Sono venuto per servire di Don Andrea Gallo e Loris Mazzetti

Io ho sempre avuto fede, me l’hanno trasmessa mia nonna e mia madre. Ho capito a un certo punto della mia vita che dovevo coniugare il mio impegno civile con la mia fede. (pag.27)

Don Andrea Gallo è un prete sui generis. Un prete di strada, dinamico e attivo nel dare una speranza agli ultimi, agli emarginati, a chi ha problemi con la droga o si prostituisce. Un prete dall’approccio spesso laico ai problemi sociali. Un uomo forse scomodo alle alte gerarchie ecclesiastiche. Già cappellano presso la nave scuola della Garaventa, riformatorio per minori, nel 1970 un intero quartiere di Genova, e non solo, si sollevò contro il cardinale Siri a seguito del trasferimento di Don Gallo dalla parrocchia del Carmine all’isola di Capraia.

Con questo libro colloquio, edito da Aliberti nel 2010, Loris Mazzetti, regista e giornalista, capostruttura di Rai Tre, tratteggia la personalità di questo ottantatreenne, capace di portare la parola di Gesù tra i quartieri più degradati del capoluogo ligure, dove regnano povertà, disperazione, malaffare, emarginazione sociale. Don Gallo è un non allineato, specialmente per le sue posizioni su temi scabrosi quali l’omossessualità, da lui considerata come una differente espressione d’amore da non condannare e discriminare; o sulle droghe leggere, per le quali si fece multare, fumando provocatoriamente uno spinello nel municipio di Genova, per protestare contro la legge sulle droghe; o ancora, a favore del movimento “No Dal Molin” contro la costruzione di una nuova base militare Usa a Vicenza. Favorevole, inoltre, all’uso del profilattico per la prevenzione dell’aids, nonché all’abolizione del celibato per i preti.
Un servitore di Dio anarchico, forse anche con qualche venatura comunista, fortemente critico verso i privilegi e gli agi di cui gode la Chiesa di Roma, ma soprattutto amico dei deviati, dei balordi, degli immigrati, degli esclusi. E proprio per questo assai amato dalla gente comune, a tal punto da far dire a qualcuno

“peccato che Don sia un prete, se fosse un politico, avremmo trovato il nostro leader”.