Souvenir. Unaltrobukowskiwannabe di Mattia Zadra

‘Perché scrivi solo cose tristi?’
‘Perché quando sono felice esco.’

Con questa breve citazione presa in prestito da un’intervista a Luigi Tenco, a riassumere il significato della scrittura - soprattutto se si parla di poesia - si apre Souvenir unaltrobukowskiwannabe, raccolta di poesie e racconti di Mattia Zadra, giovane scrittore trentino, pubblicata in autonomia perché spesso scrivere è urgenza che mal si sposa con le leggi del mercato:

Non è più tempo per gli scrittori …
si vive in un mondo dove tutti son detti scrittori
… e quel che son tutti non lo è nessuno
… è tempo delle facili apparenze e delle personalità cucite in un vestito.

Scelta (con timore!) dall’autore per poter esprimere le mie considerazioni su questo denso libretto, la cui foto in copertina racchiude uno squarcio di felicità immortalato in una delle storie narrate… mi ritrovo a riflettere ancora sul senso della lettura come condivisione e della specie più pura.

Già dal titolo potevo immaginare l’influenza che uno scrittore maledetto come Charles Bukowski abbia avuto sulla formazione dell’autore. Mi accingo pertanto a leggerne con lo spirito con cui in genere mi gusto le opere dello strampalato poeta americano, ossia quell’urgenza di fuga dall’ordine prestabilito, per lasciarmi anche qui abitare da aneddoti e versi che innegabilmente contattano la coscienza interiore nella sua parte più scomoda, e quanto mai libera. Tutto questo senza mai perdere l’ironia, unica salvezza di un’umanità sempre più persa nel proprio soliloquio.

Leggo i primi due racconti e mi emoziono. Poi leggo le poesie, sorrido, provo gioia, mi rattristo, mi ci ritrovo, giungo fino all’ultima riga, e tutto quello che dalle pagine mi sale alla testa attraverso gli occhi arriva prepotente nell’anima.
Tutto è autentico e inquieto e scritto bene, privo di qualsiasi falsità retorica.
Ora è difficile scrivere la recensione di una raccolta del genere: la poesia è scrittura emozionale e i racconti in brevissimo tempo ti portano dall’inizio alla fine di una storia che spesso racchiude fantasiose metafore, ognuno libero di interpretarle a suo modo.
Ma il disagio nel trovare il proprio posto nel mondo, il tormento del vivere misto a un’innata purezza dell’anima e il vino come canale artificiale attraverso il quale tutto questo fluisce all’esterno, rappresentano forse le sensazioni più tangibili.

Mi ritrovo a leggere e rileggere i brevi versi, a sorridere, confondendo le passioni dell’anima con quelle del corpo. Mi ritrovo a riconoscere, ancora una volta, la coscienza inquieta che da sempre smuove i poeti dannati i quali quando si imbattono nell’amore già intuiscono il momento in cui lo perderanno, consapevoli però - grazie alla propria natura - che attraverso la scrittura ci si può curare l’anima.