Sola a presidiare la fortezza
- Autore: Flannery O’Connor
- Casa editrice: minimum fax
La cattolica e americana O’Connor, autrice di racconti bellissimi, ha scritto anche lettere, piene di una feroce ironia, di crudezze, di risentimenti, di malattia.
La scrittrice era affetta da un male inarrestabile, il lupus, tenuto a bada da cure altrettanto dolorose, come leggiamo in questa lettera:
"Sto imparando a camminare con le stampelle e mi sento una scimmia antropoide grossa e rigida che non ho motivo di pensa ad altro... non le avevo mai usate e mi toccherà farlo per un anno o due.Alterano il ritmo di ogni cosa. D’ora in poi attraversare la strada diventerà una decisione capitale"
E poi letture, prese in giro:
"Ho letto quella svitata di Virginia Woolf (non è carino nei confronti della cara signora, lo so)."
Poi il rapporto con la religione cattolica, anche qui non risparmia sarcasmi, sembra addolorata dalle funzioni liturgiche dei fedeli, che pregano senza convinzione. E allora, dura e spietata con se stessa:
"Posso soltanto dire con Pietro: Signore io credo, aiuta la mia incredulità. E tutto ciò che posso dire sul mio amore per Dio è: aiutami nella mia mancanza d’amore. Non mi fido delle formule pie, soprattutto quando escono dalla mia bocca".
Anche sulla scrittura, la O’Connor non ha dubbi. I suoi racconti sono belli e se lo dice da sola, tanto che a un certo punto scrive che li legge e li rilegge e si sbellica dalle risate, poi si ricorda che li ha scritti lei e un po’ si vergogna.
La O’Connor scrive negli anni Cinquanta (lei li chiama i disgustosi anni Cinquanta) e affronta una malattia terribile di cui è totalmente consapevole:
"Non sono mai stata altrove che malata. In un certo senso la malattia è un luogo , più istruttivo di un lungo viaggio in Europa, ed è un luogo dove non trovi mai compagnia, dove nessuno può seguirti".
Non c’è una lettera banale o scritta con noia o disappunto. Il mondo di Flannery O’Connor è pieno di dolore e di speranza. Bene ha fatto Minimum Fax a rimetterle in circolo.
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