pennelli colorati le sue avventure di grande amatore traditore tradito! I percorsi amatoriali sono descritti in maniera rocambolesca, degni di una “Ars amandi” post moderna dalle tinte satiriche, a volte grottesche per quel fondo di sofferenza che tuttavia si coglie, una sofferenza che infatti conduce il nostro protagonista ad affidarsi infine alle cure di una psicoterapeuta che lo aiuti a sciogliere tutti i nodi che via via si sono accumulati nella sua mente e sulla sua anima. Le avventure e disavventure che riguardano invece l’aspetto studio/lavoro vengono raccontate con un pizzico in più di acredine, ben giustificato dato l’ambiente medico in cui sono ambientate, con il suo armamentario baronale che ignora quasi sempre chi viene da “fuori contesto”! Anche qui però il racconto è ritmato da una scrittura dal lessico e l’andamento a volte esilaranti, con cui il lettore è messo nella condizione di modulare il respiro e l’affanno su quelli del protagonista. Bene….il nostro eroe giunge a destinazione con la sua valigia di cartone, le sue esperienze trovano così “risoluzione emotiva” nell’ultima parte del libro, appena appesantita dal fatto di ripercorrere un cammino nei sotterranei della psiche in maniera forse troppo lineare rispetto al ritmo incalzante di tutto il resto. Ma forse anche questo fa parte del gioco, quando le immagini della propria vita si chiariscono il cuore batte meno all’impazzata, e il lettore non può che seguire questo spartito…
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Sogni di cartone
Lascia il tuo commento