Strane ferite
- Autore: Stefano Fantelli
- Genere: Horror e Gotico
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2012
Questo non è un romanzo, questo è un trip. Un’articolata allucinazione lisergica all’abbrivio di Lovecraft, Kurt Cobain, Fabrizio De Andrè e il Burroughs più visionario. Sto parlando di “Strane ferite” (Cut-up edizioni, 2012) e dell’autore poliedrico e pazzo che l’ha concepito. Questo è un non-romanzo ma Stefano Fantelli, di contro, è uno scrittore vero.
“Strane ferite” è la sua mise en abime: dentro e fuori la sua poetica nero-notte, dentro è fuori la necessità di denuncia sociale, dentro e fuori la sua stessa vita vissuta. Gente in attesa sul ciglio dell’abisso, del Natale, di fantasmi, del grande amore, del grande freddo, della grande occasione, del Buio, del Wasteland, che è qualcosa che non si spiega ma
“sta arrivando e che bisogna fermare”.
Gente in attesa tra l’Italia e l’Altrove: Valentina, Alice, Elvis, Fabrizio, Daria, Maya Murna (ma anche quattro ragazze ubriache, il più anziano di tutti, l’uomo con la barba e i capelli lunghi, la professoressa di fisica, nove piccoli barboni e via di questo passo) allo snodo tra reale e irrazionale, vita e morte. Capitoli lapidari come frammenti (ma di una prosa che suona, hai voglia se suona), come libere associazioni in attesa - a loro volta, con il lettore, con la gente in attesa di questo romanzo - di un filo rosso. E forse anche di una via d’uscita. Ha ragione da vendere Danilo Arona quando spiega in parte “Strane ferite” con il ricorso all’universo sbieco-visionario di David Lynch. Quando dice che
“i film di David Lynch fanno paura, vera paura”. Perché “è l’unico regista che gira in base alla teoria dei quanti. Nel campo unificato ogni idea è collegata all’altra”.
Stefano Fantelli è un autore così. Se non del tutto, ci si avvicina molto all’essere così. “Strane ferite” è un libro che spaventa per il senso lancinante dell’aspettativa. Per via dell’ansia irragionevole che ti trasmette. Per ciò che è suggerito e mai mostrato in modo chiaro. Ombre, gelo, canzoni, visioni, illusioni. L’inferno sono gli altri e siamo noi, in un paese Geenna dove la solitudine è la sola condizione permanente.
Strane ferite
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