Stanno smontando il mare e altri racconti
- Autore: Piergiorgio Paterlini
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Voland
- Anno di pubblicazione: 2021
“Se questi ventidue racconti fossero un CD musicale non si potrebbe parlare di un vero e proprio “concept album”, perché i testi sono molto diversi fra loro, scritti nell’arco di trent’anni, cinque totalmente inediti, raccolti insieme qui per la prima volta.”
È quanto si legge nella quarta di copertina di Stanno smontando il mare e altri racconti, antologia di brevi prose firmate da Piergiorgio Paterlini e edite nel gennaio 2021 da Voland. Addentrandosi nella lettura, in effetti, si avverte facilmente la diversità apparente di ogni singola storia, la sua indipendenza concettuale. Per di più, spesso la narrazione procede in prima persona, il che rende lo spaesamento e il salto tra un racconto e l’altro ancora più estremo, ancora più profondo.
Eppure, basta rompere la crosta per accorgersi che "quando un autore ha una voce propria e inconfondibile, è questa che ritroviamo ogni volta e ci emoziona", proprio come sottolinea la stessa casa editrice nel presentare il volume. Piergiorgio Paterlini immagina microcosmi che ruotano intorno a delle sospensioni, a dei luoghi che non si toccano: le vicende alternano rapide sequenze ambientate nel presente (come in Giustino) a chiazze di memoria che dal passato si fanno sempre più nitide (come ne La borraccia).
La lingua è sempre rettilinea, eppure immaginifica, e da una pagina all’altra si assiste a una perenne operazione di zoom-in e di zoom-out tra paesaggi e stati d’animo, in un vortice che come filo conduttore ha soprattutto la capacità dell’autore di giocare con la suspense (si veda Quattro amici al bar, ma anche Il sonno della coscienza) e di suggerire sensazioni (e sarebbe impossibile altrimenti, con Stanno smontando il mare). Nel frattempo, tra un’invenzione surreale e l’altra, vengono sviluppati passaggi metaletterari (come ne La tregua, che inizia come il racconto di un tizio che deve consegnare un racconto, e che poi finisce per parlare di rapporto con i figli, di adozioni e di omosessualità) e altri che dall’estate dei 16 anni non si schiodano più (come in Poco prima delle sette).
E ancora: ne Le ciliegie fanno molto male un foglio che si strappa insegna a un bambino che le cose già successe non possono più non succedere, mentre in Sudamerica ci sono radio che suonano per tutta la notte. I cambi di registro raramente corrispondono a un cambio di sguardo sul mondo, che invece di per sé appare sempre coerente e messo bene a fuoco. Ci sono alcune storie che provano a superare l’affascinante confine della narrativa breve, e che spiegando se stesse aprono il sentiero in realtà per supposizioni e fantasie sulla vita (e sulla vita dei nostri giorni); di contro, nessuna sopravvive alle righe accuratissime con cui di solito si conclude una vicenda.
Quanto ai personaggi in quanto tali, "a ben guardare tutti hanno in realtà qualcosa di molto importante in comune": un tremendo desiderio di felicità e una radicata paura della morte, come si scopre in maniera esplicita già in uno dei primi racconti, Coincidenza è il nome di Dio:
“La gente dice di non sapere cosa sia la felicità, e di sapere perfettamente cosa sia l’amore, e di quanti e quali tipi sia. Io no. Io penso – al contrario – di sapere con una certa precisione cos’è la felicità. L’amore no, non mi è mai riuscito di capirlo.
L’amore si rimpiange, la felicità no.
Si dice che l’amore duri per sempre, e la felicità sia, per sua natura, fatta di attimi. No. Io credo che sia l’amore, in realtà, quello che è fatto di attimi e che finisce. E la felicità quella che dura per sempre.”
Così, i protagonisti delle storie di Paterlini imparano a vedere il rapporto che c’è fra un pioppo e la dolcezza, per esempio. D’altro canto sanno anche che la vita è fatta di fastidi e sofferenze, di malanni e di attese, di passi falsi e di figuracce, di momenti da cancellare se possibile dal registro del tempo – e però sono tutti ancora interi, quando finisce il tempo dedicato a loro. Si intuisce al di là delle pagine che ancora respirano. Non sempre si sa come abbiano attraversato il dolore, quanto piuttosto dove lo abbiano trovato, da che punto in poi non siano stati in grado di risanarlo. La loro natura rimane intima, quasi dietro le quinte, e si ha modo di conoscerli soltanto in modo obliquo, allusivo – in un modo che invita alla riflessione e alla rilettura.
Non a caso, proprio nel racconto finale, Nessuno è pronto, il dolore della perdita e il terrore di scomparire da un momento all’altro viene tirato fuori e messo a nudo in tutta la sua brutalità, con un episodio che è quasi solo un monologo su un altro episodio, e che tuttavia si ingigantisce e resiste alla prova del tempo, fino a trasformarsi nel sapore dell’amarezza e farsi sfogo immediato, lapidario, a dimostrazione del fatto che una raccolta di racconti lunga un’intera vita ne può contenere al suo interno decine di altre che parlano l’una sull’altra, l’una dentro l’altra, senza per questo conoscersi e capirsi, e intercettando però tutte insieme alcuni tra gli interrogativi più affascinanti dell’esistenza.
Stanno smontando il mare e altri racconti
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