Stefan Zweig. L’anno in cui tutto cambiò
- Autore: Raoul Precht
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2022
Il titolo di questa sorta di biografia di uno scrittore famoso, Stefan Zweig, si riferisce ad un anno specifico, il 1935.
Raoul Precht, scrittore e traduttore, dedica a Zweig questo libro ricco e coinvolgente dal titolo Stefan Zweig. L’anno in cui tutto cambiò (Bottega Errante Edizioni, 2022), il racconto di un anno cruciale per la vita personale e per la storia nella quale tutta la società europea fu coinvolta, in modo particolare gli intellettuali ebrei, con i quali Stefan Zweig aveva amicizia e consuetudine.
Il libro di Precht, pur seguendo minuziosamente le vicende personali, gli spostamenti, gli incontri, i progetti di Zweig, ricostruisce con ampiezza e profondità un clima diffuso, una paura per quanto la presenza di Hitler in Germania andava diffondendo non solo nel mondo ebraico. Seguiamo Stefan Zweig a Salisburgo, dove abita in una grande magione, una sorta di castello, insieme alla moglie Friderike e alle sue figlie Alix e Suse, avute da un precedente matrimonio. Tuttavia lo scrittore ha in animo di trasferirsi a Londra, perché, mentre si trovava a Nizza in compagnia della sua segretaria, la giovane Lotte, la moglie era entrata improvvisamente nello studio cogliendo fra i due una vicinanza che poi, nel tempo, sarebbe divenuta una relazione seria. Quindi il matrimonio di Zweig è in crisi, la sua posizione finanziaria vacilla, tanto che decide di cominciare a vendere i preziosi manoscritti e oggetti, Mozart, Goethe, Beethoven tra gli altri, che nel tempo aveva collezionato.
Anche gli amici che incontra, Freud, Thomas Mann, Arturo Toscanini ma soprattutto Joseph Roth, vivono con crescente angoscia l’antisemitismo manifesto che il nazismo sta imponendo nel mondo di lingua tedesca, ma non solo. La madre di Zweig, la potente Ida, vive a Vienna, e lui transita in città per incontrarla, così come vede malvolentieri il fratello Alfred. Tuttavia la decisione è presa: è convinto di voler prendere la residenza a Londra, dove cerca di affittare un appartamento che risponda alle sue esigenze di silenzio. Per scrivere ha bisogno di spazio e concentrazione, oltre alla necessità di un’abile segretaria che pensi per lui a smaltire la corrispondenza, a dattilografare i suoi scritti, a consigliarlo: solo Lotte è in grado di seguirlo, infatti lo precede a Londra nell’attesa del trasferimento, fortemente osteggiato dalla moglie che non vuole perdere il suo status.
Il clima di quell’anno “cerniera” nella vita dello scrittore, che medita su di sé, sulla propria opera, confrontandosi con i suoi contemporanei, incapace di opporsi con forza come altri stavano facendo alla diffusione dell’ideologia hitleriana, è trattato da Raoul Precht con empatia, ma anche con grande rigore nella ricostruzione di una personalità in crisi, non troppo coraggiosa, invischiata in una vicenda familiare opprimente da cui non aveva la forza di liberarsi:
“La sua reazione ai momenti difficili o pericolosi, da sempre, era stata quella di sottrarsi, di rinchiudersi, nel guscio. Lui aveva bisogno di pace e di silenzio, se voleva lavorare; ed era questo il primo, anzi l’unico dovere che aveva verso di sé e verso il mondo. Lavorare, nient’altro. Di tutti questi distinguo, confessò a se stesso, di tutti i suoi dinieghi, e anche dei sensi di colpa che ne derivavano, narravano i suoi ultimi libri.”
Quello di Precht è un libro estremamente interessante grazie alla ricostruzione di un’atmosfera e della messa in scena di inediti della storia culturale di quel momento: Joseph Roth, alcolista senza speranza, che viene aiutato economicamente da Zweig; Thomas Mann, di cui si celebra in teatro con un concerto il sessantesimo compleanno, che si mostra molto accogliente nei confronti di Zweig, che gli ha donato un manoscritto di Goethe. E poi l’incontro con editori, tedeschi e americani, con la sua traduttrice italiana, Lavinia Mazzucchetti, con attori, l’amico Moissi che muore improvvisamente, con il musicista Richard Strauss, di cui aveva scritto un libretto per un’opera, anche se un ebreo come Zweig non era troppo gradito.
In uno spostarsi continuo, tra Salisburgo, Vienna, Nizza, Parigi, New York, Zurigo, Marienbad, Londra, vediamo ricostruito quest’anno speciale per gli intellettuali ebrei, per il mondo della cultura, per il precipitare di tutti verso un abisso di cui i contorni si possono soltanto intuire. Ed ecco allora Stefan Zweig guardare indietro, sognare, rivedere nel suo inconscio il “suo” Kleist, il drammaturgo che un secolo prima si era suicidato insieme alla sua compagna Henriette... Una profezia di un destino in agguato?
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