Stazione omicidi. Vittima numero 1
- Autore: Massimo Lugli
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2016
Sono ammiratrice di Massimo Lugli e dei libri che ha dedicato alla Roma odierna. Esperto di cronaca nera, di cui si occupa per La Repubblica, Lugli conosce molto bene i meccanismi che muovono la malavita romana, su cui ha indagato e costruito i precedenti romanzi.
Questo, con cui inizia una nuova trilogia, non a caso intitolato “Stazione omicidi. Vittima numero 1”, non mi ha tuttavia soddisfatto come i precedenti, forse perché non ho trovato del tutto convincente il personaggio principale intorno a cui la storia si sviluppa, quello del non ancora diciottenne Flavio, ragazzo bene, figlio di potenti costruttori romani, villa di lusso all’Infenetto,
“ragazzo snello, biondo, bello come un arcangelo, fico come un tronista: 1,79 di muscoli, jeans a sigaretta, giubbino Polo, Adidas Stan Smith immacolate”
le descrizioni sociologiche del personaggio sono perfette, un po’ meno credibile mi è apparsa tutta la vicenda che vede il ragazzo unirsi con un rumeno di nome Vasile, piccolo delinquente ed ex “schiavo” di una tribù di potentissimi e feroci nomadi della famiglia Hamidovich, e passare indenne attraverso drammatici episodi che porteranno allo sterminio della sua famiglia, al suo passaggio alla latitanza nella Roma dei barboni e degli homeless, dove incontra a si allea con un anziano capo del clan dei Marsigliesi, certo Jean Luc, che lo aiuterà in un colpo miliardario con la connivenza della bellissima Marzia, fidanzata ricca, ambiziosa, criminale.
Al centro di tutto le chicche, le pastiglie di una nuova terribile droga che viene dalle Filippine, il Chrystal Meth, importata da Felipe, il devoto cameriere che serve nella villa di Flavio, rimasto unico proprietario dopo l’uccisione dei genitori. La vicenda è complessa, piena di colpi di scena, e Lugli sa come accompagnarci nei meandri reconditi della capitale del malaffare, di cui sono protagonisti personaggi insospettabili, compresi poliziotti corrotti, extracomunitari pronti a tutto, avvocati drogati, zingari ferocissimi, signore borghesi, informatori della polizia che dominano il commercio di droga, in una pericolosa mescolanza di bene e male, forze dell’ordine e delinquenza, che ci raccontano una Roma oscura, corrotta, triste, priva di prospettive di riscatto.
Se questo è il primo dei volumi che Massimo Lugli progetta, tra spari, violenze, furti, vendette, ben poco si può sperare per il ristabilimento di un minimo di legalità, affidata a un poliziotto un po’ sfigato, l’Ispettore della squadra mobile Bruno Pelizzi, che si muove contro la terribile banda che importa una droga letale soprattutto perché suo nipote Giorgio ne è una vittima tragica a definitiva, non creduto o addirittura ostacolato da superiori miopi e poco lungimiranti.
Il linguaggio mimetico con cui Lugli ci racconta la nuova mala romana è di straordinaria efficacia, i quartieri della città, centrali e di estrema periferia degradata, vengono attraversati da chi ne conosce i risvolti segreti e sconosciuti a noi normali cittadini, i campi rom visitati e descritti con impietoso realismo, così come squallidi bar, corsie d’ospedale, anfratti dove trovano riparo i senza casa, luoghi noti dove tuttavia si incontrano i protagonisti del male assoluto, tra il Fleming e piazza Fiume, i locali celebri dell’Eur, i locali notturni dove la cocaina cede il posto alle “chicche”, consumate dai rampolli di una “Roma bene” che sta consumando le sue ultime energie vitali. Bravo Massimo Lugli, terribile ciò che racconta.
Stazione omicidi. Vittima numero 1
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