Tenera è la notte
- Autore: Francis Scott Fitzgerald
- Genere: Classici
- Casa editrice: Feltrinelli
Francis Scott Fitzgerald, uno dei principali autori dell’età del jazz e già padre del Grande Gatsby, nel 1934 dà alle stampe Tenera è la notte (in originale Tender is the night). In Italia possiamo facilmente trovare il testo nell’edizione del 2015, edita da Feltrinelli (trad. di E.A. Pantaleo).
Il romanzo, il quarto dello scrittore americano, si apre in Costa Azzurra, ad Antibes. Siamo nel 1925 e la giovane attrice Rosemary Hoyt, accompagnata dalla madre, fa qui conoscenza con un gruppo di americani, suoi connazionali, incarnazione perfetta dei ruggenti anni Venti. Tra di loro, ad attirare particolarmente la sua attenzione ci sono lo psichiatra Dick Diver e la moglie Nicole Warren, i proprietari di Villa Diana, dove tutti loro alloggiano. Rosemary resta subito affascinata da quel luogo lussuoso e sofisticato e dalla compagnia di personaggi così interessanti. A sua volta, il dottor Diver non è indifferente alla ventata di novità e gioventù portata da Rosemary. Ben presto, però, la ragazza si renderà conto che dietro le apparenze non è tutto così luccicante come sembra a una prima occhiata e, soprattutto, l’incontro con Dick farà sorgere non poche complicazioni.
Il legame che c’è tra lui e Nicole è infatti assai particolare, in quanto prima di essere marito e moglie essi sono stati medico e paziente. Fitzgerald ci mostra qui un mondo che si sta sviluppando proprio in quegli anni, ovvero quello della psichiatria. Un mondo che l’autore conosce molto bene per esperienza diretta, in quanto sua moglie Zelda viene ricoverata più volte in clinica per schizofrenia, stesso disturbo di cui è affetta Nicole. È così che la coppia Dick-Nicole fa da specchio, almeno per certi tratti, a quella Scott-Zelda. Infatti, tra la clinica psichiatrica e i sofisticati salotti si consuma la storia dolceamara di un matrimonio, quello tra Dick e Nicole, che non può non rievocare quello dei Fitzgerald.
Quest’opera è quella a cui l’autore ha senza dubbio dedicato più tempo, stendendone molteplici versioni, ma che purtroppo, una volta data alle stampe, non ha suscitato l’effetto sperato, facendo aggravare lo stato depressivo dello scrittore, già emerso a causa delle condizioni della moglie e della crisi economica. La scrittura in parte autobiografica è forse per Fitzgerald il tentativo di dar forma a una vita che si sta sfilacciando, il tentativo di lenire alcune ferite, ma, come ci ricorda all’interno del romanzo:
“Si scrive di cicatrici guarite, un parallelo comodo della patologia della pelle, ma non esiste una cosa simile nella vita di un individuo. Vi sono ferite aperte, a volte ridotte alle dimensioni di una punta di spillo, ma sempre ferite”.
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