Tasmania
- Autore: Paolo Giordano
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2022
In Tasmania (Einaudi, 2022), il nuovo bellissimo libro di Paolo Giordano, tout se tient (tutto combacia, tutto è legato), dal momento che l’ecologia combacia con la trama di un matrimonio borghese del nuovo millennio, le presunte e reali infedeltà, ma sono legati a queste narrazioni anche il reportage, il saggio, l’autofiction.
Dopo aver raccontato la paura enorme di un virus che è diventato la pandemia da Covid-19 col breve saggio Nel contagio (Einaudi, 2020), Paolo Giordano si ritrova nella condizione di non poter parcellizzare oltre le cose che non vanno sul nostro pianeta e quindi in un libro dalla lunghezza media ritorna a paure passate sempre presenti, come le bombe atomiche sganciate a fine Seconda guerra mondiale su Hiroshima e Nagasaki, e a paure nuove, meno apocalittiche e più umane, come la paura di avere un bambino, magari perché l’amico del cuore, Giulio, ne ha già uno.
Quando si sono compiuti i quarant’anni, dopo aver studiato per una vita Fisica, un bambino potrebbe essere la giusta risposta. Il protagonista è un uomo che si chiama p.g., colto e sensibile, sposato con una donna che ha scelto di non ostacolarne la carriera professionale, Lorenza, che ha già un figlio adolescente di nome Eugenio.
Il libro si apre con p.g., che chiameremo Paolo, che nel 2015, si trova a Parigi, per assistere alla conferenza tenuta dalle Nazioni Unite sul cambiamento climatico.
Paolo è il protagonista principale del libro, che parla in prima persona e magistralmente ci dice perché è a Parigi:
Forse sta tutta lì la fissazione di alcuni di noi per i disastri incombenti, quella inclinazione verso le tragedie...che costituirà il centro di questa storia.
Insomma il bisogno di trovare altri pericoli più minacciosi di altri, per diluire il nostro disagio di stare al mondo, ma paradossalmente la voglia di un bambino che ci dica che, nonostante le guerre, le carestie, le bombe, il cambiamento climatico, siamo pronti per allevare bambini, sperando che la quotidianità da genitore renda più sensato il nostro stesso venire al mondo tempo fa.
Il tessuto sociale in cui si muovono i personaggi di questo libro non è propriamente eterogeneo. Sono perlopiù quarantenni borghesi, che hanno maestria nel parlare, che non sono mai stati bocciati in terza media, ai quali un dottorato di ricerca sembra la conclusione di un percorso di studi universitari. Quindi se non fossimo miliardi di persone stipati in un pianeta che diventa sempre più piccolo, perché affollato, potrebbero sentirsi felici mentre continuano il loro percorso di vita, ma il piccolo pezzo riportato dal libro ci rende consapevoli che non c’è più nessuna innocenza nel mondo.
E dunque Giulio, l’amico di Paolo, si ritrova a dover vedere suo figlio solo nei week-end, mente l’ex moglie vorrebbe scappare da Parigi, dove in ogni angolo c’è un pericolo e il figlio non può certo giocare libero nelle strade della città, ma nemmeno prendere un gelato da solo. Si vive bene solo all’interno di belle case ben arredate.
I personaggi principali sono persone che prendono molto spesso gli aerei di linea perché li aspetta un corso di qualificazione, oppure devono scrivere un reportage di un paese in crisi o in guerra. La crisi matrimoniale tra Paolo e Lorenza non è poi così grave, dal momento che le reciproche infedeltà sono state condivise andando insieme a letto con un’altra coppia.
La grande capacità di Paolo Giordano è quella di non dover mai strillare le proprie crisi personali. Se manda dei messaggi a un’altra donna, che conosce tutti i paesi in ebollizione sociale e politica, lo fa in bagno, stando ben attento a cancellare tutto.
C’è poi un professore come Novelli, diventato amico di Paolo per caso, che in un moto di stizza si mette in testa di dimostrare che le donne che hanno vinto il premio Nobel per la Fisica sono solo tre, tra cui Marie Curie, a cui bisogna però togliere il nome del marito sostituendolo col suo cognome da nubile. Poi analizzando il dati, Novelli scopre che se negli esami universitari le ragazze sono più brave dei colleghi maschi, superati i quarant’anni boccheggiano tra vita familiare, figli e carriera universitaria in bilico e si fanno superare di una bella spanna dai colleghi, ma questa diatriba mediatica finisce per mettere l’esimio Professore in un angolo, accusato di sessismo e di misoginia.
Lui che aveva risposto a Paolo che un posto vivibile potrebbe essere la Tasmania (che dà infatti il titolo al romanzo), dove non farebbe troppo caldo, dove si potrebbe mangiare bene, un’isola grande che è soprattutto un paese democratico.
Nel frattempo ritroviamo il nostro quarantenne, che dopo l’ennesimo litigio con Lorenza si ritrova a cambiare alberghi in continuazione sia in Italia che nel resto del mondo. Storie personali e professori in reale difficoltà vengono infine spazzati via dal viaggio di Paolo con Giulio in Giappone per la commemorazione dei morti a Hiroshima e Nagasaki, dove non c’è molta gente perché il Coronavirus è già presente e pericoloso (per la cronaca, la parola virus viene ripetuta una sola volta nell’intero libro, Ndr).
Le pagine sulla tragedia delle bombe atomiche sono le migliori scritte quest’anno. D’altra parte al personaggio e all’autore piace scrivere delle cose che li hanno fatti piangere.
Questo romanzo, dando a "romanzo" altre sfumature e togliendo tutta la tradizione ottocentesca e anche del Novecento del termine, è bello. Sembra di assistere alla nascita di un nuovo modo di scrivere che finora non ha un nome.
Tasmania
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Un libro perfetto per...
Per quelli che danno per moribondo il romanzo, che non sia un’espressione di genere, di solito quella del noir o del giallo classico o "policier", il romanzo poliziesco o il cosiddetto "polar" che non è altro che la crasi in francese di policier e noir, quindi un poliziesco più torbido, con meno probabilità di trovare l’assassino o gli assassini.
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Tasmania
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In biblioteca davanti alla teca dei libri più recenti
In biblioteca davanti alla teca dei libri più recenti mi soffermo a curiosare, Tasmania è quello che prendo tra le mani. Paolo Giordano è il giovane scrittore che ho conosciuto in talk televisivi e ne ho apprezzato gli interventi.
Ancora una volta la mia curiosità sull’uomo prende il sopravvento sulle critiche e sulle recensioni che ho letto sull’opera quando è stata pubblicata.
Prendo un libro che sono sicura avrei letto con calma visto che ne avevo altri iniziati e che faticavo a finire.
Il libro stazionò per un paio di settimane tra i libri da leggere finché un paio di giorni fa lo presi tra le mani per lasciarlo nel momento in cui scrivo.
Mi trovo tra le mani un romanzo che di romanzesco non ha niente. L’autore che qui sembra aderire quasi completamente alla vita del protagonista mi immerge in ambiente di scienziati privi di quell’aura di sacralità con cui spesso vengono raccontati. Uomini e donne con le loro debolezze, con le loro vite familiari spesso travagliate e soprattutto con l’ansia di chi cerca nell’ambiente scientifico un posto riconosciuto.
La nostra epoca travagliata da problemi epocali, come il cambiamento climatico offre ai nostri amici la materia ideale per esercitare la loro scienza, per Paolo si intreccia con la sua ossessione per la bomba di Hiroshima e Nagasaki argomento di un libro che fatica a completare.
Magistrale l’intreccio tra racconti di vita di un uomo in crisi per la sua impossibilità a diventare padre, con le pagine dei racconti delle conseguenze dello scoppio della bomba atomica: la devastazione dei corpi, le conseguenze delle radiazioni e le sua eredità emotiva nei superstiti di prima e seconda generazione.
Il libro si chiude con la visita del protagonista con il suo amico Giulio a Hiroshima e la sua bella riflessione sulle radiazioni dei morti, quelli del passato e quelli del presente che sprigionano luce dai corpi e fanno della terra non un pianeta spento ma una stella.