Un bianco abbacinante, oppressivo, per niente candido o rassicurante, ma così totale da coprire il mondo intero, pur di nasconderne il senso. Ammesso che ci sia, un senso. Le ultime pagine del Gordon Pym di Edgar Allan Poe sono quanto di più misterioso sia mai stato scritto: tanto elusive quanto pregne di significati reconditi, che salgono appena a galla come pesci morti, senza mai spiegare tutto, instillando in chi legge solo dubbi e nuove domande, a cui non può esserci risposta. Di certo mai una risposta definitiva. Ma il bello di un romanzo del genere è proprio questo.
Storia marinaresca ma del tutto peculiare, The narrative of Arthur Gordon Pym of Nuntucket, pubblicato per la prima volta a puntate nel 1838 sul "Southern Literary Messenger", pur presentando gli elementi tipici del romanzo d’avventura, si apre quasi subito al delirio, al mistero, all’incubo, facendosi sempre più a ogni pagina viaggio nella tenebra, a dispetto del bianco imperante che domina l’ultima parte del racconto.
L’inizio di tutto: Le avventure di Gordon Pym
La vicenda: con l’aiuto del suo amico Augustus, il giovane Arthur Gordon Pym si imbarca clandestinamente a bordo del Grampus, per poi ritrovarsi nel bel mezzo di un ammutinamento, occasione in cui conoscerà il bizzarro marinaio Dirk Peters, un selvaggio il cui aspetto incute timore, ma che si rivelerà coraggioso e leale. È solo l’inizio di varie peripezie in cui l’unica costante risulta il rischio della morte, tema caro a Poe, presente nella maggior parte della sua produzione. Unici superstiti di un successivo e disastroso naufragio, Pym e Peters vengono salvati dal Jane Guy, nave diretta al Polo Sud, lì dove inizia una nuova fase del romanzo, un viaggio verso l’ignoto che prima li farà sbarcare sull’isola di Tsalal, dove vive una razza di indigeni tanto falsa quanto pericolosa, e che infine li porterà in territori sconosciuti a qualsiasi umano.
Le avventure di Gordon Pym
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I continuatori del viaggio
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Nel 1897 l’autore precursore della fantascienza moderna Jules Verne, dette alle stampe La sfinge dei ghiacci, un vero e proprio seguito del romanzo di Poe, in cui immaginava come undici anni dopo la scomparsa di William Guy, comandante della goletta Jane Guy (su cui si era imbarcato Gordon Pym), suo fratello Len decide di mettersi alla ricerca del congiunto sulla nave Halbrane. La rotta di quest’ultima alla volta dell’Antartico è la stessa di quella già descritta nel romanzo ispiratore. Verne dà un’impronta positivista e scientifica alla sua storia rispetto all’originale, pur conservando una certa dose di mistero e avventura.
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È il 1936 quando il romanzo Le montagne della follia di Howard Phillips Lovecraft vede la luce sulla rivista popolare "Astounding Stories". Anch’esso ispirato al Gordon Pym, narra di un’esplorazione al Polo Sud dove verranno rinvenuti i cadaveri di un’antica razza aliena, congelati da milioni di anni, parecchi dei quali in uno stato di conservazione quasi perfetto. La caverna del rinvenimento si trova alle pendici di una gigantesca catena montuosa, forse la più alta esistente sul pianeta, ammantata da un’atmosfera irreale, in grado di provocare allucinazioni. Forse l’opera più ambiziosa del “solitario” di Providence, ma anche la più sfortunata: a seguito di vari rifiuti dovette aspettare ben cinque anni per essere pubblicata, e pure con alcuni tagli.
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La cosa da un altro mondo, romanzo fantascientifico del 1938 scritto da John W. Campbell Jr, narra di una spedizione scientifica in Antartide che scopre un veicolo extraterrestre sepolto nel ghiaccio da ere incalcolabili. Nel tentativo di liberarlo, gli scopritori riescono solo a distruggerlo, rinvenendo però di lì a poco una creatura in un blocco di ghiaccio, che trasportano alla loro base per studiarla. L’alieno non è affatto morto, e una volta liberatosi dalla prigione di ghiaccio si rivela una creatura mutaforma, in grado di assumere l’aspetto di ogni essere vivente che divora. Inizia così a seminare morte e terrore all’interno della base, riducendo gli occupanti a uno stato prossimo alla paranoia, nel tentativo di capire chi è ancora umano. Da questo romanzo sono stati tratti due film, uno nel 1951 e un remake nel 1982.
Gordon Pym: il personaggio
Gordon Pym resta uno dei personaggi meglio caratterizzati da Poe, che in esso riversò tutta la sua ansia di conoscenza: non è un semplice avventuriero in cerca di tesori o di gloria, ma un uomo totalmente dedito alle proprie ossessioni, il cui fine ultimo è vivere ciò che ha sempre sognato, a tutti i costi. Insieme all’inquietudine generata da una terra ostile e desolata come il Polo Sud, resta uno dei tanti motivi per cui il romanzo in questione viene ricordato a distanza di secoli, e ha influenzato più di una generazione di scrittori.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Storia di Gordon Pym e l’eredità letteraria del romanzo di Edgar Allan Poe
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