Sotto un immenso cielo di stelle
- Autore: Nancy Horan
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2014
“Fanny Osbourne era affacciata alla balaustra della nave e si riparava con l’ombrello dalla pioggerella di agosto”.
Nel 1875 la donna, piccola di statura “carnagione olivastra e i capelli scuri ondulati”, dopo una traversata di dieci giorni, stava per sbarcare al porto di Anversa in Belgio insieme con i suoi figli Belle, Sammy, il piccolo Hervey e la governante Kate. Il gruppo proveniva da Oakland (California), ufficialmente per studiare l’arte e la cultura ma in verità l’intrepida Fanny fuggiva da un marito fedifrago ed egoista. La donna amava dipingere, “la scrittura era la sua prima, vera passione artistica”, inoltre fin da quando erano piccolissimi Fanny aveva letto storie ai suoi figli, “messo in mano creta e pennelli” e mandati a lezione di musica e danza. Dopo aver vissuto ad Anversa un breve periodo, Fanny e i bambini si erano trasferiti a Parigi, città bohémienne brulicante di pittori e arte, dove dopo aver trovato un appartamento in Rue de Naples, in piena Montmartre “si godeva la vista dei mulini a vento in cima alla collina”, la madre e la dotata figlia Belle frequentavano l’Académie Julian, scuola privata di pittura e scultura fondata nel 1867 a Parigi dal pittore Rodolphe Julian (1839-1906).
Nella Ville Lumière Fanny aveva finalmente trovato una nuova dimensione, si sentiva travolta da “una magnifica sensazione di libertà” complice l’atmosfera che si respirava in città. Fanny amava Parigi perché “le offriva una possibilità di anonimato, qui c’erano donne sole che venivano da ogni parte del mondo”. Ma tutto era sembrato precipitare quando Hervey si era ammalato di scrofolosi tubercolare, dopo atroci sofferenze il bambino era morto lasciando Fanny affranta e in lacrime.
Su consiglio di una sua amica la donna si era recata a Grez-sur Loing, vicino a Barbizon e alla foresta di Fontainebleau in una colonia per artisti, presso l’Hotel Chevillon.
“... l’acqua del fiume rispecchiava a perfezione le dieci arcate del vecchio ponte”.
In questo incantevole borgo dell’Ile de France ritratto da tanti celebri pittori quali Sargent, Corot e Pissarro, Fanny aveva conosciuto Robert Louis Stevenson, chiamato dagli amici Louis un ragazzo scozzese “dai capelli biondo scuro, occhi castani distanti, labbra carnose” alto e molto magro che proveniva da Edimburgo, il quale si era da poco laureato in legge.
“Non sono adatto a fare l’avvocato” perché il sogno era fare lo scrittore “riversando su carta tutte le vicissitudini del suo animo”. Il futuro autore di “L’isola del tesoro” (1883) e “Lo strano caso del dottor Jekill e Mr Hyde” (1886), si era subito innamorato dello spirito indipendente di Fanny a dispetto della forte differenza di età, affascinato dai suoi modi schietti, anticonformisti e sinceri.
“Gli puntava lo sguardo addosso come se prendesse la mira su un bersaglio”.
Gli occhi penetranti e indagatori di Fanny volevano capire se questo ragazzo avrebbe potuto garantirle un futuro.
“Alla fine si ritrovò sconcertata. Louis non era affatto il ragazzo che credeva, ma sicuro di sé e generoso”.
Questo amore travolgente era destinato a salvare la vita di entrambi: Fanny avrebbe trovato il coraggio di lasciare il marito, mentre Stevenson avrebbe trovato nella donna quella musa che l’avrebbe trasformato in un grande scrittore.
“Non aveva mai conosciuto una donna così. Un’autentica ragazza americana, indifferente ai vincoli di classe e a tutto ciò che Louis detestava”.
Nancy Horan, già autrice del best seller Mio amato Frank, narra in Sotto un immenso cielo di stelle la grande avventura d’amore di Louis e Fanny, due personalità libere vissute tra l’America, le isole nel Pacifico a Honolulu e infine a Samoa.
La scrittrice americana in una recente intervista ha rivelato che ha impiegato cinque anni per la redazione del testo leggendo lettere, documenti e diari dei protagonisti. Il titolo del romanzo è ripreso dall’epitaffio che si trova sul monumento funebre di Stevenson situato sul Monte Vaea nelle isole Samoa composto dallo stesso scrittore.
“Sotto questo cielo grande e stellato,
scava la mia tomba e lasciami giacere
Felice Ho vissuto e felicemente muoio
e mi abbandono alla morte con una volontà.
Questi sono i versi che voglio incisi per me:
Qui Giace dove agoniava stare;
a casa è il marinaio, a casa dal mare,
Ed il cacciatore a casa dalla collina”.
Sotto un immenso cielo di stelle
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