In sogno tutto può accadere, anche di tornare indietro in un tempo non ancora corrotto dal dolore e della morte e rivedere, seppur solo per un attimo, chi non c’è più.
E’ quanto accade a Giovanni Pascoli in Sogno, una poesia contenuta nella raccolta Myricae, che attraverso un linguaggio apparentemente semplice e dimesso racconta la profondità di sentimenti che lega fra loro i vivi con i morti.
Il poeta, che non riesce mai ad elaborare del tutto la drammatica sequela di lutti che lo colpisce in tenera età, in uno struggente e privatissimo momento onirico ritrova il padre e la madre, che continuano ad essere un pilastro fondamentale della sua vita al di là dell’assenza fisica e della morte, entrambe annullate dall’amore e dal ricordo perenne che esso alimenta.
Così il "nido spezzato", in un attimo al tempo stesso breve e infinito, si ricostituisce.
Vediamo la parafrasi, l’analisi metrica, le figure retoriche e il commento di Sogno.
Sogno: testo della poesia di Giovanni Pascoli
“Per un attimo fui nel mio villaggio,
ne la mia casa. Nulla era mutato.
Stanco tornavo come da un viaggio;
stanco, al mio padre, ai morti, ero tornato.Sentivo una gran gioia e una gran pena,
una dolcezza ed un’angoscia muta.
“Mamma?”. “È là che ti scalda un po’ di cena”.
Povera mamma! e lei, non l’ho veduta.”
Sogno: parafrasi della poesia
Per un attimo mi ritrovai nel mio borgo natale (San Mauro di Romagna),
nella mia casa. Non era cambiato niente.
Ero stanco come quando si torna da un viaggio;
stanco, a mio padre e ai miei familiari morti ero tornato.
Sentivo una grande gioia e una grande pena insieme;
una dolcezza e un’angoscia silenziosa.
"Mamma?" "È là che ti prepara un po’ di cena".
Povera mamma! e lei, non l’ho più vista.
Analisi metrica e figure retoriche della poesia Sogno di Pascoli
Sogno è una poesia in endecasillabi disposti in due quartine a rima alternata.
Il lessico quasi prosastico si eleva a lirica grazie a pochi artifici ben studiati, ovvero le numerose ripetizioni (nel... nella; stanco... stanco; al... ai; tornavo... tornato; gran... gran; mamma... mamma), un accumulo di fonemi e false parentele (nella-nulla; mutato- muta), la dieresi al verso 3.
Da segnalare l’andamento metaforico del componimento, che descrive un agognato quanto impossibile ritorno nella casa dell’infanzia, con i familiari ancora vivi quando nella realtà sono morti da tempo, da parte dell’autore.
Sogno di Pascoli: significato e spiegazione della poesia
La poesia è la descrizione di un sogno, impossibile da realizzare, in cui Pascoli immagina di ritrovarsi nella casa natale a San Mauro di Romagna, dove ha vissuto felice da bambino insieme al padre, alla madre e ai numerosi fratelli e sorelle.
Per un attimo gli sembra che nulla sia cambiato, che tutti i suoi cari siano lì, con lui, a godere delle quotidiane gioie familiari.
La stanchezza che dice di provare è quella che scaturisce dagli inevitabili affanni della vita, che descrive metaforicamente come un viaggio.
Le sensazioni in apparenza contrastanti che Pascoli elenca non devono stupire, poiché dipendono direttamente dalle opposte realtà che sta attraversando, quella onirica che permette il ricongiungimento e quella nuda e cruda al di fuori del sogno che, al contrario, non lo consente.
Per questo la gioia si mescola alla pena, la dolcezza all’angoscia.
La lirica si chiude con il toccante dialogo immaginario fra l’autore e un familiare, a cui chiede della madre, povera poiché rimasta presto vedova, che non riesce a vedere nel sogno, poiché la donna è un fantasma irraggiungibile che il figlio può soltanto ricordare.
Il fatto che non la veda, tuttavia, si riferisce probabilmente anche all’esperienza personale di non averle potuto porgere l’estremo saluto per via del volere dei fratelli maggiori, intenzionati a proteggerlo, o a tentare di farlo, da un dolore troppo grande da sopportare per un ragazzino ancora piccolo di età.
Analisi e significato della poesia Sogno di Pascoli
Sogno è un viaggio metaforico fra la vita e la morte.
Il confine tra i due mondi è tutt’altro che netto, bensì estremamente labile, con punti di congiunzione di tale intensità da provocare nell’autore, e nel lettore, sensazioni contrastanti.
Il poeta immagina di ritrovarsi nella casa dell’infanzia, a San Mauro di Romagna, dove aveva vissuto felice accanto ai suoi cari prima che la morte, troppo presto e con immane violenza, glieli portasse via.
La gioia di rivedere i familiari è immensa, ma lo è anche la concomitante angoscia che scaturisce dalla consapevolezza di essere immerso in una circostanza onirica, quindi irreale e passeggera, e che, nella realtà, essi non ci sono più da tempo.
Il padre Ruggero, come le cronache raccontano, viene ucciso per errore di ritorno da una fiera e, di lì a poco, lo raggiungono la moglie e quattro dei suoi figli.
Un dolore insopportabile che Giovanni non riesce mai a superare e che porta dentro di sé per sempre, considerando quella privazione affettiva come una inspiegabile ed immeritata ingiustizia.
Ricostituire il "nido infranto" diventa pertanto una missione di vita, un desiderio insopprimibile, addirittura ossessivo, da cui prende corpo la sua intera produzione letteraria.
Un’utopia in concreto, ma non in sogno, dove anche l’impossibile più realizzarsi, persino riunirsi ai propri morti.
E così Pascoli ritrova il padre, mentre, pur cercandola, non riesce a vedere la madre, o perché il sogno svanisce o perché il rimpianto per non averla potuta salutare un’ultima volta, ancora cocente, non glielo permette.
Ad ogni modo è evidente quanto questi pochi versi, che oltretutto utilizzano un linguaggio semplice e di gran lunga meno strutturato rispetto ad altri componimenti, intendano parlare direttamente al cuore di chi legge, facendo dell’esperienza personale il punto di partenza per approdare all’universale.
La morte, il lutto, il senso di perdita e la nostalgia riguardano tutti e, per quanto possano piegare il nostro animo, attingere all’amore e al ricordo ci aiuta a superarli, ad elaborarli e ad accettarli.
I vivi e i morti, inoltre, non sono fra loro lontani, né separati, ma restano gli uni al fianco degli altri a percorrere quel comune cammino che rappresenta, in fondo, il mistero insondabile dell’esistenza.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Sogno” di Giovanni Pascoli: analisi del testo della poesia, viaggio tra vita e morte
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