Speranza contro Speranza
- Autore: Nadežda Mandel’štam
- Genere: Classici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Edizioni Settecolori
- Anno di pubblicazione: 2022
Nel 1971 Garzanti fece uscire un libro, L’epoca e i lupi, prima parte di un enorme lavoro ora restituito integralmente in un doppio volume: il primo è uscito alla fine del 2022, dal titolo Speranza contro Speranza. Memorie Volume 1, edito da Settecolori con la mirabile traduzione di Giorgio Kraiski. Il secondo volume è atteso in primavera.
Si tratta di un libro che dovremmo considerare come uno dei testi capitali del ‘900, perché l’autrice Nadežda Mandel’štam, moglie del poeta Osip, si dimostra ben più che una custode tenace della memoria.
Considerando la mole (più di 600 pagine solo questo primo volume) dell’opera Speranza contro Speranza (memoriale, ma anche, lateralmente, formidabile saggio storico), non si può non rimanere abbagliati dalla tenuta ferrea della scrittura, alle prese con un tema gigantesco, ché, si accennava, attraverso la vicenda della persecuzione subita da Osip dal regime staliniano, ricostruisce il quadro drammatico delle purghe degli anni Trenta.
Non è questione di stile, ma di tono: quello rende credibile una scrittura e consente a Nadežda di reggere senza cedimenti l’enormità delle storie che racconta. Più che storie, la Storia, quella dell’illusione comunista finita nel più paranoico dei sistemi totalitari del secolo scorso.
Un mondo nel quale Nadežda introduce il lettore entrando subito nel vivo: maggio 1934, primo arresto del poeta.
Di primo acchito, il sospetto è che i guai per Mandel’štam dipendano dallo schiaffo mollato allo scrittore stalinista Aleksej Tolstoj, uomo al soldo del governo, ma presto si fa strada la consapevolezza che qualcuno (un insospettabile?) abbia ascoltato e riferito l’epigramma sarcastico del poeta contro Stalin - era consuetudine per Osip non scrivere i suoi versi, ma tenerli sospesi nella loro dizione orale:
Per ricordare cose che non erano mai state dette.
Già il racconto della perquisizione – una nottata intera - nell’appartamento moscovita, alla presenza dell’amica, anch’essa poeta acmeista e anti-simbolista Anna Achmatova, presenza costante del libro, disegna un quadro evidente del clima e delle pratiche repressive del regime - quella sorta di panopticon allestito con un micidiale sistema di delazioni, soffiate, denunce, controlli incrociati su ogni singolo gesto, espressione, movimento, in cui consiste lo stalinismo, restituito con esattezza e controllo speculare dalla scrittrice. Mandel’štam (Osip) viene presto destinato all’esilio, a Čerdyn’, dove, nonostante la presenza della moglie, si getterà dalla finestra.
È l’inizio della fine, che daterà 1939; molte saranno le crisi, i momenti deliranti. Si poteva morire in modo rapido o lento.
Osip, dato il suo temperamento energico, preferiva la forma rapida. Fra le forme di annientamento a disposizione dello Stato, Mandel’štam odiava più di tutte la pena di morte o misura estrema, come la definivamo con molto tatto. Non per niente, nel delirio si sentiva atterrito proprio dalla fucilazione.
Personalità così prepotente, la sua, da procedere verso il proprio destino con altera consapevolezza di sé.
La morte di un artista non è un semplice caso
scrive Nadežda, facendo eco al marito
ma il suo ultimo atto creativo che, come un fascio di luce, ne illumina il cammino vitale.
Mai come in un regime come quello staliniano, aggiungiamo, destino che si compie.
Nel frattempo, fra i vari impegni che si assegna quotidianamente, Nadežda si ostina a ricordare i versi del marito, borbottandoli fra sé e sé (è anche un modo per tenere a distanza di sicurezza gli orrori che la circondano).
Dovevo affidare tutto alla memoria, in caso mi avessero portato via i manoscritti, o le varie persone cui avevo dato le copie si fossero spaventate e le avessero bruciate in un momento di panico.
Il titolo generale, Speranza contro Speranza, gioca con la traduzione del nome Nadežda che vuol dire Speranza, idea che fu della curatrice dell’edizione inglese Clarence Brown (una sua nota conclude il volume, introdotto da uno scritto di Seamus Heaney).
Di Osip, Nadežda dice che era un uomo sarcastico ma non cupo, spiritoso, pieno di energia, “Viaggiate alla velocità di Anna Karenina”, disse alla poetessa russa Anna Achmatova “una volta che il treno era arrivato in ritardo”.
Soprattutto era una mente di grande acutezza: a Osip non sfuggiva nulla, straordinario osservatore anche di minuzie e dettagli rivelatori. A tal proposito, poiché del grande poeta si conoscono meno le prose, lo scrivente rimanda volentieri a un titolo adelphiano, Il Rumore del tempo, riferimento a quello della Russia a cavallo fra Otto e Novecento, restituito nella maniera laterale di un divagatore in apparenza capriccioso, ma acuto come pochi.
Prima del Viaggio in Armenia - che compì nel 1930, e fu l’ultimo da uomo libero, nove anni prima che scomparisse in un gulag, l’ebreo Mandel’stam era giunto in Russia piccolissimo dalla Polonia in cui era nato. La sua famiglia si fermò per un po’ a Pavlovsk, un villaggio a una trentina di chilometri da Pietroburgo.
Ecco, si vedano a proposito le micidiali descrizioni della fetida stazione del villaggio, ove esalano i peggiori miasmi di una Russia che Osip non ama:
La quiete malsana, il profondo provincialismo, l’aria umida dei parchi mucidi, l’odore delle serre marcescenti e delle rose coltivate e i miasmi del buffet, l’acre tanfo dei sigari.
Laddove “La regola principale dell’epoca era di non accorgersi della realtà”, Osip era un estraneo naturaliter.
Se del sarcasmo sapeva fare arte - L’Epigramma a Stalin diceva tutto - si può bene immaginare il colpo al cuore di un potere terroristico, suscettibile in una maniera puerile (diceva Osip di Pietroburgo che vi trovava i segni di un “imperialismo infantile”): un potere che non poteva tollerare l’esistenza di una mente fervida, indipendente, una “memoria spinta dall’ostilità”.
Del resto, bastava molto meno per finire male. Il terrore e la macchina spietata, cieca della repressione rendevano difficile il sostegno reciproco fra i dissidenti. Era interesse dei governanti che i governati si facessero paura attraverso il racconto della vita carceraria (lo scriveva Osip nel saggio su Dante – e quell’Unione Sovietica era un carcere a cielo aperto).
C’era persino il tipo di delatore “aiutante”, studenti di letteratura che venivano spinti nelle cerchie degli scrittori per poi riferire ai capi qualsiasi cosa; a volte la delazione era involontaria, ma tanto più efficace in virtù di una macchinazione congegnata con scientifica acrimonia.
Ciò che ci andava insegnando l’epoca: la liquidazione dei kulaki, la lotta di classe, gli ‘smascheramenti’, la ‘demistificazione’, la ‘ricerca dei moventi nascosti’ dietro ogni azione compiuta.
Tutto ciò, portato al parossismo, rendeva le persone cattive. E il determinismo storico indeboliva la volontà; ricorda ancora Nadežda che avevano inculcato nella mente delle persone l’idea che si fosse entrati in un’era nuova e, in nome di questo protervo, delirante assunto, qualsiasi violenza era giustificata.
È un libro inesauribile Speranza contro Speranza.
Chiuderei con un’ultima osservazione. Per Nadežda, tutto quel terrore era fuori dalla tradizione europea, l’Oriente siberiano verso cui venivano condotti i condannati era anche un Oriente culturale; ora, l’argomento parrebbe interessante, anche alla luce degli accadimenti odierni, pensando all’attuale barbarie russa e alla feroce ostilità verso l’Occidente; tuttavia, il ‘900 ci insegna che nemmeno il cuore dell’Europa seppe risparmiarsi orrori analoghi.
Forse l’Europa (l’immagine dell’Europa) di Nadežda era viziata, come la nostra, dall’ottimismo della volontà, da un principio speranza, forse da un’illusione: “Ognuno vede le cose delle quali va in cerca, mentre per le altre è come se fosse cieco” scriveva Stefano D’Arrigo in Horcynus Orca. Inevitabile temere che l’assunto valga a tutte le latitudini.
Speranza contro speranza
Amazon.it: 26,60 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Speranza contro Speranza
Lascia il tuo commento