Sommersione
- Autore: Sandro Frizziero
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Fazi
- Anno di pubblicazione: 2020
Sommersione (Fazi, 2020) è il secondo romanzo di Sandro Frizziero, giovane autore nativo di Chioggia e insegnante presso le scuole superiori. Il suo primo libro Confessioni di un NEET (Fazi, 2018) è un volume che ha catturato l’attenzione dei lettori e dei media e ha portato l’autore alla finale del Premio John Fante.
Sommersione è ambientato in un’isola lagunare per nulla dissimile dai luoghi cari all’autore. Ora non sono più solo le maree a determinare l’aspetto dell’ambiente che lentamente s’avvia verso la sommersione: anche in questi luoghi si parla di cambiamenti climatici, d’innalzamento delle acque.
“L’isola intera è destinata a essere sommersa senza troppe cerimonie, come una vecchia stanca che muore senza disturbare figli e nipoti. E se questo non bastasse, pure la subsidenza la condanna allo sprofondamento, accelerato peraltro dalle piattaforme che al largo delle sue coste succhiano gas dal sottosuolo”.
Gli abitanti dell’isola sono sempre gli stessi: da decenni vivono lì e, sebbene il luogo non sia così ospitale per le nuove generazioni perché quasi privo di quelle connessioni e quei divertimenti così indispensabili oggi, l’isola pare magicamente catturare chi vive su di essa e ne diviene, con il tempo, parte integrante.
È il caso del protagonista, un pescatore ottantenne dal linguaggio e dai modi bruschi. Rude con tutti, l’uomo passa le giornate in solitudine, anche se la sua mente è affollata di presenze di oggi e del passato. Il pescatore trascorre le sue giornate tra le rive di un mare denso di ricordi, l’osteria e la propria casa ormai assai trascurata. Ci sono ogni tanto memorie buone anche per lui:
“Hai solcato il mare per tutta la vita. Da giovane ti eri imbarcato su una nave che smaltiva gli scarti di lavorazione delle industrie della Terraferma…. A bordo dell’Audace, il più bello e il più grande peschereccio dell’Isola, gettavi le reti nello stesso tratto di mare che avevi avvelenato poco prima.
Certo, i frutti inquinati delle tue fatiche non tolgono nulla alla grandiosità del mestiere di pescatore”.
Il suo animo, però, è colmo di amarezza e, come egli stesso afferma:
“l’infelicità non rinnega e non respinge nessuno”.
Sono i ricordi a macerargli l’animo, a renderlo ancor più aspro e spigoloso. Tutto gli dà fastidio: dalla cagnetta dei vicini, a Don Antonio, il parroco di quella chiesa in cui Cinzia, sua moglie scomparsa tempo prima, si recava per pregare con una fede a lui sconosciuta. Don Antonio, secondo il protagonista, è giudice, quasi come il Dio che lui rappresenta in Terra, di certe azioni deprecabili che riguardano il passato dell’uomo.
Che ne sapeva Don Antonio del motivo per cui batteva la moglie Cinzia? In fondo la donna pareva meritarsele tutte: per come cuoceva la pasta, per come riponeva calzini e mutande nel comò, per come sbucciava le mele, per come cucinava la pastasciutta o quando si dimenticava di comprare il vino… Eppure, nonostante tutto, Cinzia era stata la buona moglie che, prima di recarsi in Parrocchia o comunque in paese per le necessità quotidiane, nascondeva in maniera sapiente ecchimosi, slogature, occhi neri. Ora di Cinzia non rimane più nulla: anche la casa non è più accogliente come quando c’era lei e Simonetta, la figlia, s’è da tempo sposata ed è andata a vivere sulla terraferma.
All’amarezza di questi ricordi se ne aggiungono altri: l’autore, che si rivolge al protagonista come in un dialogo, dandogli sempre del “tu”, gli mette davanti ciò che lui in realtà ha ben presente. Lui vorrebbe dormire e non pensare ma
“… non c’è sonnifero che tenga per i vecchi come te che alle spalle hanno una vita di pensieri o che forse temono, con qualche fondamento, di non risvegliarsi più. Non possono concedersi alcun riposo, non possono smettere di fare i conti con l’oscenità, con il disagio, con il male, i vecchi come te”.
Ecco allora un rincorrersi di pensieri del passato: da un’infanzia costellata da antiche credenze sulla presenza del demonio, alla giovinezza d’un uomo fisicamente forte e attraente. Tutte le ragazze dell’Isola avrebbero dovuto esser sue e chiunque si fosse misurato con lui nella conquista di un giovane cuore, avrebbe dovuto pagarne il fio. Era capitato a Giuseppe, anche lui pescatore, innamorato di Marina, troppo graziosa per esser sua. Poi quel ch’era successo al Giuseppe, quella tremenda fine, non era stata che una disgrazia… Eppure i ricordi balenano nell’animo del protagonista. Troppi macigni anche per lui che aveva sempre dimostrato di essere forte e superiore nelle difficoltà. Non è così, non lo è mai stato. Il pescatore vede dentro di sé il più profondo degli abissi e siccome
“Ora sei condannato all’Isola… resterai per sempre qui… vagherai in eterno tra il budello di mattoni che è il villaggio... E se davvero c’è un Dio che ti ha creato a sua immagine e somiglianza non può che essere un Dio mandante ultimo di ogni miseria e ogni ingiustizia”.
Quell’Isola, culla della vita di tanti così come quella del protagonista, si fa, giorno dopo giorno, la più dura delle prigioni: ogni angolo, ogni casa, ogni persona è per lui un ricordo e allo stesso tempo il timore di essere ricordato per come lui si vede e sa di essere.
L’epilogo di questo romanzo diviso in quattro parti è lacerante e crudo quanto il protagonista di cui non si conosce il nome come per cancellarne ogni tratto umano. Non c’è più posto per nulla, né per lui, né per l’Isola e soprattutto per il passato. Lui che all’amicizia aveva preferito la discordia e poi la solitudine, che era avvezzo a bassezze e crudeltà, ora è faccia a faccia con il suo peggior nemico: se stesso, lì sull’Isola che è tutta la sua vita. Tenta un’estrema possibilità di evasione e poi si arrende.
“Dopo una vita al mare, al mare devi tornare”.
Quel mare che tutto sommerge e che presto farà lo stesso con l’Isola e con la vita tormentata del protagonista.
Sommersione è davvero un intenso, splendido romanzo. Scritto in una prosa più che scorrevole, è il doloroso ritratto d’un uomo che ha a che fare con la propria coscienza molto più di quanto lui stesso immagini. L’autore, parlando della nuova pubblicazione, dice :
“L’ho fatto per trovare un po’ di bene, dove il bene si nasconde”.
Sandro Frizziero riesce pienamente nel suo intento. Il romanzo non può passare inosservato e neppure essere una fra le tante pubblicazioni che si trovano in libreria. È un libro che vale assolutamente la pena di essere letto per la bellezza della scrittura, ma anche per l’intensità del ritratto interiore che in essa è vergato.
Sommersione
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