Telemaco e Blob
- Autore: Dacia Maraini
- Genere: Libri per bambini
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Rizzoli
- Anno di pubblicazione: 2017
“Storia di una amicizia randagia” è il sottotitolo della fiaba “Telemaco e Blob” (Rizzoli, 2017, illustrazioni di Pia Valentinis) di Dacia Maraini, nella quale la scrittrice, poetessa e saggista amata e apprezzata in tutto il mondo, racconta una storia di cani e libertà ambientata a Roma.
“Conoscevo un cane di gran razza che era amico di un cane randagio”.
Telemaco, cane di razza, era un setter irlandese dal pelo ramato e dalla lunga falcata elegante. Il setter era un animale molto schizzinoso, intelligente e molto consapevole della sua bellezza, che tutti ammiravano. Telemaco, per quanto riguardava le amicizie, era bizzarro perché preferiva i bastardi ai cani di lignaggio come lui. Infatti, l’amico preferito del setter si chiamava Blob, un cane senza pedigree
“con la coda mozza, la testa da lupo e il corpo da segugio”
di colore beige. Blob compensava la sua evidente bruttezza con un carattere arguto e una mente brillante e acuta. Gli snob padroni di Telemaco non volevano che il loro cane frequentasse un suo simile come Blob, di conseguenza il setter era costretto a incontrare di nascosto il suo amico. Telemaco, che non era un tipo da farsi imporre niente, scappava da casa per andare a zonzo per la città con la sua falcata regale e nessuno osava fermarlo. Lo stesso accalappiacani, quando lo vedeva camminare così fiero ed elegante aveva timore a lanciargli il laccio
“sicuro che da qualche parte ci sarebbe stato un padrone che avrebbe protestato”
magari prendendolo in giro per l’equivoco. L’appartamento dove viveva Telemaco era molto bello e arredato con gusto, sul pavimento di legno pregiato, il parquet, riposavano tanti tappeti di valore. Le doppie finestre non permettevano al caos cittadino di disturbare la quiete della casa. Ogni mattina, una gentile e indaffarata donna col grembiule bianco cucinava per il cane una zuppa buonissima i cui ingredienti erano carne fresca, riso e verdura. La cameriera rovesciava la pappa in una linda ciotola di metallo che appoggiava nel rigoglioso e ampio terrazzo. Il privilegiato setter mangiava tra due gardenie, una pianta nana e un gigantesco ibisco dai fiori rosa.
“Le sue pappe, insomma, erano sempre fresche e profumate di fiori”.
Però Telemaco avrebbe preferito qualcosa di più vario e sostanzioso, le gustose salcicce, cibo proibitissimo per lui, a detta del veterinario, oppure un osso raccolto nella spazzatura, altra cosa vietata. I padroni del setter non lo portavano mai a spasso, salvo la domenica che era il giorno di festa della domestica Danda. L’appartamento di Telemaco, pieno di leccornie, era come una gabbia dorata per un cane che sognava la libertà. Blob invece abitava sotto un ponte del Tevere, assieme al barbone Trucibaldo che si era costruito una casupola con pezzi di legno di varia misura trovati nei cantieri e inchiodati insieme, il tutto coperto da un telo spesso di plastica celeste. Il cane mangiava spesso una volta al giorno e le sue pappe non erano speciali come quelle del suo amico. Quella di Blob era una esistenza dura ma senza vincoli.
Nel volume, arricchito da belle illustrazioni, l’autrice dimostra che anche tra i cani l’amicizia sia una forza invincibile. Probabilmente, i molti estimatori di Dacia Maraini l’avranno immaginata pensare alla piacevole favola mentre portava a spasso il suo cagnolino sotto i platani del suggestivo lungotevere della Capitale.
“Così finisce la storia di Telemaco e Blob, i due cani di città, e della loro randagia ma felice amicizia”.
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