Stanza 707
- Autore: Francesco Merlo
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Bompiani
- Anno di pubblicazione: 2014
“La corda invece di immobilizzarla, liberò Alice e si afflosciò ai piedi di Eva: flop. Sulla faccia sudata di Iano, Eva piantò come chiodi i suoi occhi maliziosi. E Iano, ricominciando da capo, non solo non provava più quel senso di trionfo previsto dallo zio Gino durante le lezioni di bondage mafioso, ma si sentiva sempre più fuori luogo e sempre più impacciato, un delinquente incompleto. E si mise a fischiare anzi a fischiettare, per allontanare da sé il pensiero dell’inadeguatezza che lo rodeva dentro, e fischiava quel che più amava fischiare, fischiava il Pescatore come lo fischia De Andrè.”
"Stanza 707" di Francesco Merlo (Bompiani, 2014), un romanzo imprevedibile al punto da spiazzarti, è un noir ma allo stesso tempo una commedia esilarante.
Due apprendisti rapinatori originali di Catania si trovano nella stanza 707 dell’Hotel Lutetia di Parigi per rubare un favoloso diamante, quando sono scoperti da due ragazze, pronte a dare l’allarme. Ecco che scatta un comicissimo rapimento. Eva, la più grande delle due, è un avvocato che si batte per difendere la causa palestinese; Alice, invece, è nata a Beirut, proprio quando vi era la guerra, è figlia di un banchiere svizzero e di una donna egiziana.
Le due donne sono molto diverse per educazione e stato sociale dai due strampalati giovani rapinatori, Iano e Cristiano: Iano tanto incapace da non riuscire a legare con una corda per ben tre volte Alice; Cristiano, invece, balbuziente, riesce a parlare solo recitando versi danteschi. Entrambi sono stati educati in strada dallo zio Gino, delinquente incallito che legge Kant.
I quattro, chiusi nelle quattro mura della stanza di albergo, viaggiano, dialogando da Catania, Parigi, Beirut, mostrandoci la vita siciliana, parigina e libanese. La scrittura si muove con loro passando da claustrofobica analisi introspettiva delle quattro anime a iperbolica narrazione delle strade catanesi, come la via Calatabiano o la più nota via delle Finanze o ancora la Catania, dove “i cavalli si macellavano, si divoravano e di notte sui cavalli si correva”; i banlieu parigini, la luna di Montparnasse, il traffico di Boulevard Raspail, il giardino di Boucicaut; i suk beiruttiani, la Place des Martyrs, “il branco di cani randagi che invadono le macerie della città bombardata”. Una spanna sopra i quattro protagonisti sono la mamma di Alice, Muna de Kalbermatten, che ha dedicato tutta la sua vita ai palestinesi e quella adottiva di Iano, Agata Scuderi, laureata a pieni voti con una tesi sperimentale e finita per amore a gestire una piccola merceria.
Due storie intense e complesse narrate con eccezionale bravura. D’altronde Francesco Merlo è un giornalista arguto e colto che ha trasposto in questo suo primo romanzo molto di sé: nato a Catania, è stato inviato in Medio Oriente e a Parigi. E mentre Iano e Cristiano sono stati cresciuti dallo zio nella maniera dei migliori “picciotti” per Alice, non possono esserlo perché non hanno quelle caratteristiche stereotipiche: baffi, canottiera e “la classica aria da picchiatori di mogli”. Inevitabile quindi la possibilità che questo incontro-scontro diventi l’occasione per il loro ravvedimento.
Pagine di un divertimento irrefrenabile quelle dedicate da Iano al “cornuto”, un elenco analitico che ci fa riscoprire la migliore letteratura siciliana, quella cioè di pirandelliana o brancatiana memoria:
“Il cornuto ortodosso, che ha fede nei principi e nei buoni costumi; il cornuto simpatico, che si affeziona agli amanti della moglie; il cornuto tollerante, che si comporta da uomo di mondo e fa gli onori di casa (…) il cornuto ottimista, quello trascendente e quello bollito, sottospecie subalterna cui la moglie dà da vivere. (…) il cornuto recalcitrante, che non riesce a farsene una ragione, e il cornuto trombetta, che fa in giro confidenze lacrimevoli del genere li ho colti sul fatto".
Continua con il cornuto marziale, mistico, fulminante, recalcitrante, islamico e via, via disquisendo sulla potenza delle corna e sull’ormone della “cornutina”.
Mentre dentro la stanza 707 dell’Hotel Lutetia di Parigi i quattro personaggi diventano specchio l’uno dell’altro, fuori le forze dell’ordine parigine e i servizi segreti (si è sparsa la notizia che dietro il rapimento ci sia un’organizzazione filo palestinese) li tengono sotto assedio e la storia si trasforma in una straordinaria parodia.
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