Solomon Kane. Ciclo completo
- Autore: Robert E. Howard
- Genere: Fantasy
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Newton Compton
Un uomo alto e pallido, dallo sguardo severo e sempre vestito di nero, con tanto di cappellaccio e armi al seguito: lo spadaccino puritano del XVI secolo Solomon Kane è una figura sinistra che incute timore, assai diverso dal tipico eroe di certa letteratura fantastica più o meno stereotipata. Protagonista di un ciclo che conta poco più di dieci racconti, raccolto in edizione integrale da Coniglio Editore nel 2010, con la traduzione di G. De Turris e S. Fusco, Solomon Kane è forse il personaggio più riuscito fra quelli creati da Robert Ervin Howard: non è famoso come un certo Conan il cimmero, ma è di sicuro una figura più sfaccettata e profonda, un idealista che porta alle estreme conseguenze la sua fede. Perché ammazza, e pure un bel po’ di gente, ma lo fa seguendo un suo codice d’onore e di vendetta, che si contrappone a un male sempre più dilagante. C’è dell’evidente fanatismo nelle sue scelte, ma è qualcosa che rende il personaggio più sfaccettato e interessante. Kane è un viaggiatore, e fra le sue mete predilette c’è l’Africa nera, che nelle sue storie si fa più nera e cupa che mai.
A parere di chi scrive, le storie più riuscite del ciclo sono Teschi fra le stelle, orribile e sinistramente poetica; Il castello del diavolo, una vicenda morbosa tutta giocata sul mistero e l’inquietudine; La luna dei teschi, che è pura avventura; Le colline dei morti, che sfiora l’horror vero e proprio; Le ali notturne, una feroce storia di vendetta. In generale tutti i racconti (purtroppo I neri cavalieri della morte è solo un frammento incompiuto) presentano una scrittura molto coinvolgente, e ognuno di essi fa venir voglia di leggerlo fino in fondo per sapere come va a finire. Il tasso di violenza è piuttosto alto, magari non come nei racconti del ciclo di Conan o Bran, ma giusto un gradino sotto, e ciò che Solomon perde dal punto di vista di sangue e frattaglie, lo acquista per quanto riguarda l’atmosfera. Che a tratti è superba: certe descrizioni risultano davvero vivide, sembra davvero di perdersi in luoghi misteriosi e pregni di pericoli di ogni sorta.
La prosa di Howard è spesso rozza, a tratti perfino ingenua, ma anche nel racconto meno riuscito non viene mai meno quel senso di avventura che eleva la narrazione del bardo di Cross Plains: è fin troppo chiaro che fosse un uomo totalmente preso dai mondi che creava, e che quelle storie avrebbe voluto viverle, e non solo inventarsele. Howard era un sognatore, e quando la realtà lo colpì con tutta la sua brutalità smise di sognare a occhi aperti chiudendo i suoi occhi per sempre, non sopportando più il dolore e la banalità del quotidiano. Lo scrittore texano morì suicida ad appena trent’anni nel 1936, lasciando ai posteri le sue storie avventurose, che hanno segnato la storia della letteratura fantastica del ‘900. Perché i suoi personaggi sono tutt’altro che perfetti eroi senza macchia, ma uomini con i loro lati oscuri, non sempre amabili e/o comprensibili. In una parola sono vivi.
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