Storia delle terre e dei luoghi leggendari
- Autore: Umberto Eco
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Bompiani
- Anno di pubblicazione: 2013
Ogni uscita dei libri di Umberto Eco è una sorpresa, una magia, un incanto. In tempi di e-book e di editoria a basso prezzo e di bassa qualità, il libro colto, raffinato, illustrato magistralmente riempie la mente e gli occhi, dà un piacere intellettuale che nessuno strumento elettronico è in grado di fornire. Non a caso, il bellissimo volume “Storia delle terre e dei luoghi leggendari” è già nelle classifiche dei saggi più venduti, malgrado il suo prezzo che non scoraggia però gli ammiratori del professore.
“Questo libro è dedicato alle terre e ai luoghi leggendari: terre e luoghi perché talora si tratta di veri e propri continenti, come Atlantide, altre volte di paesi e castelli e (nel caso della Baker Street di Sherlock Holmes) appartamenti... Qui ci interessano terre e luoghi che, ora o nel passato, hanno creato chimere, utopie e illusioni perché molta gente ha veramente creduto che esistessero o fossero esistiti da qualche parte.”
Con la consueta capacità di sintesi, Eco ci descrive il suo volume, ben 478 pagine, compresi gli apparati (indici di autori, bibliografie, elenchi di film, di illustrazioni) sfogliando il quale ci si immerge nei luoghi mitici che ogni lettore occidentale conosce o ha conosciuto durante il suo percorso di conoscenza.
Durante i miei anni di insegnamento, ricordo con tenerezza che molti studenti che venivano a contatto con la Divina Commedia non riuscivano a credere che la costruzione architettonica del poema fosse pura invenzione di Dante. Spesso mi sono sentita chiedere se il Poeta avesse davvero visitato l’Inferno o fosse salito sulla montagna del Purgatorio, tanta è la potenza creativa e fantastica che il poema è in grado di suscitare nei lettori più ingenui. Bene, Eco riesce nel suo bellissimo volume a rispondere ai nostri interrogativi sui luoghi fantastici della letteratura. Il capitolo sul Paradiso Terrestre, le Isole Fortunate e l’Eldorado, ad esempio, è un viaggio coltissimo dall’Antico Testamento, libro della Genesi (“Poi il Signore piantò un giardino in Eden, Oriente, e vi collocò l’uomo che aveva plasmato”), attraverso i Campi Elisi raccontati da Virgilio nel VI canto dell’Eneide e ancora nel Paradiso del Corano, seguendo Astolfo che nell’Orlando Furioso di Ariosto ci descrive:
“Un palazzo in mezzo alla pianura / ch’acceso essere parea di fiamma viva / tanto splendore intorno e tanto lume / raggiava, fuor d’ogni mortal costume”
fino a passare per Candide che nel celebre romanzo di Voltaire visita l’Eldorado.
Quello descritto è solo uno dei numerosi e multiformi percorsi che Eco ci propone, visitiamo con lui:
- Il paese di Cuccagna;
- La città del Sole di Campanella;
- Il Paese di Bengodi di Collodi;
- Le Città invisibili di Calvino;
- L’Isola non trovata di Guido Gozzano;
- La città nel Mare di Edgar Allan Poe;
- L’Isola di Salomone e la terra australe;
- L’interno della terra e il mondo della pura invenzione.
La parte finale del libro, per me la più affascinante, ci racconta i luoghi romanzeschi e le loro verità.
Molti luoghi che fanno parte del nostro immaginario (il Paese dei Balocchi di Pinocchio, la capanna dei Sette nani, la capanna della nonna di Cappuccetto Rosso) non sono mai esistiti, mentre l’isola di Robinson Crusoe, le fogne di Parigi dove si rifugia Jean Valjean sono luoghi reali.
Alcuni luoghi mitici sono stati ricostruiti per ragioni meramente commerciali, ci racconta Umberto Eco, come la cella del Conte di Montecristo nel castello d’If, la casa di Nero Wolfe a Manhattan.
L’autore ragiona sul rapporto tra fantasia e realtà nei lettori di romanzi:
“La verità della finzione romanzesca supera la credenza sulla verità o falsità dei fatti narrati.”
Questo ci spiega l’autore ma il gran numero di citazioni di brani letterari provenienti da tutte le letterature (da Jules Verne a Burroughs, da Rabélais a Bram Stoker, da Coleridge e Borges) e di illustrazioni (copertine di libri, riproduzioni di opere d’arte e immagini di luoghi celebrati, stampe, fotografie d’epoca, locandine di film) costituiscono una vera e propria miniera dell’immaginario culturale del nostro tempo, dove ritroviamo e ci ritroviamo in una patria comune, in cui letteratura dell’infanzia, film, letture scolastiche, letture più raffinate di adulti studiosi o appassionati di diverse discipline riscoprono la loro identità e la ricchezza di un patrimonio comune.
Suggerisco l’immagine di pagina 321, la riproduzione dello “Scarabattolo” di Domenico Remps, un quadro del XVII secolo conservato al Museo dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, che mi sembra un’ottima sintesi del lavoro accuratissimo che Eco ha voluto pubblicare, perché tutti gli ammiratori della sua cultura enciclopedica ma anche della sua capacità di divulgatore ad altissimo livello potessero condividere.
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