Sotto i vessilli di Roma. Il trionfo dell’impero saga
- Autore: K.M. Ashman
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2023
Lettori di Ashman, bentrovati nel terzo e ultimo episodio della saga, nuova avventura dell’ex legionario imperiale Prydain e dell’amico-nemico Cassus nella Britannia del I secolo. Sotto i vessilli di Roma. Il trionfo dell’impero saga è il titolo più recente, pubblicato a gennaio da Newton Compton (2023, collana “Nuova Narrativa”, traduzione di Donatella Semproni, 288 pagine), della serie che lancia al successo internazionale lo scrittore gallese.
Sebbene faccia parte di una trilogia, può essere letto come un romanzo autonomo, anche se sarebbe preferibile leggerlo dopo i due episodi precedenti La caduta della Britannia e L’onore del legionario, editi sempre da Newton Compton rispettivamente nel 2020 e 2021.
Questo, per mettere meglio a fuoco i caratteri di alcuni personaggi e le ragioni di certe scelte nel corso delle vicende, come premette una nota.
Nato e cresciuto nel Galles, Kevin Ashman (che firma K.M. Ashman) è sposato, ha quattro figli e ama andare in bicicletta, nuotare e seguire le partite di rugby. Scrive a tempo pieno e vanta una quindicina di pubblicazioni. Ha iniziato nel 2011 e riscosso subito interesse con testi di ottima narrativa storica, tra cui ricordiamo le saghe romane e medievali. Spingendosi sempre oltre i limiti, ha guadagnato ulteriore successo spingendosi verso l’urban fantasy e l’horror distopico.
In Italia lo conosciamo per le Roman Chronicles. L’episodio finale, Sotto i vessilli di Roma. Il trionfo dell’impero saga, si apre nella Britannia meridionale del 60 d.C.
Prydain è lusingato dal proposito del vecchio capoclan dei Siluri di metterlo a capo dei combattenti della tribù celta, che i romani non sono ancora riusciti a piegare, a quasi un ventennio dall’invasione dell’isola oltre Manica. È comunque perplesso, perchè per quanto abbia disertato da tempo dalle legioni e nonostante le origini servili (è figlio di una schiava, arruolato nell’esercito imperiale perché emancipato dal padrone), resta pur sempre di educazione romana e sa bene che i celti non lo dimenticano.
Si batte insieme a quella gente bellicosa da cinque anni, nella guerriglia che impedisce ai Romani di controllare il Khymru (la Cambria, il Galles attuale). Dopo aver battuto Carataco, non sono riusciti a sottomettere i Siluri, come hanno fatto invece con le altre tribù e con i Deceangli a Nord. Il Khymru è tutto montagne scoscese e valli boscose, solo chi conosce il labirinto di sentieri nelle fitte foreste può dominarlo.
C’è un uomo in Britannia che ha giurato di provocare a Prydain tutto il male possibile. È un romano, Cassus Mecilio, un ufficiale legionario che non gli perdona il tradimento dell’esercito e dei legami familiari e d’amicizia. Il generoso padrone dell’ex schiavo era suo padre, un patrizio che aveva concesso al giovane intelligente la libertà, la cittadinanza romana e il servizio nello stesso reparto del figlio, di cui era stato compagno di giochi, cresciuto insieme da ragazzino.
Ashman è un narratore storico molto valido, una “penna” felice e sa condire i suoi romanzi con ingredienti ben dosati, come gli abbiamo riconosciuto fin dal primo titolo della saga. Valori, paure, onori, fortune, avversità, un pizzico sapiente di “rosa”, una padronanza efficace della storia e della geografia, nei limiti del possibile, visto che descrive vicende e luoghi di duemila anni fa.
A latere di validi contenuti narrativi epici, spiccano momenti di crudeltà e di violenza esasperata, visto che si parla soprattutto della rivolta della regina degli Iceni, Budicca, che scosse l’occupazione romana della Britannia durante l’impero di Nerone.
Alla morte del re Prasutago, i Romani respingono un’alleanza per la condivisione del potere e pretendono la sottomissione della tribù e il pagamento dei debiti. Budicca e le figlie fanciulle vengono oltraggiate, picchiate e violentate. Questo fa scoppiare la ribellione, che salda tutte le popolazioni britanne, fomentate dai druidi, i religiosi pagani di Mona. Soverchiato nel numero, il governatore Gaio Svetonio Paolino raggiunge a marce forzate Londinium, ma verificata l’impossibilità di una difesa, lascia la città ad affrontare da sola le orde tribali scatenate.
Sembra che Budicca abbia sconfitto la IX Legione Hispana e devastato tre importanti centri, Camulodunum (oggi Colchester), Londinium (Londra) e Verulamium (St. Alban), massacrando ferocemente gli abitanti di etnia latina, senza riguardo al sesso e all’età. I Romani, del resto, avevano crocifisso trecento Iceni, uomini donne e bambini, mentre la frustavano. Le brutalità degli uni e degli altri sono messe in evidenza nel romanzo. Molti degli episodi descritti sono realmente accaduti, fa presente Ashman. In effetti, la realtà dovette probabilmente risultare “molto peggiore, come in molte battaglie storiche”.
Si giunse (e si giunge nel testo) ad una battaglia finale, in una località che l’autore ritiene incerta. Sembra certo invece che Svetonio disponesse di circa diecimila uomini, tra la XIV Legio Gemina, resti della Hispana, parte della Valeria Victrix e unità più piccole. La II legione Augusta non aveva risposto all’appello di convergere. L’esercito di Budicca vantava da centomila a duecentomila uomini: non si conosce la cifra esatta, ma sicuramente superavano di molto gli avversari.
La tattica e la disciplina romana contro il numero, l’odio e il coraggio dei Britanni. Dall’esito dello scontro dipendono il futuro e la storia dell’isola. L’imperatore Nerone pensava seriamente di abbandonarla. Un successo di Budicca nella battaglia potrebbe significare la fine dell’occupazione romana della Britannia.
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