Studi sull’amore
- Autore: Franco Arminio
- Categoria: Poesia
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2022
L’amore è un sentimento sfuggente, un qualcosa a cui si tende senza mai capire realmente cosa sia, un qualcosa da definire e ridefinire incessantemente, nel tentativo di indagarne e scoprirne ogni sua sfumatura, forma e possibilità.
Franco Arminio, poeta contemporaneo italiano, ma anche paesologo – come lui stesso si autodefinisce - è nato e tutt’ora vive a Bisaccia, in provincia di Avellino.
È lui il primo a riconoscere l’inspiegabilità dell’amore, trovando nelle parole e nella poesia il suo mezzo d’espressione più potente, forse perché accumunata al sentimento amoroso dallo stesso modo di essere mutevole e inafferrabile e dallo stesso obiettivo di volersi comunque guadagnare un posto nell’eternità.
L’amore è la più dolce obiezione
che si possa fare
al tempo e al suo finire.
In Studi sull’amore (Einaudi, 2022) Arminio racconta dell’amore analizzando il sentimento da ogni prospettiva, trasformando i suoi pensieri, le sue riflessioni e le sue emozioni in gioia per gli innamorati, consolazione per gli illusi, approdo e ancora di salvezza per i naufraghi in balia delle loro passioni, paure e sensazioni.
L’autore ci lascia in bocca la curiosità di una serie di ipotesi, facendoci intravedere squarci di possibili scenari, lasciandoci interrogare sull’entità e la natura del nostro amore inteso in senso ampio e offrendo la sua raccolta poetica quasi come se fosse un viatico per scoprire ciò che ci è sconosciuto e che vibra nel languore del desiderio. L’amore infatti apre all’imprevisto e alla possibilità d’incontro con l’oscurità di sé stessi e dell’altro: ecco allora che Arminio racchiude tra le sue parole la consapevolezza che l’amore è anche un rischio, un gioco di esposizione alla potenza dell’altro, il quale potrebbe sì ferirci ma allo stesso tempo offrirci anche una preziosa opportunità di esporci, spogliarci ed esaltare il coraggio delle fragilità.
In una realtà contemporanea che ci vuole sicuri, vincenti e monumenti di noi stessi, diffidare dell’illusorio porto sicuro e abbracciare il coraggio della vulnerabilità può diventare la chiave per assumere la propria reale postura di vita, conservando preziose energie altrimenti spese nel logorante tentativo di esporre al mondo una forza che spesso non abbiamo.
Con una penna incisiva, laica e asciutta, Arminio ripone la bellezza di questa silloge nella sua capacità di unire l’amore con il disamore, il dolore con la gioia, la vita con la morte. Perché per l’autore “c’è poco da fare, l’amore / è sempre un po’ fratello della morte”, generando una colluttazione eterna che trova nella poesia uno strumento per cercare di sconfiggere il senso della fine e far trionfare l’amore.
Ma si tratta di un tentativo vano, temporaneo, e chi è follemente innamorato lo sa bene: non c’è mai salvezza definitiva, ogni crepa è destinata a riaprirsi e rimarginarsi continuamente – un po’ come fanno le poesie dolci e taglienti dell’autore stesso – e il luogo dell’amore è destinato ad essere un po’ anche il luogo del dolore, come afferma nei suoi versi:
Ho bisogno del dolore
senza dolore non sento niente,
non amo niente.
Datemi il dolore più alto che un essere umano
abbia mai vissuto, datemi l’amore.
La poesia di Arminio è una poesia che viene dal basso, dalla terra, dai vini della sua Irpinia e da tutto ciò che prende lo slancio per innalzarsi verso il cielo come una preghiera fatta di parole che nella loro concatenazione assumono un’aura magica.
Estremo nella tenerezza, il “poeta-paesologo” crea una geometria di versi che parla direttamente ai viventi, infiammandone anima e corpo e donando attraverso l’arte poetica il miracolo di un abbraccio che sfonda il nulla nel tentativo di risanare ogni intima lesione.
Per Arminio, dunque, amore e poesia si prendono per mano pur nella loro inafferrabilità: due luci evanescenti, abbaglio e condanna.
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