Sul Grappa dopo la vittoria
- Autore: Paolo Malaguti
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2009
Negli scorsi anni, diversi amici avevano consigliato a chi scrive di leggere qualche opera del romanziere e insegnante di Lettere monselicense Paolo Malaguti, presentatogli come uno tra i talenti più promettenti nel Veneto contemporaneo. Lo scrivente ha ritenuto opportuno cominciare a conoscere l’autore dalla sua prima opera: Sul Grappa dopo la vittoria, romanzo edito da Santi Quaranta nel 2009.
La storia è quella di un ragazzo veneto nato nel 1908, che vive la sua infanzia negli anni che precedono il primo conflitto mondiale, vede suo padre partire e tornare dalla Grande Guerra, si dedica all’attività di recuperante, assiste all’evoluzione della politica italiana dopo il 1918 e si innamora.
Per far vivere queste vicende, Malaguti utilizza la voce del protagonista e cerca di renderla con frasi brevi ed escursioni vernacolari molto riuscite.
Si percepisce che l’influenza predominante del narratore esordiente è forse quella di Mario Rigoni Stern; l’insegnante padovano si mostra affascinato dai vecchi montanari, che evidentemente ben conosce: gente che parla poco e in una lingua mista, “ibrida, familiare ed esotico miscuglio di veneto, cimbro, ladino, tedesco”. L’accostamento ossimorico degli aggettivi “familiare” ed “esotico” è già un esempio di scelta evocativa (e sapiente) dei vocaboli.
Per il giovane protagonista, i monti veneti sono una meravigliosa scoperta:
“Queste sono le persone, questi i luoghi e i volti della montagna, così come avevo imparato a conoscerli e ammirarli. Senza nemmeno rendermi conto, una parte di me aveva sperato che, salendo sulla montagna con mio padre, avrei incontrato da vicino quel mondo. Non avevo immaginato, non avevo osato temere che l’uomo potesse distruggere non solo se stesso, ma un mondo intero, secoli di tradizioni, di abitudini, di mestieri”.
Il registro è semplice, ma espressivo; la prima guerra mondiale è un tema fin troppo frequentato, se non propriamente abusato, ma in queste pagine ci sono scintille di originalità. Nel testo non sono rintracciabili diversi difetti che segnano certa narrativa di scarso livello: in sé non è un lavoro banale, certe riflessioni hanno profondità e non ci sono frasi fatte inserite nella speranza di rendere le descrizioni più accattivanti.
C’è però un problema fondamentale: la trama è inconsistente, priva di colpi di scena, quasi inesistente. I personaggi sono deboli e poco definiti, giunti alla fine si sa assai poco della loro personalità. Più che un romanzo, questo è un lungo racconto, ma troppo lineare e appesantito da alcuni passaggi prolissi. Il risultato non cattura l’interesse.
Sicuramente quella che ha concepito questi capitoli è ciò che si definisce una buona penna, ma manca l’esperienza, che sola può disciplinare l’inventiva, esprimere la creatività e partorire intrecci capaci di incantare il lettore. Le potenzialità sembrano ottime, c’è da sperare che altrove lo scrittore abbia maturato risultati superiori.
Sul Grappa dopo la vittoria
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