Storia dei miei soldi
- Autore: Melissa Panarello
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Bompiani
- Anno di pubblicazione: 2024
Non conoscevo questa scrittrice e probabilmente non avrei mai scoperto questo libro se non fosse uscito tra i proposti al premio Strega 2024, eppure Melissa Panarello è nota per affrontare nei suoi romanzi tabù di ogni genere con la naturalezza di chi non si preoccupa delle reazioni altrui.
Storia dei miei soldi, edito Bompiani, appare fin dal titolo uno di quei romanzi che contengono una storia potenzialmente in grado di generare un flusso di discussioni e opinioni - talvolta opinabili - tra coloro che l’hanno anche solo semplicemente visto dalla vetrina di qualche libreria, o in un post coi fiocchi apparso sui social. Eppure al suo interno si scontrano e incontrano due storie e due modi di vivere la vita apparentemente in contraddizione.
Le due protagoniste, Clara T. e Melissa, non potrebbero essere più diverse: la prima è un’attrice venuta alla ribalta grazie alla trasposizione cinematografica del primo libro della seconda, un romanzo a luci rosse che ha fatto molto parlare e che è riuscito a consacrarle entrambe nell’Olimpo dei nomi importanti. Per quanto fisicamente simili, le due sono convinte di essere quanto mai agli antipodi e si sforzano di farlo comprendere anche alla stampa e all’opinione pubblica nel momento in cui il film inizia a circolare.
Quando qualche anno dopo si incontrano, casualmente, per le strade di Roma però la loro convinzione s’inerpica su binari quantomeno differenti: se su alcune questioni le due rimangono estremamente diverse, su altre ecco che vengono a galla somiglianze mai fino a quel momento analizzate.
Ti porto i miei estratti conto. Altro che romanzi, è lì che trovi le storie della gente.
I soldi costituiscono uno dei temi principali del romanzo, un fil rouge che collega le due donne più nel profondo di quanto si immaginano.
Clara T. ne ha guadagnati tanti, tantissimi, agli albori della sua carriera, quando una dopo l’altra inanellava partecipazioni da protagonista o co-protagonista in film - per lo più erotici - con registi di grande spessore come Roman Polanski. Il fatto, però, è che vedere dei soldi in mano a una donna è ancora un tabù per molti. Se poi è la donna stessa che se li gestisce, ecco che l’opinione pubblica si sente in dovere di ricercare il modo in cui questi sono entrati nelle sue tasche e di conseguenza giudicare.
Clara T. è giudicata e insultata per il ruolo che ricopre nei film: far parte del cast di un film erotico, o comunque di film in cui la si vede “ripresa di spalle, nuda o con un abbigliamento provocante”, è ciò che serve e basta per considerarla alla stregua di una prostituta.
E dopotutto, questa carriera le frutta denaro e questo in mano a una donna può giungere solo perché in un modo più o meno velato questa si prostituisce.
I giudizi però arrivano a Clara T. non solo, o non tanto, dal pubblico comune - quello che comunque quei film li ha visti o per lo meno ne ha seguito la trama e il suo ruolo, anche se poi la giudica e disprezza - ma da coloro che le stanno vicino.
La madre, che nel racconto avrà il compito di farle da antagonista per gran parte della sua vita, stessa la considera una poco di buono per aver scelto una carriera che inevitabilmente le fa guadagnare molti soldi, ma la porta anche a essere una “scostumata”.
Eppure quei soldi alla madre fanno comodo, è un ricatto quello che ordisce nei confronti della figlia affinché le firmi assegni con cifre esorbitanti che poi utilizza per pagarsi due cameriere invece che per assicurarsi un pasto caldo per se stessa e il figlio, come dice a Clara. È un rapporto complicato quello che intercorre tra Clara e la madre: Clara continua a tornarci perché è sua madre, anche se in cambio non riceve nulla se non critiche e dolori. Siamo davanti alla crudeltà di un ritorno all’origine che non ha nulla a che fare con l’amore familiare ma con un bisogno di essere amata e riconosciuta che ogni volta viene deluso.
Il fidanzato di Clara, Trevor - che scopriremo essere il figlio dell’agente di Clara T. - è convinto che la sua immagine Clara la debba legare a ruoli raffinati, quasi dimessi, deve essere un’attrice sfuggente così da diventare una nuova Cate Blanchett o comunque una donna dai principi saldi che non si lascia tentare dalle campagne pubblicitarie che pagano cifre esorbitanti solo per l’immagine che rappresenta.
Si disegna così una società dove il tabù del denaro visto in mano a una donna è ancora radicalizzato e forte, dove chiunque può permettersi giudizi e ritenersi in grado di esprimere un consiglio - non richiesto - su come lei debba gestirsi, come donna in carriera e come proprietaria di un cospicuo conto in banca.
Ma non è solo questo, Clara spende quei soldi con una certa leggerezza: è giovane, ha un conto in banca parecchio elevato e si sente al sicuro nell’avvenire perché in quel momento è certa di avere quel genere di entrate per tutta la vita. E ovviamente nel romanzo Panarello si premura di far notare come quei soldi siano spesi nel modo che le appartiene in quanto donna. Acquista borse, una quantità immane di borse in boutique vintage, un appartamento nuovo di zecca che si premura di arredare a suo gusto costruendovi un bagno verde con la vasca con le zampe e una ventina di pappagalli che svolazzano qua e là.
È tradizione che alle donne spetti il compito di tenere la matassa di cotone e filare calzini e ricamare sulle lenzuola, non di gestire un patrimonio.
Quando sono nata mi hanno ricoperto di soldi perché portava bene. Ero in vita da poche ore, sul corpo erano sparse decine di banconote da cento e cinquantamila lire
Melissa invece conduce una vita più tranquilla. Ha rincorso la notorietà, nutrito il suo ego nelle fasi iniziali della carriera - un po’ come ha sognato di fare Clara - ma senza quegli eccessi, non ha un’ambizione definita da “rincorrere”. Si è costruita una famiglia, ha un marito e un figlio e nel corso del romanzo aspetterà una bambina. Continua a scrivere e si appassiona alla storia di Clara perché la conosce e fin dal primo momento, riconoscendola, si è sentita migliore di lei. Eppure il rapporto di Melissa coi soldi è nato fin dalla culla quando appena nata, secondo una tradizione tipicamente siciliana - come avrà modo di spiegare l’autrice stessa in alcune interviste - i suoi genitori hanno festeggiato la sua nascita ricoprendole il corpicino di soldi. Certo nella tradizione questo è prerogativa dei maschietti, perché alle bambine viene dato un filo, un richiamo al loro futuro di massaie; ma i genitori di Melissa erano convinti che quel ruolo non le competesse, che era meglio far soldi che relegarsi al ruolo di casalinga che fila e tesse.
A fare da contorno alla vicenda è una Roma incantevole e incantata, tanto stupenda quanto matrigna. È un romanzo che per l’autrice stessa non poteva essere ambientato a Milano, poiché solo a Roma c’è questa costante sensazione e considerazione d’essere sempre a casa, in famiglia. Qui i contratti vengono firmati, ma i soldi si gestiscono lavorativamente parlando come se si fosse in famiglia, o almeno questo è il caso di Clara. Lino è il suo agente e considera la sua attrice di punta una di famiglia - e non solo perché è la fidanzata del figlio, o perché le sue origini sono da far risalire alla periferia romana. Il problema è che quest’aria di famiglia crolla davanti alle trame e agli intrighi. Il lavoro non è mai solo lavoro connesso all’idea di guadagnare soldi, ma più all’essere parte di qualcosa di più grande, di essere inseriti in una bolla che però può anche scoppiare. E quella di Clara scoppierà nel modo più clamoroso e letale.
Non è un romanzo autobiografico anche se ci sono alcuni punti in comune nella storia della Panarello con la sua alter-ego Melissa, eppure il tutto è descritto come se quegli eventi fossero reali. Si parla del tabù dei soldi, dell’erotismo nel cinema e nelle scelte personali, ma anche di figli e di maternità - tema che avrà sulle due protagoniste impatti differenti. Da una sarà considerato un punto di arrivo, uno scopo in grado di darle identità in modo da non essere solo un’attrice; dall’altra è solo un’opportunità della vita che le regala una gioia immensa ma non la definisce nel suo essere come persona, come donna o come scrittrice.
Un libro insomma che mette in luce, prima ancora che sperare di riuscire a scardinare, questioni che a oggi ancora occupano uno spazio nella realtà.
Poi certo, non è un titolo di quelli che si vedono spesso tra le fila del Premio Strega ma il semplice fatto che sia stato inserito tra le proposte fa ben sperare. Forse vincerà, forse no, ma di sicuro Melissa Panarello gestisce il suo ritorno sulla scena editoriale del romanzo col fragore delle parole che raccoglie nel suo testo, in punta di piedi ma solo per dare ancora maggiore risalto al suo testo, al suo messaggio.
Storia dei miei soldi
Amazon.it: 17,10 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Storia dei miei soldi
Lascia il tuo commento