Storia del giallo italiano
- Autore: Luca Crovi
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2020
Giallo come antonomasia di genere popolare. Giallo come pretesto per una doppia geografia: interiore e sociale. Giallo come matrice di sfaccettature ulteriori, prossime o consequenziali al romanzo giallo. Le enumera una a una Luca Crovi, a pag. 17 del suo saggio-summa Storia del giallo italiano (Marsilio, 2020):
“Nessuna categoria del mistero è stata tralasciata dagli scrittori che sono riusciti a impegnarsi con ottimi risultati nei romanzi d’appendice, nel noir, nel procedural, nel legal thriller e in quello autoptico, nella spy story, nel pulp, nell’hard-boiled, nel giallo storico, nel true crime, nel seral killer story e persino nel giallo umoristico e in quello sportivo”.
Con fortune commerciali più o meno clamorose, sulla scia dei romanzi col commissario Montalbano, non c’è regione d’Italia che oggi non vanti il suo emulo autoctono, ma fra il genere giallo e i lettori italiani il rapporto è
comunque consolidato nel tempo: comincia con la narrativa d’appendice di fine Ottocento e approda, appunto, alla moda attuale.
Chissà se perché “la vita è un pozzo delle meraviglie. C’è dentro di tutto. Stracci, brillanti e coltellate alla gola” (Scerbanenco), e la narrativa poliziesca, nei casi migliori, ne rappresenta la meta-significanza ideale. Luca Crovi (lavora per Sergio Bonelli Editore) è il conclamato gran visir della letteratura di genere, questo suo lavoro in bilico tra storia e analisi letteraria, lo attesta fino in fondo: mole poderosa (500 e passa pagine), passo e intenti tassonomici, una miriade di riferimenti cartografico-letterari sullo sfondo della storia italiana e dei suoi narratori di suspense: dall’alba novecentesca dei gialli di Augusto De Angelis alla Milano del boom di Giorgio Scerbanenco. Dal Pasticciaccio brutto di Carlo Emilio Gadda alla Sicilia come metafora di Sciascia e Montalbano. Dal giallo padano di Machiavelli & Guccini a quello bolognese di Carlo Lucarelli. Passando per le inarrivabili commistioni con la storia e la filosofia del Nome della rosa di Eco, o dall’antropologia di ambito piemontese della Donna della domenica di Fruttero & Lucentini.
Sono soltanto alcune delle stazioni attraversate dall’autore: il suo percorso narrativo, ripeto, è muscolare, enumera trame, annovera contesti, prevede schemi narrativi, delitti e segreti, storie e leggende di editori e scrittori ascrivibili al giallo, dalle origini ai nostri giorni, come si dice in questi casi.
“Nel romanzo poliziesco tutto partecipa al movimento, al dinamismo contemporaneo: persino i cadaveri che sono, anzi, i veri protagonisti dell’avventura. Nel romanzo poliziesco ci riconosciamo quali siamo: ognuno di noi può essere l’assassino o l’assassinato”. (pag. 15)
Per questo costante moto a luogo etero e intra-psicologico, fuori e dentro la cronaca nera quotidiana, il giallo si attesta come il genere letterario più frequentato, amato e mai tradito dagli italiani. È un dato di fatto. Storicizzare, come fa benissimo Luca Crovi, rende giustizia in primo luogo alla categoria di lettori e scrittori attratti dal crime.
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