Tempi stretti
- Autore: Ottiero Ottieri
- Genere: Classici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2011
Romanzo appartenente alla letteratura industriale, “Tempi stretti” di Ottiero Ottieri, uscito nel 1957 e riproposto da Hacca nel 2011, racconta la realtà della vita di fabbrica nella Milano degli anni ’50, in una suburra deprimente fatta di case e capannoni.
I protagonisti principali sono Giovanni ed Emma. Lei è una ragazza proveniente dalla campagna che si trasferisce nella grande città per entrare in fabbrica, dove incontrerà Giovanni e con il quale avrà una storia destinata a finire presto.
Sono gli anni in cui sta nascendo il fenomeno del “miracolo economico” di un Paese in trasformazione da agricolo a nuova potenza industriale. Un periodo pieno di speranze per il futuro affrontato però da Ottiero Ottieri nei suoi aspetti negativi e disumanizzanti. È il romanzo della catena di montaggio con i tempi produttivi da rispettare, con i cronometristi lì a misurare l’efficienza degli operai.
L’alienazione delle mansioni svolte rimanda a tematiche marxiste (Ottieri fu un intellettuale di cultura socialista), dove i tempi di lavoro sono sfiancanti, dove intensificare il cottimo può permettere di guadagnare di più, dove il rischio di ritrovarsi le dita della mano tranciate dal tornio è assai concreto. E, dulcis in fundo, dove la chiusura dello stabilimento o la sua cessione ad un’altra proprietà - e quindi l’incertezza del tanto agognato posto di lavoro - sono sempre dietro l’angolo.
Ottiero Ottieri racconta l’aspetto meno nobile dell’industrializzazione con i suoi risvolti tutt’altro che edificanti di sfruttamento, alienazione, infortuni, nevrosi: insomma, come si dice, non è poi tutt’oro quel che luccica.
La fabbrica, luogo dove si trascorre quasi tutta la propria quotidianità, pian piano abitua alla ripetitività di lavori spersonalizzanti, al frastuono della catena di montaggio che intorpidisce dentro rendendo l’operaio un automa. Ma la fabbrica può trasformarsi in una seconda casa dove magari mettere su una relazione o persino accoppiarsi clandestinamente in un appartato e squallido angolo del capannone. Il lavoro, pur con tutto il suo progressivo abbrutimento, diviene alla fine un surrogato compensatorio a cui ci si adatta per colmare carenze esistenziali, una sorta di panacea consolatoria. Emma infatti, dopo un primo periodo di disagio, con il tempo riuscirà alla fine ad abituarsi alla monotona vita di fabbrica, mentre Giovanni, partecipando alla commissione interna sindacale ed essendo più a contatto con il vertice, vivrà invece quella dimensione con ben altre aspettative.
Romanzo di forte denuncia sociale, “Tempi stretti” è da annoverare fra le pietre miliari della nostra narrativa.
Tempi stretti
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