Soli eravamo
- Autore: Fabrizio Coscia
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Ad est dell’equatore
- Anno di pubblicazione: 2015
“C’è stato un periodo in cui l’arte, la musica, la letteratura erano tutt’uno con la mia vita … un periodo in cui la biografia degli artisti, spesso inquieta, tribolata, sofferta, mi sembrava capace, allo stesso modo della vita dei santi per un credente, di illuminare la mia esistenza di nuove intuizioni.“
Un libro di rara bellezza è l’ultimo lavoro editoriale del nostro giovane scrittore partenopeo, nel quale narra una particolarissima biografia con aneddoti della vita degli scrittori, musicisti e artisti da lui profondamente amati. Fabrizio Coscia, insegnante, scrittore e giornalista, scrive sulle pagine culturali del quotidiano Il Mattino. Soli eravamo… e senza alcun sospetto: le parole di Paolo e Francesca nei versi di Dante, un capitolo del libro che dà il titolo al volume, una bella copertina ritrae i volti dei tanti scrittori, artisti e musicisti, tra l’altro la rockband dei Radiohead, che sono i protagonisti di questo originalissimo libro che non è né un saggio né un romanzo. Mi piace pensare che i versi di Dante che racchiudono l’amore, la seduzione, il tradimento, la gelosia, l’attesa, il sospetto, la lettura, il mistero, l’acquisizione, il dolore e la morte, siano stati scelti dal nostro autore perché custodiscono il suo personale e interiore viaggio letterario, artistico e musicale, affrontato con intuizione e conoscenza. Appunti di lettura e note di pensieri, scritti e raccolti in un diario nel corso degli anni. Un itinerario nelle diverse arti che aveva in mente da tempo, la sua storia di formazione, la sua biografia nelle biografie e che alla fine è divenuto questo bellissimo libro. Ci s’immerge con facilità e senza affanno in incantevoli pagine narranti della vita dei grandi e nei richiami della sua, personale e illuminata da loro. Quando la sua bambina piange disperatamente per un regalo strappatole di mano, il richiamo lo riporta ad un episodio della vita di Kafka. Lo scrittore, tra i più inaccessibili della storia della letteratura, nel suo ultimo anno di vita s’impegnò a scrivere lettere per una bambina che piangeva dopo aver perso la sua bambola, come se guarirla fosse stato l’unico obiettivo della sua vita.
“ È come se di fronte a quel pianto di bambina e alla possibile capacità di compensazione di risanamento della parola, si giocasse la sua intera esistenza di scrittore. Perché sapeva che la scrittura nasce da una perdita, da una complicazione del vivere e dal desiderio di compensare il dolore che essa provoca. E sapeva che quel dolore, quel vuoto, ci riguarda tutti. Ci interroga tutti.”
Le lettere custodite dall’ultima e giovane fidanzata Dora Diamant furono sequestrate dalla Gestapo, ma la storia di tenerezza e umanità di Kafka è rimasta scritta per sempre.
Dove si potrebbe andare per essere lontani?
Con una splendida domanda entriamo in punta di piedi, in un altro capitolo del libro, negli ultimi anni di vita di Lev Tolstoj. L’ottantaduenne, ormai allo stremo del suo rapporto con la moglie Sofia, una notte decise di fuggire via. L’atto di fuga lo unisce ad un altro grande, Rimbaud, che ancor giovane lascerà la Francia per scappare in Africa.
“Ho sempre pensato che la fuga possa essere un atto di coraggio, il coraggio di tagliare i ponti con il passato, di reinventarsi un nuovo io, il coraggio di rompere il cerchio soffocante delle abitudini e delle comodità … tutti la sognano, la fuga, tutti la vagheggiano, ma pochi riescono a realizzarla. È un appuntamento con se stessi, e non sempre l’incontro è di quelli che ci saremmo aspettati.“
L’amore, la fuga e anche il dolore sono raccontati, come quando nell’osservare un quadro di Francisco Goya, la fucilazione dei contadini spagnoli, il nostro rivede l’atrocità dei delitti di tre poeti, Pasolini, Babel, Garcia Lorca, uomini buoni e indifesi, per mano di aguzzini che non avevano la quinta elementare e che non potevano comprendere la grandezza dell’artista che stavano spegnendo. Le loro opere e le loro intelligenze continuano, ancora oggi, a oscurare i volti degli assassini. Sono tante le curiosità e gli aneddoti narrati dal nostro autore, da Joyce, Keats, Pavese, Virginia Woolf, Leopardi, alla pittura di Caravaggio, Hopper e Vermeer. La scoperta del piacere della musica nell’ascoltare Brahms, Schubert, Mozart e quella di Bill Evans, l’uomo che faceva cantare il silenzio, il jazz amato dallo zio Piero e infine i Radiohead, in particolare il ricordo di una loro canzone mentre era sulle tracce di Majorana, per un articolo per il suo giornale.
“Come nella letteratura la musica ci prende per mano, scrive l’autore, e ci invita a viaggiare in luoghi che nessun’altra forma d’arte riesce a evocare con lo stesso potere di suggestione. La musica ci aiuta a elaborare le assenze, a ricucire gli strappi, ad accompagnare i congedi; ci accoglie come un porto sicuro contro le tempeste.”
Soli eravamo (Ad est dell’equatore, 2015) è un lungo racconto emozionante delle vite straordinarie e tormentate di autori e artisti diventati immortali, un’opera di vera poesia che si intreccia con la vita e l’anima del nostro giovane scrittore. Un testo pieno di passione che si sfoglia con attenzione e con un autentico piacere per chi ama i libri. Consigliato!
Soli eravamo e altre storie su: Rimbaud, Kafka, Joyce, Leopardi, Proust, Dante, Woolf, Hopper, Tolstoj, Caravaggio, Keats, Evans, Vermeer, Radiohead, Mozart
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